Capitolo quattro

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Suona la sveglia. Un'altra giornata sta per cominciare e si prospetta disastrosa visto che ieri non ho studiato. Infatti, come previsto, ho preso un bel quattro al compito di inglese e come se non bastasse sono anche stata interrogata in scienze ma lì me la sono cavata con un sei. All'uscita da scuola sono tentata di recarmi in ospedale ma sento di non essere ancora pronta ad incontrarla di nuovo e poi non vorrei sembrale disperata andandola a cercare già dopo un giorno. Così decido che è meglio se torno a casa e mi metto a studiare per la simulazione della terza prova che si terrà la prossima settimana. Sono leggermente indietro con lo studio, considerando anche che ho innumerevoli interrogazioni da fare e una tesina da preparare. Il pomeriggio passa così, tra un panino addentato al volo e fascicoli di fotocopie da studiare. Inevitabilmente, ogni tanto, il mio pensiero va a lei. Non riesco a togliermela dalla testa e non vederla mi fa mancare l'aria. Alle sei di sera però chiudo tutto e mi preparo per uscire. Le mie amiche mi hanno chiesto se mi va di andare con loro a mangiare una pizza e non avendo nulla di meglio da fare, ho accettato. Perciò vado a fare una doccia veloce, asciugo i capelli e ci metto circa mezz'ora per scegliere cosa indossare. Alla fine opto per un pantalone nero, degli stivaletti alti e una camicetta bianca leggermente trasparente. Prendo una giacca nera, la borsa e alle otto esco di casa. Visto che non fa molto freddo, decido di andare a piedi in pizzeria così ne approfitto anche per sgranchirmi un po' le gambe. Quando arrivo in pizzeria noto che non c'è nessuna delle mie amiche che come al solito sono sempre in ritardo. Visto che non mi va di stare seduta al tavolo da sola, decido di aspettarle fuori. Dopo circa 45 minuti arrivano tutte e andiamo a sederci in sala. Un cameriere prende le nostre ordinazioni e intanto ci porta da bere. Mentre parliamo principalmente di cose riguardanti la scuola, arrivano le pizze e così ci mettiamo a mangiare anche se la conversazione continua. Ad un certo punto la mia attenzione è attirata da una figura femminile che entra nel locale. Quando la vedo, per poco non mi affogo con un boccone di pizza. "Oh merda!" penso "e ora che faccio?" Eva entra nella sala, riservandomi uno sguardo sorpreso, ma senza indugiare molto, va a sedersi al tavolo indicatole dal cameriere. Poco dopo arriva un'altra donna, anch'essa davvero molto bella, la quale va a sedersi al tavolo con Eva. Sono subito presa da un moto di gelosia che mi fa passare la fame. Devo stare molto attenta a quello che faccio, non voglio farle capire che sono gelosa, anche perché ci conosciamo appena e poi non posso di certo avere delle pretese su di lei. Ora che ci penso, non so nemmeno se è fidanzata oppure no e questo mi fa saltare i nervi. Adotto la strategia dell'indifferenza, cerco di guardare il meno possibile nella sua direzione e faccio finta di divertirmi. Ad un certo punto, lei si alza e va in bagno; non riesco a trattenermi dal seguirla perciò mi alzo a mia volta e la seguo. Quando entro in bagno la trovo a sistemarsi il rossetto. "Dio, quanto è bella!" Penso. Appena si accorge di me, si gira nella mia direzione e mi sorride. Nessuna delle due dice nulla e alla fine è lei a rompere il ghiaccio:"Guardi un po' le coincidenze della vita signorina Marina; non avrei mai immaginato di poterla incontrare qui stasera." Sono sorpresa dalle sue parole e infatti le dico:"Non ci diamo più del tu?" Il suo viso si piega in un sorriso compiaciuto e mi risponde:"Scusami, passo la mia vita a rivolgermi ai pazienti e di certo non posso dargli del tu. Questa è una situazione nuova per me, non ci sono abituata."
"Non devi scusarti" le dico. E cala di nuovo il silenzio tra di noi. Stavolta sono io a fare il primo passo:"Come mai sei venuta qui stasera?" Lei prima mi osserva attentamente e poi mi risponde semplicemente:"Un'amica aveva bisogno di un po' di compagnia così abbiamo deciso di andare fuori a cena." Prendo atto della risposta e non so nemmeno io perché le dico:"Quindi non è la tua ragazza?" Merda! Devo imparare a tenere la bocca chiusa e a non esprimere sempre a parole tutti i miei pensieri! È ovvio che non si aspettasse una domanda del genere e infatti io continuo a maledirmi:"Scusami, cioè non so perché l'ho detto. È ovvio che non sono affari miei e anche se fosse, di certo non lo devi venire a dire a me." Mentre pronuncio queste parole sento la sua mano posarsi sul mio braccio. "Tranquilla, non devi scusarti di nulla. Comunque no, non è la mia ragazza; in realtà non c'è nessuno nella mia vita o almeno non c'era" mi dice. Okay, sto per sentirmi male.

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