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Aveva trovato quel piccolo albergo su un vecchio sito in bianco e nero, senza alcuna immagine, ma la signora che quella mattina le aveva risposto al numero indicato era stata ben disposta ad assicurarle una camera anche con un misero preavviso di qualche ora.
In più il prezzo era così basso che riusciva a pagarci l'affitto per una settimana con sole tre ore di lavoro.

Non si poteva certo aspettare un'accoglienza da regina, ma il suo scopo a Darkle era svolgere delle indagini, e non godersi una bella vacanza, per quella avrebbe dovuto aspettare l'estate.

Una volta vista dall'interno Vic capì che Darkle era la classica cittadina di montagna dell'entroterra irlandese.
Una di quelle che fanno dubitare chiunque che esistano persone disposte veramente ad abitarci, perlomeno oltre agli spettri, il controllore aveva ragione.

Le ricordò quasi il paesino circondato da boschi e laghetti in cui lei aveva passato buona parte dell'infanzia, finchè l'assenza delle scuole per adolescenti aveva obbligato sua madre a prendere in considerazione Dublino come casa.

Le mancava la calma che regnava sovrana nei grandi campi di orchidee di suo nonno e in cui Vic passava buna parte dei suoi pomeriggi ma allo stesso tempo c'era qualcosa nei piccoli centri rurali, paesini sperduti, case di poche centinaia o migliaia di anime che le dava il voltastomaco.

Aveva imparato in fretta a diffidare da chi ostentava un'aurea di perfezione, dalla fiducia incondizionata nei propri vicini di casa , familiari e al contempo perfetti sconosciuti.

Comunque Darkle , cittadina dall'aspetto medievale e che si sviluppava seguendo un contorno ovale , a partire da una minuscola piazzetta nella zona centrale, era composta da piccole casette di mattoni rossi di terracotta e tegole scure quasi limac...

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Comunque Darkle , cittadina dall'aspetto medievale e che si sviluppava seguendo un contorno ovale , a partire da una minuscola piazzetta nella zona centrale, era composta da piccole casette di mattoni rossi di terracotta e tegole scure quasi limacciose, coperte da muschio gelato che creavano insieme dei lunghi e strettissimi vialetti non attraversabili in auto (per questo i pochi abitanti all'interno del centro storico usavano solo i propri piedi, o al massimo i più avventurosi una bici).

Probabilmente si contavano sulle dita di una mano le strade percorribili da un'auto.

Pensava che una volta arrivata li ne avrebbe affittata una ma si rese immediatamente conto dell'inutiità.
Il posto era così piccolo che in meno di dieci ore avrebbe potuto perlustrarlo tutto, casa per casa.

La pensione che era riuscita con difficoltà a scovare sembrava nascondersi tra due palazzine , era una villetta con una facciata biancastra , una porticina rossa che recava un cartello di legno dipinto a mano, abbastanza grazioso, "Il ritrovo delle due Vie".

Il nome riprendeva esattamente la posizione di passaggio in cui si trovava quell'edificio,quasi ad angolo tra una piccola strada percorribile a piedi e una più grande, in salita .
Si guardò attorno,mentre il cielo cominciava a scurirsi sempre di più , sarebbe stata una notte molto fredda.

Dopo due scampanellii venne accolta da una signora sulla cinquantina, pelle bianchissima, segnata da rughe profonde , con occhi azzurri che anche nella penombra brillavano di curiosità.
<come la posso aiutare?>

Victoria non si aspettava la sua voce così asciutta e decisa.
"La gente di campagna è indurita dalle intemperie che il buon dio ti manda, quelli di città invece sono tutti degli allocchi"
Le risuonarono in testa le parole di suo nonno.

<ho prenotato una camera alla sua pensione, le avevo promesso delle date più precise ma non so ancora quanto mi fermerò , glielo farò sapere nei prossimi giorni se per lei va bene>

<Ci penseremo domani, ora mi segua, io sono Mildred Hamilton , la proprietaria>

Mildred aveva ciuffi di capelli rossi e bianchi intrecciati in un' acconciatura elaborata , e un'artrite abbastanza visibile alle mani rosse e nodose e decisamente ricurve su se stesse, che portarono Vic a chiedersi se ci fosse anche un signor Hamilton in una di quelle stanze che diligentemente curava ciò che la moglie aveva ormai difficoltà a gestire.

Fu silenziosa come un fantasma durante la procedura di scelta della camera e di pagamento di quella prima nottata,così tanto che il disagio spinse Vic ad iniziare un discorso , frasi di routine che aveva rivolto spesso durante i primi approcci ad un indagine.

<Signora mi dica, com'è la gente del posto?
Sa io non sono mai stata in visita in questa adorabile cittadina>
La parola adorabile non riuscì a scandirla bene, quasi avesse un nodo in gola.

In treno aveva deciso di non dire a nessuno il vero motivo del suo viaggio lì, le piaceva l'effetto sorpresa e poi conosceva bene la reticenza che si prova nel parlare quando ti ritrovi un distintivo puntato in faccia.

La donna scosse la testa, disinteressata , mentre osservava un crocifisso di legno scuro alle spalle di Victoria, l'entrata era ancora più buia dell'esterno.

<gente comune signorina Reed , siamo tutti piuttosto anziani qui , sono rimaste poche famiglie negli anni , mi domando ogni giorno cosa possa spingere qualcuno a scappare da Darkle, io ci passerò il resto dei miei giorni...>
Sospirò mentre rifletteva sulle parole finali.

<Ma in fin dei conti siamo tutti nelle mani del signore, è lui che guida le nostre vite>

Vic aggrottò le sopracciglia, la religione non le era mai piaciuta.

La vecchiaia, si spiegò , ti avvicina al pensiero della morte e chi sente di aver vissuto un esistenza incompleta piomba nello sconforto, di solito quindi si utilizza Dio, per ottenere un pò di pace dell'animo... oppure si cerca aiuto nel fondo di una bottiglia.

La stanzetta si trovava nel punto più interno dello stabile ,l'ultima in fondo ad  uno stretto corridoio illuminato da delicate lampadine da parete ormai troppo usurate per rischiarare altro oltre alla carta da parati di uno spento rosa cipria

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La stanzetta si trovava nel punto più interno dello stabile ,l'ultima in fondo ad uno stretto corridoio illuminato da delicate lampadine da parete ormai troppo usurate per rischiarare altro oltre alla carta da parati di uno spento rosa cipria.

Era piccola ma non troppo , ci si poteva adattare .

Il colore delle pareti riprendeva quello del corridoio, questa volta però la carta riportava un delizioso motivo floreale, delle roselline biancastre.

Proprio di fronte alla porta un piccolo letto , spartano, materasso sottile , trapunta grigia rattoppata in più punti con toppe di diverse sfumature di azzurro .
Dev'essere più vecchio di me , riflettè Vic.

Sulla destra una semplice scrivania di legno ed una sediolina , dalla parte opposta , inchiodato alla parete un armadio dello stesso identico marrone del crocifisso all'entrata.

Chiaramente un crocifisso , anche se molto più modesto non poteva mancare neanche lì, troneggiava immobile sul muro, proprio sopra al cuscino su cui avrebbe dovuto dormire .
Fu la prima cosa che cambiò in quella stanza quella sera , lo sganciò in fretta e loripose nell'armadio , sotto uno dei suoi maglioni di lana verde.

🔹🔹🔹🔹

Come promesso ecco il secondo capitolo, abbiate un po' di pazienza , fra poco Victoria incontrerà i suoi futuri colleghi.

Chissà se saranno sinceri con lei...

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