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Le bastò vedere il suo sorriso per cancellare quell'assurda idea.

<ciao straniera>
<buon pomeriggio signor Murphy>

Tom rimase fermo a contemplare quell'epiteto, suo padre, james, era sempre stato il signor Murphy, ma a quanto pareva ora toccava a lui.
Non gli diede tanto fastidio come pensava.
Sarebbe stato migliore di suo padre, per quanto le premesse non fossero delle migliori.

<allora dimmi, Victoria, sei qua per lavoro o per godere della mia splendida amicizia.>
Disse, con un sorriso sornione.
Indossava un maglioncino blu di cotone , dei pantaloni grigi sportivi che gli calzavano a pennello ed un paio di timberland giallo pallido costellate di macchie di terra e acqua.
Teneva le mani dentro le tasche. Non voleva farle notare i tagli che si era procurato spaccando la legna per la famiglia.

Avrebbe potuto pensare che era uno stupido ragazzino viziato, tutti lo pensavano in quel posto, ci avrebbe messo anni per mutare quell'opinione comune.

Victoria riflettè a lungo prima di rispondere.
La verità era che non lo sapeva, o perlomeno non voleva ammetterlo a se stessa.

Lei era lì per chiarirsi le idee, per sfuggire all''influsso disturbante che Alec O'Moore emanava con la sua stessa presenza.

<sono qui per te>
Si limitò a rispondere.
<voglio solo assicurarmi che proceda tutto nel modo giusto nella tua vita.>

<vieni, voglio farti vedere una cosa>

La serra della famiglia Murphy si trovava all'estremità ad est in un punto in cui convergevano le coltivazioni di cipolle e degli alberi di pino bianco.
Era un luogo quieto e isolato, gli unici a far loro compagnia erano gli uccellini che volavano dentro e fuori attraverso la porta a vetri spalancata e gli insetti che di quelle piante avevano ormai fatto la loro casa.

<sono coccinelle>
Spiegò Tomas, vedendo Victoria chinarsi per osservare due macchioline rosse su una fogliiolina Potentilla fruticosa.
I fiori gialli rilucevano come minuscoli soli.

<le usiamo per tenere lontani i parassiti che potrebbero distruggere tutta questa bellezza.>

Lei si rialzò e volse lo sguardo a destra e sinistra, abbagliata da mille sfumature diverse , un arcobaleno rinchiuso sotto vetro.
Vide un alberello da cui spuntavano diversi limoni verde menta, un cespuglio ricolmo di more , un arbusto di magnolie bianche , fiori di ibisco rosso fuoco.

Era accecata da tutto quel microcosmo.

<quanto specie diverse possedete?>
Gli domandò , la voce attutita dall'emozione.
Sentiva di stare sognando , invece era tutto reale.

<una  sessantina , oh non è niente di raro, ma ci tengo molto a queste piante,sono una delle mie passioni più grandi , voglio costantemente circondarmi di cose belle.
Un modo per evadere dalla realtà suppongo.>
Si fermò per riprendere fiato.
<non...non sono le uniche cose belle qui dentro>
Continuò con la voce gli tremava mentre pronunciava quell'ammissione.

Non la conosceva neppure quella donna eppure sentiva che quello che c'era tra di loro non avrebbe mai potuto riviverlo con nessun altro.

Vic si voltò verso di lui, le iridi di ghiaccio brillavano di luce propria nella penombra della sera.
Era come rivederlo, dopo tanto tempo, quasi loro due non si fossero mai separati.
Un mondo parallelo in cui il destino non si era schierato contro la loro unione, forse era giusto così, che si ritrovassero dopo quindici anni passati lontani.
Aveva pregato a lungo che quel giorno arrivasse, che Christian la stringesse di nuovo a se nei suoi abbracci, così forte da toglierle il respiro, da cancellare i dubbi che infestavano la sua mente.

Si ricordava ancora l'odore della sua pelle, altea e latte fresco, di cui tutti i suoi vestiti erano sempre impregnati dopo aver lavorato con il padre.

Le labbra di Tomas erano socchiuse come i petali di una rosa, tremavano.
La strinse a sè prima che Victoria potesse pensarci meglio e scapare via.

Sentì solo la morbidezza delle labbra di lei contro le sue , le punte dei nasi che si sfioravano in una danza incerta.
Il sapore del suo burro cacao sulla lingua.
Le sfiorò il collo con le dita , avrebbe voluto baciarlo, lasciare che quel momento perfetto durasse per sempre ma la sentì allontanare il volto dal suo.

<non posso Tomas, A...>
Si bloccò, era stata così stupida, ancora intontita dal suo battito accelerato, gli occhi che si riempivano i lacrime piano piano che la consapevolezza di quell'errore cresceva .

L'avrebbe voluto così tanto.
Tomas era diverso da Alec tanto quanto il paradiso è diverso dall'inferno, la luce accecante del sole dal bagliore funereo della luna.
Con lui , così come era stato in passato, i timori svanivano in un affetto caldo e rassicurante.

Tomas sentì come se un proiettile gli avesse trapassato il cuore.
<Alec, era quello che stai dicendo, vero?
È lui che non puoi tradire, la persona da cui tornerai stanotte.>

Avrebbe dovuto capirlo, sin dal primo istante.
L'intesa che legava quei due non era nata dietro una scrivania o di fronte ad una scena del crimine.
Ci era cascato.
Aveva pensato, per un momento solo, che anche per lui sarebbe arrivato il lieto fine ma era solo fumo , ciò che rimaneva della sua vita, era sempre stato così.
Una nebbia profonda e intangibile.

<forse è meglio che ora vada, confido che ritroverai la strada da sola, devi solo seguire il percorso di ciottoli fino al parcheggio.
Ti auguro una buonanotte Victoria>

Le sussurrò , cercando di riprendere fiato, ma qualcosa dentro il suo petto gli impediva di attirare l'ossigeno, la sua nebbia personale.

Sperò di non rivederla mai più, che lei sparisse una volta per tutte dalla sua esistenza, che tornasse nella chiassosa Dublino, se solo avesse avuto più coraggio, se glielo avesse gridato in faccia forse il loro cammino sarebbe stato diverso.

"Mi dispiace Tomas"
Prima di scusarsi lui era già scappato, lasciandola da sola nella serra, circondata da un sogno di tranquillità , infranto per sempre.

——
Scusate per l'assenza ♥️
Oggi doppio capitolo per farmi perdonare .
Siamo su per giù a metà libro :)
I capitoli saranno un'ottantina circa (lo saprò quando avrò finito la prima stesura)

THE REVENGEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora