Capitolo ventiquattro

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Non sto più nella pelle! Sta per arrivare Eva e finalmente potrò sentire di nuovo il suo profumo. Mi è mancata così tanto che non riesco ad esprimerlo a parole. Mentre aspettavo mi sono data da fare, infatti ho preparato una cenetta a lume di candela giusto per rendere questa serata ancora più speciale. Sto ancora finendo di preparare il dolce quando bussano alla porta; mi sciacquo le mani e vado ad aprire. Ciò che mi si prospetta davanti è indescrivibile! Eva indossa un vestito rosso corto fino alla coscia che mette in ogni sua meravigliosa curva. Giuro che potrei venire solo guardandola. È così bella da togliermi il fiato, non so più nemmeno come mi chiamo. "Eva" è l'unica cosa che riesco a dire ma lei non mi risponde, si avventa direttamente sulle mie labbra. Con questo gesto mi ha detto più di mille parole, mi ha fatto capire quanto le sono mancata e quanto io sia importante per lei. Ricambio il bacio, anche io non aspettavo altro. "Marina mi sei mancata tantissimo" afferma Eva guardandomi negli occhi e prendendomi il viso fra le mani. Io appoggio la mia fronte contro la sua e le dico:"amore mi sei mancata tantissimo anche tu, non posso vivere senza di te e ho capito di aver fatto il più grande errore della mia vita a lasciarti". A quelle parole Eva mi bacia di nuovo, ma stavolta non è un bacio normale, bensì è carico di passione e desiderio. Eva mi vuole tanto quanto io voglio lei. Mentre ci baciamo, le tiro giù la zip del vestito, liberando il suo corpo fantastico alla mia vista. Mi prendo un attimo per ammirarla e nel frattempo ne approfitto per riprendere fiato. Indossa un reggiseno di pizzo grigio scuro e degli slip abbinati. Pensare che una donna così bella desidera solo me, mi fa impazzire di gioia. Ancora stento a crederci, ma so che le intenzioni di Eva sono serie e per questo ho deciso di abbandonarmi completamente a lei senza avere più nessun dubbio. Mentre la sto fissando, Eva ritorna all'attacco e inizia a spogliarmi lanciando i miei vestiti da qualche parte nella stanza. Adesso siamo entrambe in intimo e le nostre mani non riescono a smettere di accarezzare l'una il corpo dell'altra. Questo periodo di separazione ha reso ogni cosa ancora più bella di quanto già non fosse. Se prima nessuna delle due faceva caso più di tanto ai piccoli gesti, adesso invece riusciamo ad apprezzarne il valore. Non è più solo sesso, è amore, è fusione di corpi e di anime, è una dolce danza. Mentre ci stiamo accarezzando, prendo la mano di Eva e la conduco con me al piano di sopra. La mia stanza è illuminata solo dalla luce dei lampioni che ci sono in strada, ma questo basta per permettermi di ammirare ogni lineamento del suo viso. Lei mi prende per i fianchi e mi spinge dolcemente sul letto adagiandosi sopra di me. Passiamo non so quanto tempo solo a baciarci e ad assaporarci. Dopo un po' però il desiderio di appartenerci cresce in entrambe, infatti Eva mi slaccia il reggiseno e inizia a lasciare una scia di baci dal collo fino alla pancia, passando per l'incavo tra i due seni per poi risalire. Continua questa lenta tortura per tre o quattro volte, poi si sposta sul mio seno e inizia a leccare un capezzolo mentre con una mano tortura l'altro. Io inizio a gemere e a divincolarmi sotto di lei e per tenermi ferma, Eva spinge un suo ginocchio contro la mia intimità. A quel contatto urlo di piacere e lei, abbandonando il mio seno, scende sul mio ventre e mi sfila gli slip. Si prende un minuto per ammirare la mia nudità e poi con un sorriso beffardo mi dice:"adesso ti mostrerò quanto mi sei mancata" e detto ciò avvicina il suo viso al mio sesso e inizia a baciarne il contorno. È una tortura insopportabile, potrei scoppiare da un momento all'altro. "Eva ti prego" riesco a sussurrarle. "Dimmi cosa vuoi che faccia" mi risponde lei guardandomi negli occhi. "Scopami" è l'unica cosa che esce dalle mie labbra. All'udire di quella parole, Eva inizia a leccare il centro del mio piacere, prima lentamente, poi sempre più veloce. Quando sente che sto per venire, diminuisce di nuovo il ritmo, non concedendomi mai di raggiungere il piacere. Continua così per un po' finché non mi penetra inaspettatamente con due dita e inizia a praticare dei cerchi con la lingua sul mio centro e io vengo nella sua bocca qualche secondo dopo. Sono stremata, non ho più la forza nemmeno di respirare. Eva si stende accanto a me e mi bacia. Restiamo così finché non mi calmo e il mio respiro torna ad essere regolare. All'improvviso però mi metto a cavalcioni su di lei e le dico:"tu mi hai mostrato quanto ti sono mancata, adesso tocca a me" e così le sfilo l'intimo e inizio a torturarla come lei ha torturato me. Sentire Eva gemere ad ogni mio tocco, mi riempie il cuore di gioia. Le ho fatto raggiungere l'orgasmo tre volte senza darle tregua e l'ho costretta a chiedermi pietà. Fosse stato per me non mi sarei più fermata, il suo corpo è come una droga per me e i suoi gemiti sono come ossigeno puro per il mio povero cuore. Dopo circa due ore di sesso sfrenato, ci rivestiamo e scendiamo giù dove la cena che avevo preparato ci sta aspettando. Il resto della serata trascorre tranquillo e ne approfittiamo per recuperare il tempo perso e aggiornarci sulle ultime cose. Le comunico che domani usciranno i voti degli scritti e Eva si offre di accompagnarmi a scuola per andarli a vedere. Sono felice di riaverla nella mia quotidianità. Vivere da sola mi ha reso forte e indipendente, non posso negarlo, però è sempre bello avere qualcuno che si preoccupa per te. Dopo aver finito di mangiare, Eva si stende sul divano e mi fa accoccolare sopra di lei. Decidiamo di guardare un film romantico giusto per concludere al meglio la serata e alla fine finiamo di nuovo a letto a divorarci. La lontananza ci ha fatto bene anche dal punto di vista sessuale, non che prima non fosse spettacolare fare sesso con lei, ma adesso non è più semplice sesso. I nostri corpi si appartengono, ormai sono diventati uno solo e questa cosa non cambierà mai, anche se un giorno dovessimo prendere strade diverse. Alla fine ci addormentiamo stremate l'una tra le braccia dell'altra e finalmente sento di essere nell'unico posto e con l'unica persona con cui vorrei essere in questo momento.

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