Capitolo quindici

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Suona la sveglia. Come ogni mattina, mi alzo alle sette e mi preparo la colazione. Mangio guardando le ultime notizie al telegiornale finché non sento il telefono squillare: è lei.
"Pronto" dico, rispondendo alla chiamata. "Buongiorno amore, dormito bene?" Ho sentito male io o mi ha chiamata "amore"? "Abbastanza, ma con te al mio fianco è decisamente meglio" le rispondo sorridendo anche se lei non può vedermi. "Senti, tra mezz'ora ti passo a prendere per portarti a scuola e poi vado a casa a dormire un po'" mi dice lei, dall'altro lato del telefono. "Tesoro non devi venirmi a prendere, hai lavorato tutta la notte e poi ti ricordo che ho una macchina che sente la mia mancanza... Ormai non fai altro che portarmi ovunque" le rispondo io cercando di convincerla. "Ma lo sai che mi fa piacere e poi è una scusa per vederti".
Come potrei dirle di no? Alla fine cedo, accettando la sua proposta, come sempre d'altronde. Salgo su, mi dò una sciacquata, prendo alcuni vestiti a caso dall'armadio e scendo di nuovo giù. Cinque minuti dopo sento il clacson della macchina di Eva, la quale mi sta avvisando che è arrivata. Prendo lo zaino, esco di casa e chiudo la porta a chiave. Non appena mi vede, Eva è raggiante, anche dopo un estenuante turno di otto ore. Non so seriamente come faccia questa donna. Salgo in macchina e la prima cosa che faccio è avventarmi sulle sue labbra. Dio quanto mi è mancata! "Buongiorno amore, non ce lo eravamo ancora dette" le faccio notare io con un sorriso stampato sulle labbra. "Buongiorno anche a te" mi risponde lei ancora frastornata. Durante il tragitto ascoltiamo un po' di musica e parliamo del più e del meno, io le racconto della mia serata con Silvia e lei invece di quello che le è successo durante il turno in ospedale. Dopo poco arriviamo sotto scuola e come al solito ci sono i miei "amici" davanti al portone d'ingresso. Non so se per gelosia o per voglia di vendetta ma decido di dare spettacolo, così dopo che Eva ha spento la macchina, le salgo addosso, sedendomi sul suo bacino. "Ehi che ti prende?" Mi chiede Eva sorpresa dalla mia mossa. "Zitta e baciami" le sussurrò a qualche centimetro dalle sue labbra. Non se lo fa ripetere due volte e subito si avventa sulle mie labbra. Le sue mani mi accarezzano la schiena, fino ad arrivare ai miei glutei che stringe tra le sue mani, incentivando ancora di più la voglia che ho di lei. Purtroppo nello spazio ristretto dell'auto non ho molta possibilità di movimento ma il tutto è comunque molto eccitante. Continuiamo a baciarci per un po', finché non sento la campanella suonare. Questo è l'ultimo giorno di scuola della mia vita; da un lato sono felicissima perché questa tortura sta per terminare per sempre, dall'altro so che pur non volendo mi mancherà perché ormai tutto questo faceva parte della mia routine quotidiana. Saluto Eva e scendo dall'auto per dirigermi verso l'entrata. Passo davanti ai miei amici rivolgendogli un sorrisino soddisfatto e augurandogli una buona giornata. Per l'ultimo giorno di scuola è stata organizzata una festa sia per gli alunni delle quinte che per i professori che andranno in pensione. La mattinata passa così, tra balli, festeggiamenti, saliti, lacrime e soprattutto cibo, tanto cibo. Anche questa fase della mia vita è giunta al termine. Adesso manca solo l'ultimo passo verso quella libertà tanto agognata e desiderata. So che molto probabilmente Eva mi costringerà ad iscrivermi all'università, ma per il momento non ci voglio pensare, mi basta sapere che tra poco sarà tutto finito. Ovviamente la maturità mi fa paura, se potessi scapperei, ma so anche che dopo avrò molto più tempo per stare con l'unica persona che ha saputo rubarmi il cuore. Appena esco fuori da quelle mura che ormai sono state la mia seconda casa per cinque anni, vedo Eva ad aspettarmi appoggiata alla sua macchina. Le corro in contro e le salto letteralmente addosso. "Vedo che sei molto felice, hai passato una bella giornata?" Mi chiede sorridendomi. "Si, ma soprattutto sono felice perché tutto questo sta per finire per sempre". Le rispondo io sorridendo a mia volta. "Sai che tutto questo ti mancherà, vero?" Mi fa notare lei. "Si, lo so ma la gioia di essere quasi diplomata è più forte di qualsiasi altra cosa" le dico più per convincere me che lei. "Dai sali in macchina che ti porto a casa". Faccio come mi dice e salgo in macchina. Durante il tragitto però non riesco a pensare ad altro che non sia la maturità; adesso arriva la parte più difficile, quella in cui dovrò passare le mie giornate sui libri a cercare di memorizzare i programmi di tutte le materie. So che posso farcela, però non ne ho la voglia. Eva mi ha detto che prenderà le ferie a partire dal giorno in cui farò l'esame orale, così saremo entrambe libere e potremo goderci l'estate. È sempre così premurosa e gentile con me, non so come farei senza di lei. Appena arriviamo davanti casa mia, Eva scende e viene ad aprirmi la portiera dicendomi:"visto che non hai mai il tempo per cucinare e tantomeno lo avrai ora che devi studiare per la maturità, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere avere qualcosa già pronto da mangiare" detto ciò, prende dal cofano due buste piene di pietanze già pronte e me le porge. La guardo incredula. "Quello che non mangerai oggi, va in congelatore" mi fa notare lei. Sono senza parole, veramente non so cosa dirle. Mi avvicino a lei e le lascio un bacio sulle labbra. Continuiamo però a fissarci negli occhi come incatenate da una forza superiore. Non so nemmeno io perché ma mi viene da dirle solo una cosa: "ti amo", le sussurrò senza interrompere il contatto visivo. Eva aveva ancora le borse in mano, ma al suono delle mie parole, le poggia a terra e si avvicina a me prendendomi il viso tra le sue mani. "Ti amo anche io" mi dice e poi si avventa sulle mie labbra senza darmi nemmeno il tempo di metabolizzare.

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