Capitolo venticinque

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Apro gli occhi lentamente, i raggi solari provenienti dalla finestra mi accecano e non mi permettono di aprire totalmente gli occhi. L'unica cosa che riesco a percepire con certezza è il corpo di Eva tra le mie braccia e in quel momento tutti i ricordi della sera prima riaffiorano nella mia mente. Ho passato una delle serate più belle della mia vita e tutto questo solo grazie a lei. Appena mi riprendo dai miei pensieri, guardo l'orologio e mi viene un colpo! Sono le undici di mattina e i voti degli scritti sono stati pubblicati più di un'ora fa. Immediatamente sveglio Eva che mi guarda perplessa e corro in bagno a prepararmi. Purtroppo sono una persona molto ansiosa e in situazioni come questa mi faccio facilmente prendere dal panico.
"Amore fai con calma, abbiamo tutto il tempo che vuoi, i voti non scappano mica" mi urla Eva dalla camera da letto.
"Lo so, lo so, ma voglio sapere il mio voto, ho paura di aver combinato un casino" le rispondo io dal bagno.
"Ma non dire stupidaggini! Con un'insegnante fantastica come me non puoi che aver fatto un capolavoro" afferma vantandosi.
Io scoppio a ridere e torno in camera da lei. "Ah si? Quindi sarebbe tutto merito della mia insegnate fantastica eh?" le chiedi ironica saltandole addosso e iniziando a farle il solletico. Lei mi implora di smettere e la accontento solo perché ho troppa voglia di baciarla. Non so perché ma alla fine i nostri baci si trasformano sempre in una lotta e poi finiamo per fare l'amore.
"Eva lo sai quanto vorrei stare a letto con te tutto il giorno, ma dobbiamo andare" affermo seria guardandola negli occhi.
"Va bene tesoro, dammi cinque minuti e andiamo" mi risponde lei sorridendo. Come si può non amare una persona del genere!? Come promesso, dopo cinque minuti Eva è pronta e siamo già in viaggio verso la scuola. Durante il tragitto le nostre mani sono rimaste sempre intrecciate l'una nell'altra. Mi sono accorta che non riesco più a stare lontana da lei, nemmeno per un secondo e lei sembra provare la stessa cosa. Non ho più intenzione di nascondere ciò che provo per lei, né di avere paura di vivere i miei sentimenti, perché la vita è una sola e vale la pena di rischiare sempre per ciò che si vuole fortemente. Ero talmente persa nei miei pensieri che non mi sono nemmeno accorta che eravamo arrivate. Davanti al portone d'ingresso ci sono molti ragazzi che stanno chiacchierando tra loro e tra questi riesco ad intravedere anche Silvia. Appena io ed Eva scendiamo dalla macchina, Silvia ci corre incontro e ci abbraccia entrambe urlando cose del tipo:"lo sapevo che sareste tornate insieme! Siete fatte l'una per l'altra, non poteva finire diversamente! Però un po' il merito è anche mio eh, non per vantarmi ma se fosse stato per voi stareste ancora sui vostri divani a rimpiangere i momenti felici passati insieme invece di darci dentro" e detto questo ci fa l'occhiolino. Sono piacevolmente sconvolta dalle sue parole e non riesco a fare a meno di ridere. Anche Eva sembra essere divertita dalla sua reazione. Intanto insieme andiamo verso la scuola e mi viene istintivo prendere la mano di Eva, è più forte di me, accanto a lei mi sento finalmente a casa. La bacheca con i voti è giusto di fronte a me non ho il coraggio di andarla a leggere. Eva si offre di farlo per me e mentalmente la ringrazio. Quando torna ha un sorriso smagliante e mi dice:"te l'avevo detto che sono un'insegnante fantastica!" Io scoppio a ridere e intanto Eva mi dice che ho avuto 44 su 45. Ancora non riesco a crederci! E io che pensavo di aver combinato un disastro. Per la gioia le salto addosso e la bacio. "Prendetevi una stanza" ci urla Silvia che è poco distante da noi. In quell'istante però il nostro professore di matematica sbuca da una delle classi lamentandosi del troppo chiasso. La scena è a dir poco imbarazzante. Ci sono io in braccio ad Eva con il mio viso ad un soffio dal suo e Silvia che ci sta scattando una foto mentre se la ride. Non mi sono mai vergognata tanto in vita mia. Immediatamente cerco di ricompormi al meglio anche se il rossore sul mio viso tradisce la mia apparente tranquillità. "Ragazze siete voi che stavate facendo tutto quel chiasso?" Ci chiede il professore. "Si prof ci scusi, stavamo solo festeggiando per i voti degli scritti, non volevamo disturbarla" rispondo io cercando di sistemare la situazione. "Si, questo lo avevo capito" mi dice sorridendo. "Professore comunque lei è Eva" gli dico presentandogliela "è la mia fidanzata" aggiungo e Eva incredula si gira a guardarmi, mentre Silvia si copre la bocca con le mai. Non ho più intenzione di preoccuparmi del giudizio della gente e tantomeno di vergognarmi di ciò che provo. Non mi interessa se Eva è molto più grande di me e non deve interessare neanche agli altri. Insieme siamo felici ed è questo quello che conta. Il mio professore le stringe la mano e le sorride, poi aggiunge:"è un piacere conoscerla Eva". Dopo qualche momento di silenzio prendo io la parola:"adesso dobbiamo andare, ci vediamo dopodomani all'orale" e così salutiamo il professore e ci avviamo verso l'uscita. Quando siamo abbastanza lontane da non poterci sentire, Silvia mi urla:"ma sei impazzita!? Come ti è saltato in mente di fare quello che hai fatto?" Il suo tono è più incredulo che altro. "Silvia andava fatto, non mi interessa più di quello che pensano gli altri" le rispondo guardando Eva. Ho bisogno di avere il suo appoggio, non vorrei averla messa in imbarazzo o altro.
"Amore se è questo quello che volevi, allora hai fatto benissimo a fare quello che hai fatto" mi dice sorridendo e lasciandomi un dolce bacio sulle labbra. "Ragazze forse vi sta sfuggendo una cosa... Adesso ne faranno una questione di Stato! Marina lo sai come sono fatti i nostri professori" afferma Silvia. In effetti è vero, i nostri professori sono famosi per non farsi mai gli affari loro. Da una parte è un bene perché sono una specie di seconda famiglia con cui puoi parlare liberamente e confrontati, dall'altra però a volte sono fin troppo invadenti e se per loro stiamo facendo qualcosa di "sbagliato", allora cercheranno in tutti i modi di farci cambiare idea. "Silvia io nella mia vita ho una sola certezza e si chiama Eva. Possono anche parlare con i miei genitori o mettermi tutto il mondo contro, per me ci sarà sempre e solo lei" le dico convinta delle mie parole. Eva sorride e mi prende per mano mentre ci avviamo verso la macchina.

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