CAPITOLO VENTESIMO

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Grecia, circa Vent'anni prima

Un freddo vento si levó da est, mentre il sole lasciava i suoi ultimi bagliori arancioni nel cielo.

Una giovane donna stava mettendo a letto il figlioletto di appena cinque anni.

"Su forza giocherai domani con il tuo amichetto" gli promise la madre dandogli un bacio sulla guancia.

Il bambino con un espressione imbronciata annuì leggermente

"Bravo il mio cucciolo" sorrise la ragazza per poi uscire dalla stanza.

Il caldo attanagliava come una morsa nel quartiere di Ilisia, e Penelope entrò nello studio di suo marito.

"Ha fatto i capricci anche questa sera? " chiese guardando i documenti che teneva in mano.

"No, sta imparando velocemente ad ascoltarmi"
Un sorriso le incornició il viso e l'uomo si alzò, andandole incontro.

"È proprio tuo figlio Andreas, ha preso tutto da te"

Il marito le accarezzó la guancia, e prima di stamparle un bacio sulla bocca il campanello suonó.

"Vado ad aprire " suggerì Penelope sottraendosi a malincuore dal contatto fisico col marito.

L'abitazione a due piani risiedeva vicino ad un campus di football e spesso molto ragazzi ubriachi suonavano alla loro porta in cerca di un telefono o un bicchiere d'acqua.

Appena aprì la porta però, si trovò davanti a un bel uomo in abito da lavoro

"Buonasera signora Rodgerz, sono venuto a trovare Hanry"

Penelope si spostò di lato, permettendo allo sconosciuto di entrare.

"Mi scusi per l'orario ma è importante" avvertì agitatamente.

I suoi occhi grigi lampeggiavano e per un momento la donna credette che quell'uomo stesse nascondendo qualcosa, con quella visita fuori orario.

L'arredamento classico, sui toni del nero e bianco contrastavano con la tensione che galleggiava nell'aria quella sera.

Hanry avanzò stringendogli la mano

"Ah Gideon che piacere non ti aspettavo questa sera!"

"Si.. in effetti nemmeno io credevo di venirti a trovare ma dobbiamo concludere l'affare" ammise l'uomo.

"In ogni caso sono contento che sei qui ora, ho molti dubbi..."

Gideon si sedette sulla sedia davanti alla scrivania del padrone di casa, e accavvallando le gambe quasi si dispiaceva di dover togliere la vita a quella brava gente: ma non aveva scelta.

Henry era un ricuci-passato uno specialista nel ricreare alberi genealogici anche di persone scompare da molto tempo.

Ovviamente l'uomo gli aveva già consegnato quello che lui gli aveva chiesto, percui non aveva più bisogno del suo aiuto.

Sua moglie lasciò la stanza promettendo di tornare con due caffè.

Il sole era già tramontato da più di due ore, ma in quella città sembrava che la luce non scomparisse mai.

"Dimmi pure..." lo esortó Gideon alzandosi e iniziando a camminare nella stanza.

Le pareti color crema intonavano perfettamente con la poltrona di pelle rossa e la scrivania di legno lucido.

"Be' non ci sono garanzie sul pagamento preferisco i contanti.."

Gideon si mise dietro alle sue spalle e prima che Henry dicesse un'altra parola le sue zanne erano già conficcate nel suo collo.

Il sangue sgorgava frenetico dalla ferita e l'uomo tramazzó al suolo, senza vita

Pochi attimi dopo, la donna varcó la porta e alla vista della scena il rumore assordante di vetro rotto rieccheggió involontario nelle orecchie dell'assassino.

"Cosa hai fatto? "Riuscì a pronunciare Penelope in preda allo shock.

Gideon si mosse e le diede un violento pugno in faccia, così forte per una frazione di secondo pensò di sentire il suo cervello muoversi nella scatola cranica.

Il suo corpo paralizzato dal terrore, si mosse impercettibilmente e con orrore toccandosi il viso, vide sangue.

Il suo sangue.

Con la paura nel cuore, pregò che suo figlio non si fosse svegliato.

Ancora a terra la donna, accusò un altro colpo alla pancia, che la fece sputare un fiotto di sangue.

Non si capacitava ancora dell'accaduto. Perché lo stava facendo?

Cercò di riacquistare lucidità e riaprì gli occhi, trovandosi davanti agli occhi grigi dell'omicida.

In tutta la sua vita Penelope giurò di non aver mai visto un odio così profondo nello sguardo di qualcuno.

Quello fu il suo ultimo pensiero prima che tutto diventasse nero.

Gideon si pulì con la lingua i resti del sangue della donna che gli erano rimasti sul contorno delle labbra , rimettendosi apposto la giacca si incamminó verso l'uscita; non prima di voltarsi e ammirare le sue vittime.

Henry era morto senza soffrire, era riverso sul pavimento con poche gocce di sangue a sporcargli la camicia bianca; mentre la donna era incorniciata da una pozzanghera di sangue ancora con le mani sul ventre dove l'aveva colpita con un furioso calcio.

C'era un vorticoso silenzio ora, in quella casa, mentre l'uomo usciva nella notte oscura.

Si girò sentendosi addosso uno sguardo.

Sulla finestra del secondo piano un viso fanciullesco apparve, come un fantasma in uno specchio.

L'assassino decise di non ucciderlo, d'altronde con l'oscurità non ha potuto guardarlo in faccia.

Atene risplendeva di una bellezza antica, antica quanto lui e lo stesso tempo.

*****

CONTINUA..


Se volete andate a leggere "RICORDI" il libro che sta scrivendo supergiuggiolina. A me è piaciuto molto ♡♡

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