Capitolove ventuno

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Apro gli occhi ma li richiudo subito perché ho un fortissimo mal di testa. Fantastico penso, non riesco nemmeno a stare in piedi, figuriamoci fare un tema di maturità. Questa giornata non poteva iniziare peggio. Tutto ciò che è accaduto la notte scorsa, riaffiora nella mia mente come un uragano. Non riesco a smettere di stare male se penso a lei ma devo comunque andare avanti. Salgo su per darmi una sciacquata e rendermi quantomeno presentabile. Mi cambio, prendo lo zaino, le chiavi della macchina e sono fuori. È strano non dover aspettare Eva che mi accompagna a scuola, ormai questa era diventata una routine a cui mi ero abituata facilmente. Tra i vari pensieri, salgo in macchina, metto in moto e mi dirigo a scuola. Arrivo con venti minuti di anticipo, perciò mi intrattengo in auto ad ascoltare la radio. Mi addormento senza nemmeno accorgermene e mi sveglio di soprassalto quando sento qualcuno bussare vicino al finestrino. È Silvia. Spengo la radio e scendo dall'auto. Lei mi saluta sorridente ma subito si accorge che in me c'è qualcosa che non va. "Mary che succede?" Mi chiede guardandomi negli occhi. "Niente Silvia, non è niente" le rispondo cercando di evitare l'argomento. "Tesoro ti conosco da troppo tempo, so quando menti" afferma lei. Sconfortata decido di raccontarle cosa è successo la sera prima. "Ti giuro che ora vado lì e li prendo a schiaffi a quei quattro cretini!" Inizia ad urlare Silvia. "Silvia ti prego, lascia perdere, non è il caso di iniziare una discussione proprio ora" cerco di convincerla a desistere dall'idea. "Marina non permetterò che tu ed Eva vi lasciate per colpa di alcune persone senza cervello. Voi due siete la coppia più bella che abbia mai visto, siete semplicemente fantastiche insieme. Meritate di avere una vita felice e per la cronaca: hai fatto una cazzata" mi dice Silvia abbracciandomi. Solo lei riesce a farmi ridere in un momento di merda come questo. "Senti ne riparliamo dopo, adesso abbiamo un tema da fare" le dico io cercando di sorridere. Durante le sei ore della prova non riuscivo a smettere di pensare ad Eva e a tutto quello che ha fatto per aiutarmi a preparare al meglio questo esame. È stata l'unica persona che in diciannove anni si è interessata veramente a me e io, come una cogliona, l'ho respinta. Appena finisco di ricopiare in bella, firmo i fogli e consegno. Il mio professore di fisica però sembra notare che in me c'è qualcosa che non va. Quel professore è stato uno dei pochi se non l'unico che in cinque anni è sempre stato pronto ad ascoltarci, darci consigli e sostenerci nelle nostre scelte. Ormai lui ci conosce meglio di chiunque altro ed infatti mentre mi sto dirigendo verso l'uscita mi chiama chiedendomi di fermarmi. Appena arriva da me, mi chiede:"Marina va tutto bene?" Io lo guardo e sono indecisa se dirgli la verità o scegliere la strada più semplice e continuare a mentire. Alla fine opto per l'indifferenza. "Si prof, va tutto bene" dico sforzandomi di sorridere. "Lo sai che non ci crederò mai, vero? Ti conosco troppo bene per bermi una stupidaggine del genere. Tu dici una cosa mentre i tuoi occhi ne dicono altre cento" afferma guardandomi negli occhi. Sconfitta dalle sue parole decido di raccontargli quello che mi è successo ma tralasciando alcuni "particolari", per esempio che Eva ha 35 anni. "Marina, se posso permettermi, hai fatto un grande errore a lasciarla andare. Da quello che mi hai raccontato posso dedurre che eravate veramente felice insieme e poi lei sembra una ragazza fantastica. Ti prego, lotta per riprendertela. Non puoi continuare a guardare la vita scorrerti davanti agli occhi solo perché hai paura che forse un giorno soffrirai. Nella vita si soffre, ma è proprio grazie all'amore delle persone a noi care che si riesce sempre ad andare avanti. Per favore, promettimi che ci penserai" mi dice il professore aspettando un mio cenno di assenso. "Va bene prof, ci penserò, promesso" gli rispondo per poi sorridergli, stavolta sul serio. Adesso vai, ci vediamo domani per la seconda prova. Detto ciò mi dirigo verso la mia auto, salgo, chiudo gli occhi e appoggio la testa al sedile. Ripenso alle parole del mio professore e ogni minuto che passa mi rendo sempre più conto della gran cazzata che ho fatto. Metto in moto e vado a casa. Ho bisogno di riposare sia perché ho passato sei ore a scrivere un tema, sia perché non riesco a smettere di pensare ad Eva. Mi faccio una doccia veloce e quando finisco trovo un messaggio di Silvia:"che fine hai fatto? Avevi detto che ne avremmo riparlato dopo ma poi sei scomparsa." Ha ragione, me ne ero proprio dimenticata. Le rispondo:"oddio Silvia, scusami! Mi sono fermata a parlare un po' con il prof di fisica e me ne sono completamente dimenticata. Perché più tardi non passi da me così parliamo con calma?" La sua risposta non tarda:"va bene tesoro". Mentre aspetto Silvia, mangio qualcosa anche se ormai si sono fatte le tre e mezza. Verso le quattro sento bussare alla porta, vado ad aprire e trovo una Silvia sorridente con un'enorme vaschetta di gelato in mano. "Ho preso il tuo preferito, panna cotta e stracciatella" afferma. "Dai entra" le dico sorridendo. Questa ragazza sa sempre come tirarmi su di morale. Ci sediamo sul divano e iniziamo a divorare il gelato mentre parliamo di quello che è successo tra me ed Eva. Le racconto di quello che mi ha detto il professore e che mi sono pentita di quello che ho fatto. Lasciare Eva è stato l'errore più grande di tutta la mia vita e sono pronta a non ripeterlo mai più. Ora però tocca a me riconquistarla. Verso le sette Silvia va via e mi lascia sola con i miei pensieri. Decido di cenare e guardare la tv giusto per cercare di distrarmi un po'. Mi addormento sul divano senza nemmeno accorgermene.

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