CAPITOLO OTTAVO

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Erano passati diversi giorni da quando al tribunale fui assolta. E mi trovavo ancora nel fantasico giardino di Jason.
Da quel momento nella mia testa, continuavo a ripercorrere gli eventi dell'ultima settimana:
quando tornai a casa accompagnata da Brenda, lei mi spiegò che Joanne poco prima della sua partenza le aveva telefonato
"Mi ha chiesto dov'ero, se stavo già sull' aereo. Insomma mi è sembrato strano.. ho avuto un brutto presentimento" mi disse.

E avevo capito che aveva pianificato tutto.

Tuttavia per il momento lasciai la questione in sospeso.

Prima mi dovevo occupare di questo stronzo mi dissi, mentre raccolsi una pietra e la scagliai direttamente sul vetro della finestra, che si frantumó.
Non era stato facile seguire quel giudice per un giorno intero; si spostava sempre in macchina, ciononostante avevo scoperto che abitava di fronte al suo appartamento. Era una villa vistosa disposta su tre piani , in stile parigino con due enormi pilastri all'ingresso e finestre colorate.

"Che cazzo stai facendo? Ti farò arrestare per vandalismo!"

Riuscivo a intravedere le sue spalle nude quando si sporse dalla finestra ormai rotta.

"Devi aiutarmi altrimenti continuerò a lanciare questi meravigliosi sassi su ogni superficie che si può rompere"
Gli indicai la fila di pietre che circondavano la casa a mo' decorativo.

Lui era furioso, i suoi occhi lanciavano lampi, e per un secondo credetti che mi avrebbe presa a schiaffi.

"Va bene, passa per l'ingresso ti faccio entrare"

Finalmente!

Quando feci trenta passi mi trovai sulla porta fatta di legno scuro.
Sentii una serratura scattare, e il portone si aprì.

Non notai nemmeno l'interno della casa. Jason era a petto nudo, e io mi sentivo tremendamente in imbarazzo come una ragazzina. Aveva la pelle un po' abbronzata, il fisico tonico e muscoloso.
Gli occhi da vicino erano leggermente arrossati.

Aveva bevuto?

"Entra" ordinò come se fossimo ancora in quell'aula di tribunale.

L'ingresso dava direttamente al salotto che era arredato da un pianoforte a coda, molti arazzi e dipinti appesi alle pareti color rosso.
La luce multicolore che entrava dalle finestre dava alla stanza un'atmosfera importante quasi come fosse una Chiesa. La poltrona vicino al tavolo in mezzo aveva lasciato un'impronta. Lo immaginai seduto li, prima del mio arrivo, a sorseggiare whisky.
Si sedette.
"Vuoi qualcosa?"
Mi chiese mentre dall'armadio vicino alla parete estrasse una bottiglia di rum.

"No grazie. Allora mi darai una mano?"

"Non so proprio come aiutarti Lois."
La sua voce tradiva irritazione, ma non mi lasciai intimidire.

"Non ci credo, sei il più importante giudice di questo paese e non puoi farmi avere la tutela di Lucas?"

Lui sospirò forte e si mise i gomiti sulle ginocchia.
"Potrei intercedere con gli assistenti sociali, ma non credo che ti verrà dato l'affidamento."

"E perché no?"

"Perché Non sei sposata è semplice! L'affidamento viene dato solo ed esclusivamente a coppie e non a dei zitelloni"
Quando incontrai i suoi occhi piegò le labbra, sorridendo.

"Ritira quello che hai detto!"
Come si permetteva?

"Non credo proprio" disse portandosi alla bocca il bicchiere.

"Forse non dovresti giudicare me, quando tu non sei da meno" risposi guardando la sua mano sinistra priva di anelli.

Lui riappoggió il bicchiere sul tavolino grattandosi il mento.

"La differenza fra me e te sai qual'è? Io posso avere chiunque voglio, tu invece..."

Ero al limite. Afferrai la bottiglia e gli lanciai il contenuto addosso.
Chi si credeva di essere?
Lui poteva avere chiunque? Ma chi?
Viveva solo in quel enorme edificio.

Si alzò ringhiando. Teneva le mani chiuse a pugno.

È meglio che me ne vado, pensai scossa da un brivido.

Cominciai a muovermi tenendolo d'occhio.
Non l'avevo mai visto così arrabbiato.
Mi voltai allungando il passo, non sentii i suoi passi sul parquet.
Percepii solo la sua presa.
La sua mano attorno al mio polso come fosse una manetta.
Mi ritrovai appoggiata al portone, con lui che torreggiava su di me.
Sentivo il suo alito sul mio viso, e i suoi occhi dentro ai miei.

Sarei morta.

"NON OSARE MAI PIÙ ALTRIMENTI IO.."

Non finii la frase ma seppi per certo che avrebbe finito per -altrimenti io ti uccido-

"Lasciami andare!!" Urlai cercando di scansarlo.

Quando avvicinò le sue labbra al mio collo, persi almeno dieci battiti del mio cuore.
Che aveva intenzione di fare?

"Ti denuncio per aggressione e molestie sessuali se non mi lasci subito andare!"

Jason alzò un po la testa all'altezza della mia. Eravamo vicinissimi.

"Attenta..." Lo aveva detto in un sussurro.
In un sussurro che mi entrò direttamente in circolo, come un veleno.

Ora era diverso da istanti fa, constatai.
Allentó la presa e ne approfittai per scappare.

Avevo il cuore che batteva a mille.
Jason Midnight era un mistero sotto ogni punto di vista.

Guardai il mio polso arrossato, sicuramente l'indomani sarebbero comparsi i lividi, meditai.

Quando tornai a casa, mi buttai a letto.

Forse se quell'odioso giudice nascondeva qualcosa sarebbe stata una mossa furba, scoprire di cosa si tratta e poi ricattarlo.

Il campanello suonò continuamente.
Quando aprì la porta vidi Andreas.

"Ho saputo quello che ti è accaduto. E volevo farti sapere che mi dispiace"

"Grazie." Risposi. Non mi fidavo di lui.

"Posso entrare? "
Alzai un sopracciglio.

"Ascolta se stai facendo lo stesso gioco di Joanne sappi che non sono stupida, Non ci casco una seconda volta"

"Non sapevo cosa stesse combinando Joanne e quando mi hanno informato l'ho licenziata."

Faticavo a crederci.

Appoggiò la mano sulla porta, guardandomi.

Indossava una Polo grigia e un pantalone sportivo, mi soffermai sul suo viso, e aveva un'espressione contratta e gli occhi lucidi. Forse era sincero.

"Credevo mi odiassi anche tu come lei" dissi sospettosa.

"Io non odio nessuno, sono solo stronzo" sorrise

"Va bene, ora mi devi scusare ma ho da fare " mentì.
Poco dopo osservai Andras allontanarsi con il solito andamento lento e sensuale.

Forse mi ero sbagliata su di lui.

Presi un pacchetto di biscotti al cioccolato e analizzai cosa avrei fatto di lì a giorni.

Sapevo che Jason ogni giovedì aveva una sentenza alla Corte suprema, quindi non sarebbe stato in casa per un paio di ore.
Era un rischio, ma dovevo farlo.
Mi mancava terribilmente Lucas.
Dopodomani avrei scoperto sicuramente qualcosa su di lui, e avrei riavuto il mio bambino.

Mi gustavo il momento in cui l'avrei ricattato per bene e avrei visto la sua cresta abbassata.








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