CAPITOLO TREDICESIMO

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Andreas mi accarezzó la spalla, cercando di farmi calmare.
La notte era più scura che mai, e un manto di nuvoloni grigi coprirono le piccole stelle nel cielo.

"Lois è successo qualcosa? "

Scuotei la testa.
Non volevo nemmeno pensarci.

Ciò che odiamo, molto spesso è quello che ci ritroviamo a bramare con forza, pensai con un senso di vergogna.

Scossa nell'animo aprii la portiera della limousine e mi intrufolai sperando di scomparire come succede in uno spettacolo di magia.

Ma ero ancora li, con il cuore che mi batteva forte, come se fosse sul punto di scoppiare da un momento all' altro.

Non potei fare a meno di ripensare al suo corpo premuto contro il mio, e alle forti emozioni che mi aveva provocato.

In quel momento Andreas mi raggiunse accomodandosi vicino a me.

Percepivo il suo sguardo sospetto.

"Ho paura per Lucas " farfugliai, cercando di distogliere la sua attenzione dal mio stato.

"Sono riuscito a parlare con Howard, mi ha detto che parlerà con della gente e mi farà sapere"

Mi voltai verso di lui.
"Ti ringrazio per quello che hai fatto"

"Figurati, capisco quel ragazzino, se io fossi stato affidato ad un' altra persona, e non a mio zio, non so che cosa ne sarebbe di me ora" disse passandosi le mani fra i capelli.

L'autista partì e il rumore del motore, mi inondó i timpani.

Finalmente sto per tornare casa, pensai.

Era stata una giornata caotica.
Andreas e soprattutto Jason.
Serrai la mascella ricordandomi il modo in cui aveva detto che dovevo rispettarlo.

Non riuscii a guardarlo negli occhi, ciononostante potei immaginare la collera che oscuriva e illuminava al tempo stesso il suo sguardo.

Due occhi magnetici che avrebbero fatto tremare anche la gravità terrestre, se avessero potuto; due occhi che mi penetrarono dentro l'anima anche senza averli scorti, quella sera.

Quando il veicolo si fermò , ringraziai di nuovo Andreas

"Se avrò delle novità ti farò sapere" fece regalandomi un debole sorriso.

Mi avvicinai, stampandogli un bacio sulla guancia ed uscii.
L'aria era fredda, e si alzò un vento che pareva volesse risucchiare tutto.

Nel momento in cui entrai nel mio appartamento, corsi nella mia stanza, lasciandomi cadere sul letto.

Dannazione a me!!

Non riuscivo a smettere di pensare a lui..

Okay, devo smetterla, mi riproverai.

Mi alzai con fatica, andando verso il bagno.

Aprii la porta, e accesi la luce.

Sentii solo il clik del pulsante, ma nessun bagliore si levó.

Premetti ancora, senza risultato

"Porca vacca!" Imprecai sottovoce.
Andai in cucina e afferrai una lampadina appoggiata sulla mensola.

Uno strano presentimento, mi si insinuò dentro, facendomi contorcere le viscere.
Rientrai in bagno.

Illuminai lo specchio alto quanto una persona vicino al bidet.

Un' ombra scura si mosse.

Mollai la lampadina, in preda alla paura, mi girai di scatto iniziando a correre.

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