CAPITOLO NONO

989 169 58
                                    

Il giorno seguente Brenda ripartì per la Spagna con mia grande tristezza, lasciandomi da sola con la promessa che sarebbe tornata presto .
Il resto della giornata passò velocemente.

Sapevo di potercela fare.
E quella notte faticai a prendere sonno.
Ero in preda all'agitazione.

Se fosse andato tutto storto?
Scossi la testa, cercando Di cacciare quei pensieri.

L'indomani una leggera luce entrò dalla finestra, accarezzandomi il viso.
Mi svegliai subito, indossando una tuta.
Dovevo essere libera di muovermi.

Uscì dal condominio e mi avviai verso Hyde Park.
La gente, appostata davanti ai tabacchini chiacchierava, spensierata e mi domandai se nella loro vita non ci fosse almeno un problema che non avessero risolto.

Quando vidi il recinto di ferro che circondava la casa, sospirai.

Forza Lois, ce la puoi fare!
Mi incoraggiai.

Secondo i miei calcoli Jason sarebbe già dovuto essere fuori, così mi arrampicai sul bordo destro dove il cancello era abbellito da piccole decorazioni, che in quell'occasione mi facevano quasi da scala.
Seppi per certo che trovare qualcosa in quella Villa enorme, non sarebbe stato facile.

Percorsi il vialetto e Tolsi una forcina che avevo messo sui capelli e la infilai nel buco della serratura. Non avevo mai scassinato nessuna abitazione, tuttavia i film polizieschi che avevo visto, in questa circostanza, potevano offrirmi una possibilità, dovevo solo trovare il meccanismo giusto.
Sentii il metallo scoccare quando mossi più Forte la forcina e con mio stupore il portone si aprì.

Iniziavo ad odiare quel posto. Non sapevo se essere meravigliata da quel complesso o intimidita.

Senza di lui, l'aria era carica di silenzio.
Ma non un silenzio normale, un silenzio che metteva i brividi.
Il soggiorno era come l'avevo lasciato un giorno e mezzo prima, proseguì verso l'unico corridoio a destra dove una Scala di marmo circolare portava al piano superiore.

Dovevo raggiungere la sua Camera da letto o il suo studio.

Se aveva qualcosa che nascondere senza alcun dubbio si trovava lì.

Salii trenta gradini arrivai ad una porta a sinistra e la aprì; l'inconfondibile puzza del fumo mi inondò le narici penetrandomi nei polmoni, facendomi tossire.

Quando odiavo la puzza di sigaretta!

Mi coprì la bocca con la mano guardando la stanza.
Le pareti color arancio chiaro, erano vuote, tranne una ad est dove troneggiava un dipinto. Mi avvicinai, guardandomi le spalle, come se Jason potesse rientrare in quell'istante.
Raffigurava una donna bionda, vissuta sicuramente nel 1500, gli occhi blu erano semiaperti in un espressione che avrei definito offesa, se non fosse che le sue labbra sorridevano.

Un letto matrimoniale risiedeva a sinistra, dove un copriletto scarlatto rendeva la stanza quasi calda.
C'era una libreria a destra alta mezza parete, e una lanterna arancione posata sulla scrivania di quercia vicino ad essa.
Cominciai a frugare nei cassetti e nell'armadio dei vestiti vicino alla finestra.

Quante scartoffie!

Jason sembrava troppo furbo per celare qualcosa in posti così scoperti, pensai.

Doveva esserci un nascondiglio segreto o una cassaforte.
Tastai le pareti per almeno mezz'ora e mi sedetti a terra.

Sto diventando pazza!
Mi rialzai pensando.

Guardai libri.
Erano perlopiù testi di giurisprudenza e li accarezzai.
Mi immaginai Jason ad aprirli e toccarli come fossero un tesoro, con la sua mano forte.
Un minuto dopo un libro colse la mia attenzione: "Il Paradiso Perduto" John Milton.
Era l'unico che fosse diverso. Appoggiai la mano sul volume e lo tirai verso Di me.
In quell'istante un rumore ruppe il silenzio, come un tuono a ciel sereno.

Ce l'ho fatta!!
Risi. La libreria nascondeva una cassaforte a password.

E adesso?

Maledissi la modernità. Incavolata diedi un pugno sulla tastiera che risuonó attraverso la stanza.

Ho fatto tutto per niente, constatai passandomi le mani fra i capelli.

Almeno sapevo che nascondeva qualcosa, mi consolai.

"MAIS REGARDEZ L'AIR, UN VOLEUR!"

Tremai a quella voce che non era di Jason.
Mi voltai di scatto, con la gola asciutta.
Il mio francese era buono quindi seppi cosa mi disse.

"LES VOLEURS SONT COMME DES OMBRES, ET VOUS N'ÊTES PAS" tradotto - i ladri sono come ombre, e tu non lo sei-.

Vidi due occhi scuri, neri come abissi e una chioma altrettanto scura, quanto le ali di un corvo.

Chi era quel tizio?

Mi stava davanti appoggiato alla porta, con uno sguardo sospetto.
Il viso tradiva la sua giovane età, nonostante fosse almeno un metro e ottantacinque.

Un vero gigante, meditai.
Non sarei mai riuscita a scappare.

"Sono un'amica di Jason" dissi con un filo di voce.

A stento frenai il tremore che minacciava di far cedere le mie gambe.

Lo sconosciuto si passò la mano sulla guancia, in un gesto incerto.

Evidentemente stava cercando di capire se stavo mentendo.

"È strano, io conosco tutto i suoi amici, ma non ti ho mai vista".
Si avvicinò

"Ehm devi sapere che ci conosciamo da poco"

"E cosa ci fai qui?"
Ora stava a due passi da me, e iniziai a sentirmi Veramente tesa.

"Mi ha mandata a prendere della carte per il processo Di stamattina" conclusi, prendendo in mano una cartella gialla, che avevo trovato sulla scrivania.

"Diciamo che ci credo" finì lui, voltandomi le spalle e facendo cenno di seguirlo.
Quando superai l'ultimo gradino della scala, si fermò.

"Posso sapere come ti chiami?"

Sapevo che me lo avrebbe chiesto.
Non potevo di certo dire il mio vero nome.

"Elisabeth Fantasy" risposi arrossendo.

Almeno se avesse raccontato a Jason dell'accaduto non sarebbe venuto a cercare me, pensai annuendo.

"Io sono Nicolàs Flamel, è stato un piacere conoscerti seppur in questa circostanza" disse sorridendo.

Ammisi che era un bel ragazzo, ma c'era qualcosa che non mi convinceva, sin dal momento in cui posai gli occhi su di lui.
Aveva fascino, ma un fascino pericoloso, che ti incuteva timore.

Come quando sei in un bosco e non ti aspetti di vedere nulla, e tutt'un tratto da un cespuglio esce una pantera. Ti nascondi dietro ad un albero, a guardarla affascinata, ma sai che se ti avvicini troppo lei ti ucciderà.

Ecco cosa mi suscitava.
E il suo nome mi pizzicò nella testa anche mentre uscii, come se lo avessi sentito ancora.

Ma chi era?
Perché si trovava li?

VAMPIRESDove le storie prendono vita. Scoprilo ora