VAMPIRES

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Il freddo era pungente quella sera, le strade di Londra erano gremite di gente, io però ero come un'ombra in mezzo a tutto quel frastuono.
Diversi venditori ambulanti si fermarono sul ciglio della strada a bordo del loro furgoncino e i commercianti al loro interno si precipitarono fuori per vendere gli ultimi prodotti.
Pensai a qualche giorno prima quando a casa con i miei genitori discussi sul mio futuro. Loro volevano che diventassi un medico o anche un politico; ma non potevano sapere che cosa volevo io, in realtà. Mi tornò in mente il volto cereo di mia madre mentre si asciugó le lacrime, e lo sguardo colpevole di mio padre. Quella sera, mi dissi sarebbe finito tutto. Aspettai nascosto in una vietta, aspettando che calasse la notte, e sospirai. Alzando gli occhi l'enorme orologio sembrava sfidare la gravità terreste e, il colore grigio appariva più scuro dei miei occhi. Le persone non giravano fino a tarda sera, soprattutto in una serata invernale come quella, tuttavia non potevo fare a meno di notare che solo i più giovani proseguivano i loro piani fino a tarda notte o all'Alba. Il cappotto aderiva perfettamente al mio fisico e il cappello di lana mi proteggeva dal vento che proprio in quel momento si alzò burrascoso. Il silenzio che si udì in quell'attimo fu interrotto dalle campane di mezzanotte. Uscì dalla vietta e proseguì a Nord, gli edifici ai margini sembravano statue incolori e decedute dai quali non trapevala alcun rumore, le strade che prima erano piene, in quel momento erano deserte. Piccole gocce cadevano sui lampioni circostanti facendo tremare la luce. In quella notte buia e gelida, finalmente raggiunsi casa.

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