CAPITOLO DICIANNOVESIMO

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Agosto 1616, ITALIA

Il sole a mezzogiorno sembrava quasi accecare nell'Italia del Sud.

Il profumo salino del mare inondava le narici, riempiendole di freschezza.

Nicolàs era riuscito finalmente a trovare il manoscritto di uno dei discendenti di Caino.

Accarezzó dolcemente la borsa di pelle di daino.
Il sudore gli imperlava la fronte e i vestiti pesanti, ciononostante sorrise.

Non vedeva Jason da giorni.

A Napoli l'afa e l'umidità galleggiava nell'aria come faceva la nebbia nelle lontane terre della Scozia.

I passanti trascinavano carrettini con le loro merci e gli acquisti che avevano fatto, i loro volti scolpiti nella pietra erano abbronzati e i muscoli delle braccia si tendevano ad ogni sforzo: quella gente contrastava in tutto con il fisico asciutto e il colorito pallido di Flamel.

Proseguì per un vicolo stretto diviso da due case di pietra.

In ogni luogo aveva visto quartieri malfamati o viottoli come quello; sporchi e puzzolenti tuttavia era quello il luogo in cui doveva incontrare Jason.

Ripensò a Sibil, una settimana fa, la sua adorata moglie, ai suoi capelli inzuppati in una pozza di sangue scuro.
E a quel damerino che stupidamente aveva più  potere su di lui di chiunque altro.

Ricordò di essersi scagliato contro il ricco e di aver intrapreso una lotta corpo a corpo con lui: mentre lo colpiva, il sangue e i lividi scomparivano velocemente, e Diversamente accadde a lui che in pochi minuti si ritrovò di fianco alla moglie con il naso rotto e le nocche sbucciate, fu proprio in quel momento  che sia lui che Jason capirono.

E quello è  stato l'inizio dei suoi guai.

Strinse forte i denti, arrabbiato: era obbligato a sottostare a quel pezzente.

Cercò invano di dare la colpa a lui di tutto ma la verità  è  che era colpa sua: lui gli aveva dato la pozione.

Maledisse la propria codardia e diede un calcio ad un sacco di rifiuti depositato all'angolo.

"Allora hai trovato quello che ti ho chiesto? "

Nicolàs si girò stringendosi la borsa sul petto.

"S-si" balbettó.

Aveva ancora  impresso lo sguardo di Midnight mentre rispondeva ai suoi colpi, e lo sguardo terrificante che lo contraddistingueva da un essere umano.

"Dimmi tutto" lo esortó.

Indossava abiti raffinati, come sempre e i capelli erano disposti a destra rendendolo quasi più  giovane.

"C'è  solo un modo per riportarla in vita, ma non sono sicuro che.."

"Non mi interessa cosa pensi,  parla!" Lo interruppe bruscamente alzando la mano per colpirlo.

Subito dopo però, un pizzico  di ridestamento dalla rabbia attraversó il suo sguardo, e abbassò la mano limitandosi  A colpire il morbido tessuto dei suoi calzari.

"Devi trovare una parente anche lontana della donna, e tramite un sacrificio di sangue è  possibile riportare la sua anima in un corpo a tua scelta" lo informò  Flamel  rigido.

"Sarà  difficile trovare qualcuno che abbia il sangue di Eve nelle vene, la sua famiglia non è mai stata molto procreativa" disse fra se e  se Jason camminando avanti e indietro.

"Ho bisogno di trovare anche un pugnale  molto raro per il sacrificio è  tramite esso che l'anima può tornare" concluse Nicolàs  asciugandosi con la manica del mantello la fronte  grondante di sudore.

"Perfetto, trova il pugnale e... mi aiuterai anche a trovare almeno una discendente. Non lascerò  mai perdere questa situazione, non lascerò  Eve nel mondo dei morti io la riavró a qualunque costo!"

Urlò all'alchimista, che in quell'istante assunse un'espressione  grave.

Subito dopo Jason se ne andò fra i suoi pensieri lasciando Nicolàs in quel vicolo fra la paura e il desiderio di vendetta.

*****

Jason non aveva ancora trovato il contenitore per Eve ma fortunatamente aveva una discendente.

Entrò in una Camera,  dove il fratello decise di prendere.

Le tende erano tirate lasciando nello spazio una sorta di mezza oscurità  che regalava alla stanza  una sensazione di benessere.

Amava molto Angelo, era tutto ciò che gli rimaneva della sua famiglia: entrò e si sedette sul letto rosso del fratello.

Pochi mobili bianchi  abbellivano quella stanza.

Si grattò la testa, e gli venne in mente il giorno in cui trasformò tutta la sua famiglia: suo padre, sua madre e Angelo.

Non tutto era andato come previsto e i suoi genitori presi dalla bramosia  di sangue uccisero un sacco di persone.

Jason si morse il labbro inferiore, ricordando  come avevano perso il controllo: nella loro casa albergavano più  cadaveri che nel cimitero di highgate, la puzza  di decomposizione inondava ogni spazio rendendo il posto del tutto inospitale.

I vicini si insospettirono e lui aveva dovuto ucciderli, anche il loro bambino di tre anni.

Non fu difficile togliere la vita ad una creatura così  piccola e probabilmente gli aveva fatto anche un favore.

Diede  fuoco alla casa e scappò, per poi tornare anni dopo convinto da molte voci che dicevano che dei mostri risiedevano  A Londra: l'inquisizione stava per mettere le mani sui  suoi genitori.
Così prese la difficile decisione di tornare e ucciderli.

Ricordò  di come lo accolsero parlando del suo futuro per infiltrarsi con gli umani senza dare sospetti : un avvocato o un medico.

Jason sorrise, ora era il più importante giudice di tutta l'Inghilterra.

Si mise un braccio sotto la testa e ascoltò  Il rumore dell'acqua nella doccia: Angelo era l'unico oltre a lui nella sua famiglia che si sapeva controllare, per questo gli aveva permesso di vivere dopo che aveva tagliato la gola ai suoi genitori.

"Hey  fratello che ci fai disteso sul mio letto?" I capelli di Angelo cadevano  sul suo petto muscoloso e un'asciugamano circondava la sua vita.

"Nulla, pensavo"

"A cosa?" Chiese il fratello strizzandosi la chioma.

"Al passato" rispose alzandosi

"Mi sei mancato fratellino" confessò  sorridendo

"Mhh. . Wow non me lo dici mai cosa bolle in pentola?" Lo scrutò attentamente.

Jason si limitò a ridere beffardamente

"Nulla sciocco ora devo andare a lavorare fai come se fosse casa tua"

Angelo ricambiò il sorriso accompagnandolo con una linguaccia e chiuse la porta non appena il fratello maggiore uscì.

Conosceva bene Jason e sapeva che aveva in mente qualcosa di brutto.

Il giudice  mise il moto la Porsche  e partì  per il tribunale.

Passò per l'appartamento di Lois e la vide abbracciare una bellissima donna bionda.

Jason sorrise, intimamente attratto: aveva trovato il corpo perfetto per la sua amata.

CONTINUA


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