Capitolo quattoridici

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Mi spinge con forza dentro casa e sbatte la porta alle nostre spalle. Mi tira giù lo zaino e contemporaneamente lascia cadere la sua borsa e mi sfila la maglia. Inizia a lasciarmi una scia infinita di baci che va dal collo fin sopra la spalla per poi scendere sempre di più. Lascia scivolare via anche le bretelle del reggiseno, che mi ricadono sulle braccia mentre lei continua a mordere e baciare ogni centimetro della mia pelle. Decido di prendere il controllo e capovolgo la situazione costringendo Eva ad appoggiarsi al muro. Le sfilo la giacca e con essa la maglia, osservandola in tutta la sua bellezza. Non riesco più a trattenermi e mi avvento sulle sue labbra morbide e carnose. Il nostro è un bacio famelico, entrambe avevamo bisogno di questo contatto, ormai non riusciamo più a stare separate, viviamo in simbiosi. Le nostre lingue continuano a sfiorarsi mentre con le mani ci stingiamo forte l'una all'altra, esplorando i nostri corpi. I nostri seni si scontrano l'uno contro l'altro mentre io premo il mio corpo sempre di più contro il suo. Siamo costrette ad interrompere il bacio perché abbiamo entrambe bisogno d'aria ma intanto non permetto ad Eva di muoversi. Mi limito a fissarla negli occhi, la carica sessuale tra noi è palpabile. Abbiamo entrambe bisogno l'una dell'altra e io non ho intenzione di tirarmi indietro. Con un gesto veloce, le sbottono i pantaloni e infilo la mia mano nei suoi slip; non se lo aspettava, glielo leggo negli occhi, ma subito la sorpresa viene sostituita da gemiti di piacere che le fuoriescono dalle labbra. Aumento sempre di più le spinte, regalandole un intenso piacere. Non appena si è ripresa, Eva spinge me contro il muro riservandomi lo stesso trattamento. Dopo circa mezz'ora, siamo entrambe sfinite distese sul divano l'una nelle braccia dell'altra. Decido di ordinare qualcosa per pranzo anche perché non ho niente nel frigo e dopo esserci sistemate e aver pranzato, purtroppo è arrivato il momento di mettersi a studiare. Eva ha insistito affinché aprissi i libri e non c'è stato verso di farle cambiare idea. Ha ragione, sa essere davvero autoritaria quando vuole. Passiamo il resto del pomeriggio sommerse tra libri e appunti e non riesco a fare a meno di chiedermi come abbia fatto Eva a non impazzire; poi però mi ricordo che lei è laureata in medicina e che ha affrontato cose peggiori di uno stupido esame di maturità. Io però non sono pronta, anche se è uno stupido esame, non sono pronta. Io già sono ansiosa di mio ma quando devo affrontare cose del genere impazzisco. Eva però mi è stata davvero d'aiuto; mi ha aiutata ad impostare la tesina, a fare i vari collegamenti tra le materie ma soprattutto ma ha aiutata a non andare nel panico, cosa che mi capita spesso quando sono sotto pressione. Dopo quattro intense ore di studio, però deve andare via perché ha il turno di notte. Ormai mi sono abituata così tanto alla sua presenza che quando non c'è mi sento vuota, come se mancasse un pezzo di me. Sono le sette di sera, quindi decido di fare una doccia veloce e di chiamare Silvia per chiederle se le va di uscire a fare un giro. Ovviamente la sua risposta è positiva, quella ragazza è una delle mie poche certezze. Ci diamo appuntamento in centro e quando arrivo lei è già lì, seduta su una panchina ad aspettarmi. Appena mi vede, mi salta al collo abbracciandomi. C'è sempre stato un legame molto forte tra noi, fin dal primo momento in cui ci siamo conosciute. Silvia è una di quelle persone che entrano nella tua vita con l'intenzione di rimanerci per sempre, qualsiasi cosa accada, so che lei ci sarà sempre per me. È davvero una persona speciale. Dopo esserci salutate, lei non perde tempo e va subito dritta al punto, come se sapesse già il motivo del nostro incontro. "Allora... Come va con Eva?" Mi chiede con il sorrisino di una che la sa lunga. "Va tutto bene" le risposto "va fin troppo bene" aggiungo quasi tra me e me. "Che significa che va fin troppo bene?" Mi chiude. "Silvia non lo so, cioè lo so ma è complicato" le dico iniziando a realizzare solo ora cosa sta succedendo. Mi sto innamorando di Eva. "Tesoro, niente è complicato, siamo noi che lo rendiamo tale" mi dice lei per rassicurarmi. "Mi sto innamorando di lei" dico tutto d'un fiato ad alta voce per la prima volta e istintivamente mi copro la faccia con le mani, perché mi vergogno ad esprimere i miei sentimenti in modo così aperto. Posso anche sembrare una ragazza molto aperta e loquace ma in realtà chi mi conosce bene sa che non è così. "Ehi non vergognarti, è una cosa bellissima. Significa che anche tu sei umana" mi dice Silvia prendendomi in giro. Mi metto a ridere e le tiro un leggero schiaffo sul braccio. Lei è l'unica che sa quando e come farmi ridere. Le voglio veramente bene. Continuiamo la serata mangiando una pizza e chiacchierando del più e del meno, assicurandoci di evitare assolutamente il tema "maturità". Ormai sono le undici e mezza e domani abbiamo scuola, perciò decidiamo di salutarci e ritorno a casa. Tutto sommato è stata davvero una piacevole serata, ogni tanto fa bene sfogarsi con un'amica. Appena arrivo a casa, preparo lo zaino per domani, metto il pigiama e mi rifugio nel mio letto. È stano ma mi riesce difficile dormire senza Eva al mio fianco. Prendo il cellulare e le invio un messaggio, giusto per farle capire che non mi sono dimenticata di lei e che mi manca. La sua risposta arriva subito, dicendomi che anche io le manco ma che tra poche ore ci rivedremo. Provo ad addormentarmi con questo pensiero, sperando di prendere sonno subito.

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