Capitolo uno

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Ormai era da mesi che non riuscivo più a riposare la notte e non sapevo bene nemmeno io il perché. Spesso mi ritrovavo a dare la colpa al troppo stress o alla continua pressione dovuta agli imminenti esami di maturità, che di giorno in giorno si faceva sempre più persistente. Anche se, in realtà, il vero motivo lo conoscevo bene. Le mie notti in bianco erano dovute a quelle domande esistenziali che tutti noi adolescenti conosciamo bene e che ovviamente vengono alla mente durante la notte, con l'unico scopo di tenerci svegli per poi farci essere ancora più stanchi e sfiniti il giorno dopo. Più o meno, nonostante le poche ore di sonno, questa è la mia routine quotidiana da quando ho cominciato il liceo: la mattina mi sveglio, faccio colazione, arrivo a scuola sempre con minimo venti minuti di anticipo, vado in classe e aspetto l'inizio delle lezioni. Non sono una che ama studiare, ma al momento è l'unica cosa che mi riesce bene e questo mi preoccupa seriamente. Come ogni mattina la sveglia suona alle 06:50, la spengo pronunciando alcuni insulti incomprensibili e dopo circa dieci minuti decido che è arrivato il momento di aprire gli occhi. Così scendo dal letto, mi vesto come mio solito, con un pantalone stretto, una maglietta abbinata e le scarpe da ginnastica e vado in cucina. Dopo aver fatto colazione lavo i denti, prendo le chiavi della macchina, lo zaino ed esco di casa. Durante il tragitto ascolto la radio, mi rilassa tantissimo mentre guido e inoltre mi permette di non pensare alle cinque ore di spiegazioni e interrogazioni che sarò costretta a sopportare anche oggi. Dopo circa quindici minuti arrivo sotto scuola ma come sempre non c'è nemmeno un parcheggio libero...
"Ma questi si alzano alle cinque del mattino per venire ad occupare il parcheggio?" penso tra me e me. Deciso allora di fare un giro per vedere se trovo un posto libero e così dopo vari tentativi riesco finalmente a parcheggiare la macchina. Scendo, prendo lo zaino e mi dirigo a scuola. Ovviamente nella scuola ci siamo solo io e qualche professore che comincia ad arrivare, visto che mancano più di quindici minuti al suono della campanella. Come mio solito, mi siedo su dei gradini ad aspettare e metto le cuffie. La musica è l'unica cosa che riesce a trasportarmi in un altro mondo, mi permette di estraniarmi totalmente da quello che mi circonda e una prova ne è il fatto che non mi sono accorta nemmeno che è arrivata la mia compagna di banco, che sta cercando di attirare la mia attenzione in tutti i modi ma con scarsi risultati. Decidiamo insieme di salire e di incominciare ad andare in classe, dove ci mettiamo a parlare del più e del meno finché non arrivano tutto il resto dei nostri compagni e il professore comincia a spiegare. Non dico che odio la matematica ma solo che trovo inutile studiarla visto che non sarà nemmeno materia d'esame. Alla fine mi rassegno all'idea di doverla studiare anche perché sennò il professore non mi darà pace e mi metto a prendere appunti. Il resto delle ore passano fin troppo lentamente per i miei gusti però, grazie a non so quale divinità olimpica, il professore dell'ultima ora è assente e alle 12:15 sono finalmente libera e così decido che prima di tornare a casa andrò a trovare una mia amica che è in ospedale per una brutta frattura. Uscita da scuola, mi dirigo verso la macchina, poso lo zaino sul sedile posteriore e salgo in macchina. Indosso i miei amati occhiali da sole e imbocco la strada per andare all'ospedale che per fortuna si trova a due minuti da dove mi trovo io e così subito arrivo a destinazione. Lascio la macchina nel parcheggio custodito ed entro nell'ospedale. Subito sono invasa dal tipico odore di disinfettante che si sente negli ospedali e di cui personalmente non sono una fan ma non ci faccio caso più di tanto e mi avvicino all'ascensore. Nonostante io abbia una paura tremenda dell'ascensore, purtroppo sono costretta a prenderlo perché il reparto di ortopedia si trova al quinto piano e non sono nelle condizioni per farmi cinque piani di scale a piedi. L'ascensore arriva quasi subito ma un movimento improvviso attira la mia attenzione. Mi volto e la vedo.

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