Capitolo otto

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La sua macchina è parcheggiata nel viottolo di casa mia ed è più lucida che mai. Sempre tenendomi la mano, mi conduce dal lato passeggeri e dopo aver aperto la portiera, mi fa accomodare; lei fa il giro della macchina e si sistema sul sedile del conducente. Prima di mettere in moto, mi fissa e poi mi dice:"Metti la cintura". Faccio come dice e dopo aver messo in moto ed aver fatto una manovra perfetta, ci incamminiamo per andare chissà dove. Sto iniziando ad avere anche un po' fame ma non ci faccio caso più di tanto. Durante il tragitto mi limito a guardare fuori dal finestrino le luci che scorrono veloci al nostro passaggio e di tanto in tanto mi volto nella sua direzione per osservare i suoi lineamenti illuminati dalla fioca luce dell'auto. È concentrata sulla guida perciò decido di non disturbarla e continuo a guardare fuori. Ad un tratto sento la sua mano poggiarsi sulla mia coscia e accarezzarla piano. Involontariamente mi lascio sfuggire un lieve gemito di piacere e udendolo lei sorride divertita dall'effetto che un suo semplice tocco ha su di me. La mia mano si sposta dalla coscia verso la mia mano, in modo tale da poter intrecciare le nostre dita. Non posso fare a meno di notare che le sue mani sono morbidissime e soprattutto molto curate; poi mi ricordo che è una dottoressa e che deve avere per forza le mani curate. Questo piccolo gesto è bastato per farmi tranquillizzare, con lei che mi tiene la mano mi sento finalmente al sicuro. Non mi era mai capitato di sentirmi così prima d'ora, poi è arrivata lei e all'improvviso tutto è cambiato. È la prima persona per cui posso affermare di aver perso completamente la testa, è l'unica persona per cui farei follie. Quando sto con lei, tutto il resto non ha più senso. Non importa che tra pochi giorni ho la maturità e che dovrei studiare o che devo andare a scuola perché sennò rischio di rimanere ancora più indietro di quanto non sia già, l'unica cosa che mi interessa è che voglio stare con lei sempre, non ho bisogno d'altro. Ormai siamo in viaggio da più di mezz'ora perciò le chiedo:"Manca ancora molto?" "Siamo quasi arrivate" mi risponde con un sorriso appena accennato sulle labbra. Finalmente circa dieci minuti, la vedo parcheggiare davanti l'entrata di quella che sembra una villa di lusso. Mi sto iniziando a preoccupare, di certo avevo provato ad immaginarmi dove saremmo potute andare ma mai avrei pensato ad un posto del genere. Eva spegne la macchina e scende con la solita grazia che la contraddistingue. Fa il giro dell'auto e viene ad aprirmi la portiera; mi tende la mano per aiutarmi a scendere e dopo aver chiuso la macchina, si gira a guardarmi. Penso abbia notato lo stupore sul mio volto perché la sento dire:"Dalla tua faccia mi sembra di capire che non te lo aspettavi". È vero, non me lo aspettavo per niente. "Devo ammettere che non me lo aspettavo, ma sono piacevolmente sorpresa" le rispondo. Lei fa una lieve risata e mi prende per mano. "Entriamo o vogliamo restare qui tutta la notte a fissare questa fantastica porta?" Mi chiede. Io ridendo le rispondo che possiamo andare e così ci dirigiamo verso l'entrata. Questo posto è da far girare la testa, ci sono lampadari di cristallo ovunque, vasi con fiori profumati, tappeti pregiati, alle pareti sono appesi quadri che hanno l'aspetto di essere molto costosi e il tutto è accompagnato da una piacevole musica di sottofondo. Mentre mi guardo intorno, vedo un cameriere venire nella nostra direzione. Dopo aver fatto un inchino ci chiede se può prendere le nostre giacche, dopodiché ci chiede di seguirlo su per la gigantesca scalinata di marmo. La mia mano è sempre intrecciata in quella di Eva e nessuna delle due sembra avere intenzione di mollare la presa. Arrivati in cima alle scale, non riesco a credere ai miei occhi: un'enorme vetrata oltre la quale si vede tutta la città illuminata che si staglia ai nostri piedi. La vista è mozzafiato e istintivamente mi giro verso Eva per vedere la sua reazione. Anche lei sembra sorpresa ma, essendo molto brava a maschere le sue emozioni, non possono esserne sicura. Il cameriere attira la nostra attenzione dicendoci di accomodarci all'unico tavolo che c'è in tutta la sala. È stato posizionato vicino la vetrata, in modo tale da dare la possibilità di poter osservare il panorama durante la cena. Eva mi sposta la sedia per farmi accomodare e poi a sua volta va a sedere. Mi viene quasi istintivo intrecciare di nuovo le nostre mani e al mio gesto, la vedo sorridere compiaciuta. "Questo posto è spettacolare" le dico cercando di iniziare una conversazione. "Mi fa piacere che ti piaccia" mi risponde semplicemente lei e poi mi dice:"Ti posso chiedere una cosa?" Non so se devo iniziare a preoccuparmi oppure no. "Certo" le rispondo. "Perché hai accettato di uscire con me?"

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