Capitolo ventitre

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I tre giorni seguenti la secondo prova li ho passati tra il divano e i libri. Da una parte ho paura delle domande che potrebbero esserci nella terza prova, dall'altra non vedo l'ora di farla e togliermi anche quest'altro peso. Ormai il diploma è ad un passo e così anche la mia meritata estate. Mi alzo come tutte le mattine, mi lavo, faccio colazione e mi dirigo verso l'edificio che ormai non è più la mia scuola. Per fortuna sono nel primo gruppo che farà la prova, in modo tale da togliermi subito il pensiero. Silvia non è ancora arrivata perciò decido di aspettarla giù. Non l'ho ancora perdonata del tutto per quello che ha fatto, però sto iniziando a capire il perché delle sue azioni e da una parte gliene sono grata. Mentre sono immersa nei miei pensieri, vedo Silvia parcheggiare la sua auto e dirigersi verso di me. "Mi posso avvicinare o mi vuoi ancora uccidere?" mi chiede scherzando. Non posso fare a meno di ridere e lei capisce che non sono più così arrabbiata come ieri. "Come va?" mi chiede Silvia. "Molto meglio rispetto a qualche giorno fa. Anche se sono ancora arrabbiata, mi ha fatto piacere sapere che Eva mi vuole ancora con se e che farebbe di tutto per me". Silvia mi sorride, felice di sentirmi pronunciare quelle parole. Nel frattempo iniziamo a salire le scale per raggiungere il corridoio in cui si terrà la terza prova d'esame. Come al solito ci fanno consegnare tutti i cellulare e poi possiamo prendere posto. Sono piacevolmente sorpresa dal fatto che le domande non sono poi così difficili come pensavo, infatti riesco a rispondere a tutte senza alcuna difficoltà. Al termine dei novanta minuti, consegno la prova e aspetto Silvia per poi scendere insieme verso il parcheggio. Ci salutiamo e ci diamo appuntamento al giorno dell'orale; entrambe per fortuna siamo nello stesso gruppo anche se lei è la seconda e io la quinta. Per fortuna questo incubo sta per giungere al termine e io non posso essere più felice. Salgo in macchina e guido fino a casa. Durante il tragitto non posso evitare di pensare ad Eva. Dio quanto mi manca! La amo da morire e vorrei averla qui con me in questo momento. Poi però mi ricordo che tutta la colpa di questa situazione è la mia e mi maledico mentalmente. Arrivata a casa butto tutto sul divano e mi stappo una birra. Bere mi aiuta a pensare di meno, almeno al momento e io in questo momento ho bisogno di non pensare. Intanto mi preparo un piatto di pasta e accendo la tv per aggiornarmi sulle ultime notizie. Finito di pranzare, lavo i piatti e mi stendo sul divano per riposare un po', ma le mie intenzioni vengono smontate dal cellulare che inizia a vibrare. Appena leggo sul display il nome di Eva ho un tuffo al cuore. "Ciao Marina, sono Eva ma penso tu lo sappia già. Mi ero promessa di non cercarti almeno fino alla fine degli esami, ma come vedi non ci sono riuscita. L'amore che provo per te non ha limiti e qualsiasi cosa mi proponga di fare, viene annullata quando si tratta di te. Hai il potere di avere pieno controllo su di me e nella mia vita non avevo mai concesso a nessuno questo privilegio. Si vede che mi ha proprio rubato il cuore... Ti ho scritto tutto questo semplicemente per dirti che mi manchi, mi manchi da morire e anche se la "colpa" di questa situazione non è mia, sono qui, pronta a fare di tutto pur di riaverti con me e non mi importa quando ci vorrà, quello che importa è che io ti amo e che ti riavrò con me, costi quel che costi". Quello non era un semplice messaggio, quella era una bellissima dichiarazione d'amore che solo la mia Eva poteva farmi. Ho dovuto rileggere il messaggio più di cinque volte per riuscire a riprendermi e connettere. Impulsivamente vado sul contatto di Eva e la chiamo. Risponde al terzo squillo. "Pronto" la sua voce è qualcosa di paradisiaco. "Eva sono io" sono le uniche parole che riesco a dirle. "Marina, sono sorpresa di sentirti" mi risponde lei. "Ho ricevuto il tuo messaggio e non potevo non chiamarti dopo tutto quello che mi hai detto" le dico cercando di tranquillizzarmi. Sono troppo agitata. "E sentiamo, cosa volevi dirmi?" Mi chiede Eva con tono indagatore e con un sorriso furbo che riesco già ad immaginare. "Volevo solo dirti che le tue parole mi hanno colpita molto e che hai ragione, la colpa di tutto questo è solo mia e dovrei essere io quella che deve rimediare, non tu" affermo convinta. "Marina ascoltami bene, non mi interessa di chi sia o no la colpa, mi interessa che io e te stiamo insieme perché tu sei mia e non ho intenzione di lasciarti andare per niente al mondo. Ti ho lasciato il tuo spazio perché forse avevi sono bisogno di tempo per capire quello che volevi, l'importante è che l'hai capito." Mi risponde Eva. "Come fai a sapere che ho capito cosa voglio?" Le chiedo io. "Se non l'avessi capito, non mi avresti chiamata" mi risponde lei con un tono ovvio. "Come sei perspicace" le dico io scherzando. "Mi sei mancata" mi risponde Eva. "Anche tu mi sei mancata tanto" le rispondo io di rimando. "Ti amo" mi dice, "ti amo anch'io" le rispondo. Dopo qualche secondo di silenzio sento di nuovo la voce di Eva:"allora, come stanno andando gli esami? L'aiuto della dottoressa Eva è servito a qualcosa?" Mi chiede ridendo. "Gli esami stanno andando molto bene e l'aiuto della bellissima dottoressa Eva è stato fondamentale" le rispondo io. "Bellissima eh...?" Mi chiede le scherzando. "Si, sei la mia bellissima dottoressa" affermo io. "Dio Marina! Ringrazia che non sono lì con te perché sennò non puoi immaginare cosa ti farei!" Esclama Eva facendomi eccitare. "Mmh sentiamo, cosa mi faresti?" Le chiedo facendo un po' la stronza. La risposta di Eva non tarda ad arrivare:"come prima cosa ti sbattere contro il muro, giusto per farti capire chi comanda e poi inizierei a baciarti il collo molto lentamente". "Devo continuare?" Mi chiede lei. "Ho un'idea migliore" le rispondo io. "E sentiamo, quale sarebbe?" Mi chiede Eva curiosa. "Perché dopo il turno non passi da me e mi vieni a fare una visita a domicilio? Sa dottoressa, non mi sento molto bene" le dico io, punzecchiandola. "Oh ma assolutamente, sarò da lei appena possibile" mi risponde Eva. "Allora a dopo dottoressa" le dico. "Certo, a dopo signorina".

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