Capitolo diciassette

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Ormai è sera ed Eva deve andare via come ogni volta... Quanto vorrei poter dormire accanto a lei ma purtroppo il lavoro chiama e non posso trattenerla anche perché sarebbe totalmente da egoisti. Mi ritrovo perciò da sola a cenare davanti la tv e a scrivere stronzate sui social giusto per passare il tempo. Verso le undici decido di salire in camera e mettermi a dormire anche perché tra una settimana ho la prima prova della maturità e non mi sembra il caso di perdere tempo. Imposto la sveglia per le nove e cado in un sonno profondo. La mattina dopo stranamente non vengo svegliata dalla sveglia ma da un raggio di sole che filtra dalla finestra. Non mi sembra il caso di rimettermi a dormire anche perché mancano solo pochi minuti alle nove, perciò mi alzo e scendo a fare colazione. Intanto chiamo Eva perché mi manca da morire anche se l'ho vista poche ore fa. Lei mi informa sul suo turno, mi dice che non è stato molto pesante e che ha anche avuto il tempo per riposare un po', mentre io le racconto dei miei programmi per oggi anche se non sono un granché. Passerò tutta la giornata a studiare, nel tentativo disperato di imparare quante più cose è possibile in vista dell'esame. Da un lato ho seriamente paura, ma dall'altro non vedo l'ora che finisca perché tutto questo sta diventando una tortura, soprattutto quando vedo le foto degli altri ragazzi che vanno al mare a divertirsi mentre io sono bloccata qui con tutta questa merda da studiare. Alla fine, dopo aver lavato la tazza del latte, mi convinco ad aprire i libri. Oggi non mi va nemmeno di cambiarmi, studierò in pigiama e con i capelli arruffati, giusto per dare ancora meglio l'idea di essere una persona pazza e disperata. Le ore passano e io non mi accorgo nemmeno che si sono fatte le due! Con tutto questo studio mi è passata anche la fame ma poi ricordo le parole di Eva riguardo al cibo e decido comunque di prendere qualcosa dal frigo e riscaldarlo. Mangio velocemente, mi riposo un po' e mi rimetto a studiare fin quando non sento il campanello suonare. Mi meraviglio di ciò perché non aspettavo nessuno ed Eva doveva essere ancora in ospedale. Titubante vado ad aprire la porta e trovo un'Eva raggiante che mi fissa. Mi sento leggermente in imbarazzo considerato lo stato in cui sono in questo momento ma lei non sembra farci tanto caso. "Buon pomeriggio amore!" Esclama. "Ehi come mai non sei in ospedale?" Le chiedo. "Ho chiesto di uscire un'ora prima perché dovevo fare una cosa importante ed eccomi qui" mi risponde lei. "Quindi sarei io la cosa importante?" Le chiedo in modo malizioso. Ride e poi mi risponde:"certo che sei importante, non puoi immaginare quanto". A quelle parole arrossisco un po' anche perché non sono abituata a tanta dolcezza. Nel frattempo la faccio entrare e mi scuso per il casino che c'è in casa e per lo stato pietoso in cui sono io ma le spiego che ho passato tutta la giornata sui libri. Eva mi risponde che lei ha fatto di peggio quando ha affrontato la maturità e questo mi rincuora. "Tesoro ti va di andare a cena fuori o sei troppo stanca?" Mi chiede Eva un po' titubante. "No no, mi va!" esclamo io, "ho proprio bisogno di uscire e svagarmi". "Allora vai a prepararti, ti aspetto qui" mi dice e mi lascia un bacio sulle labbra. Salgo su e mi preparo in men che non si dica. Per le sette siamo pronte ad uscire. Non so cosa abbia in mente Eva ma mi fido totalmente di lei, quindi non mi preoccupo più di tanto. Dopo un'ora e mezza circa arriviamo a destinazione. Dalla leggera brezza mi sembra di capire che siamo vicino al mare e infatti dopo poco ne ho la certezza; Eva ha prenotato un tavolo su una terrazza con vista mare, luci soffuse e petali di rosa sparsi ovunque. Non riesco a trattenere lo stupore infatti mi volto verso di lei e le sussurro:"amore è tutto così bello. Sei fantastica!" Eva non dice niente, si limita a sorridermi. Un cameriere ci fa accomodare al tavolo, prende le nostre ordinazioni e intanto ci porta dell'ottimo vino da gustare nell'attesa. Mi perdo più volte ad ammirare il panorama anche se colei che ho di fronte è altrettanto bella ed affascinante. Mentre chiacchieriamo del più e del meno, Eva mi prende la mano sul tavolo e incrocia le nostre dita. Ogni volta che mi sfiora è come la prima volta, sento sempre quella scarica elettrica che ho provato quella volta in ospedale nel suo studio. Eva deve aver notato la mia espressione pensierosa perché mi chiede:"tesoro a cosa stai pensando?"
"Stavo pensando a quanto ti amo" le rispondo semplicemente. Lei mi sorride e stringe ancora di più la mia mano nella sua accarezzandone il dorso. "Anche io ti amo talmente tanto da non saperlo esprimere a parole" mi dice guardandomi negli occhi. Le sorrido, un sorriso carico di intesa. All'improvviso sento una mano poggiarsi sulla mia spalla e vado nel panico! Mi giro e vedo la mia professoressa d'inglese. Oh porca puttana! Penso tra me e me cercando di trattenere lo stupore. Ora come cazzo glielo spiego di me ed Eva!? Sono leggermente spiazzata, non mi sarei mai aspettata di incontrare qualche mia professoressa in una situazione del genere, ma il problema più grande è che a scuola i professori non sanno nulla di me e della mia relazione con Eva, il che mi mette un po' in difficoltà in questo momento. "Buonasera" dico balbettando. "Ciao Marina" mi risponde la prof. Passano alcuni secondi in cui nessuno dice niente ed Eva, cogliendo la difficoltà del momento, prende l'iniziativa e si presenta da sola. "Piacere, io sono Eva, un'amica di Marina" dice con tranquillità. "Piacere mio, ma mi sembra di averla già vista da qualche parte..." le risponde pensierosa la prof. "Probabilmente ci saremmo incrociate qualche volta in ospedale, sono il primario del reparto di ortopedia" le spiega Eva sorridendo gentilmente. "Oh sì, è possibile" dice la prof per poi tornare a fissare me. "Ora vado a sedermi, è stato un piacere " mi dice per poi darci le spalle e dirigersi al suo tavolo. Sarà una lunga serata.

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