capitolo 29

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"Io non ho fratelli" dissi quasi in preda al panico.

"Lo pensavo anch'io fino a poco tempo fa. In realtà siamo fratellasti, sono cresciuto con il compagno di mia madre ma il mio vero padre... è il tuo..."

"Com'è possibile?" Urlai interrompendolo.

"L'ho conosciuto un paio di mesi fa quando i tuoi si sono trasferiti a New York e ieri mi hanno detto di te, volevo che lo sapessi perchè te lo avrebbero tenuto nascosto"

In quel momento mi crollò per la seconda volta in un giorno il mondo addosso.

"Perchè mio padre non mi ha detto di avere un'altra famiglia in America?"

"Ha detto che fu solo uno sbaglio fatto in vacanza e il compagno di mia madre accettò di crescermi come suo"

"Quindi non sono venuti in America per me..." dissi incominciando a piangere.

Brody mi abbracciò e dopo un po mi tirai su e gli mostrai dove avrebbe potuto dormire, immaginai che fosse esausto del viaggio.

"Puoi stare qui" dissi mostrandogli una camera enorme inutilizzata, poi scesi e chiamai mia madre confermando la cena di domenica questa volta senza i Mendes, lei accettò anche se un po irritata.

Il giorno dopo di sera i miei entrarono in casa e di colpo sbiancarono quando videro Brody.

"Cosa ci fa lui qui?" Strillò mia madre.

"Siete degli stronzi" dissi rivolgendomi ad entrambi "Credevo fossimo venuti qui per me, voi non avete idea di come mi sono sentita in colpa. Per cosa? Perchè voi poteste farvi la vostra vita a New York abbandonandomi qui?"

"Ciò che hai fatto in Italia è stato il pretesto giusto per trasferirci qui senza che tu ci stessi tra i piedi, ringrazia che ti stiamo mantenendo e ti abbiamo dato una casa. In quanto a te Brody scordati di tornare a New York" disse mio padre senza un minimo di sentimento.

Detto ciò uscirono e io corsi in camera da letto a piangere rimanendo sveglia tutta la notte.

Il lunedì non andai a scuola, non riuscì neppure ad alzarmi dal letto, verso l'una Brody mi portò il pranzo e mi raccontò che i suoi erano morti in un incidente e mio padre aveva il diritto di prendere tutta l'eredità in quanto ufficiale marito di sua madre e che quindi si sarebbe trasferito a New York per gestire l'azienda appena ereditata.

Non riuscì a credere che con i soldi i miei diventarono delle persone così spregevoli e mi abbandonarono per sempre, inoltre aggiunse che non aveva dove andare dato che i miei gli avevano detto di non tornare così gli offrì di vivere insieme.

Il mio telefono continuò a squillare tutto il giorno ma non ebbi nessuna voglia di rispondere.

Mercoledì tornai a scuola, indossai una felpa lunga verde militare sistemando i capelli in un cignon arruffato.

"Scusi per il ritardo" dissi entrando in classe.

Tutti mi guardarono come se fossi uno zombie anche se effettivamente poteva sembrare dalle borse giganti sotto gli occhi così, appena venne la ricreazione, misi gli occhiali da sole.

Taylor mi prese e mi portò lontano da tutti quasi strattonandomi.

"Tu non hai idea di quanto sono stato in pensiero" urlò quando fummo fuori "Dammi una buona ragione per cui non hai risposto alle mie telefonate" aggiunse tirando un pugno sugli armadietti esterni.

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