CAPITOLO TRENTUNESIMO

236 27 15
                                    

"Molti dicono che il dolore è debolezza. 
In realtà è l'unico sentimento a rafforzarci, perché ci costringe a  confrontarci con il nostro male interiore.
Chi non si strugge  quando viene a mancare una persona ? 
Chi non vorrebbe morire per ricongiungersi ai propri cari, chi non farebbe di tutto per riavere la persona amata?
Sottovalutate il dolore. .
Non esiste null'altro di più vero, di più invisibile, ma concreto.
Nella totale assenza di luce, la tristezza ti gonfia il petto, eppure  siamo solo noi ad essere il faro nell'incoscienza del nostro oscuro orgoglio"

LONDRA 1665

Frank camminava per i ghetti di Londra affaticato per la tarda ora, le luci erano fioche depositate sulla porta dei negozi chiusi. 
L'odore di marcio ed escrementi era persistente, man mano che accellerava il passo per scappare da quell'atroce affronto alle sue narici.
Da lontano una prostituta lo salutò, mostrando una coscia ossuta, e ne notò molte altre che  ricoprivano i viali da lì a cinquecento metri. 
Frank si coprì la bocca con la mano guantata. 
Non si sorprendeva che in luoghi simili accadevano sempre fatti orribili, anche se era solo lui il mostro invisibile che camminava in quelle strade umide e sporche.

Finalmente entrò nella locanda di  Elvis.
Si sedette ordinando un boccale di birra.
L'amico lo servì subito indicando con un dito la nuova cameriera.
Frank  rimase incantato. 
Capelli color oro e occhi paglierini,  su un fisico snello e seducente. 

" Stupenda vero? Ho pensato che ti potesse interessare per un quadro" disse  fumando una pipa. 

In effetti la giovane ragazza,  che non avrebbe dovuto aver più di 17 anni, faceva al caso suo.
Elvis chiamò la cameriera, e gliela presentò. 
Si chiamava Kate.
Frank le strinse la mano,  non baciandola. 

Quella sera   convinse il vecchio amico a far venire la ragazza al più presto  per uno schizzo.
Così l'indomani la trovò ad aspettarlo nel suo studio. 

Aveva un vestito  consunto e puzzolente.
Le  ordinò di toglierselo e di mettersi comoda sulla poltrona davanti a lui.
Posizionò la tela e dispose i colori.
Amava la sua arte.
L'amava più di sé stesso.
Per i suoi anni Frank era considerato un genio del pennello.
I suoi quadri più belli si trovavano nelle regge più famose del mondo.

Iniziò a fare uno schizzo, disegnando le varie forme a  nudo della ragazza.
Ma mancava qualcosa.
E lui era un perfezionista.  "Sorrida" le intimò. 
Kate tirò un po le labbra, visibilmente annoiata.

La luce mattiniera filtrava dalla tenda color champagne nell' enorme salotto vittoriano. I suoi lavori si trovavano d'appertutto.
Alcune opere  erano finite e altre invece, ancora coperte da un telo bianco in attesa di essere completate.

La mano si muoveva velocemente cercando di cogliere l'essenza della ragazza.

"Non si muova! " urlò Frank in preda ad uno scatto d'ira.

Odiava la mancanza d'impegno. 
Ma alla ragazza sembrava non importare  o almeno pareva che gliene importasse ben poco.
Si alzò fargugliando qualche scusa.
Ma Frank era alterato, aveva voglia di sangue e di provare piacere attraverso il dolore.

Prese una forbice da giardino e gliela conficcò nel cranio.

La ragazza non ebbe tempo né per capire né per urlare,  cadde a terra priva di vita.

Il sangue sgorgava frenetico sul pavimento e sul corpo della fanciulla. 
Gli occhi dell'uomo s'illuminarono.

Prese Kate in braccio,e la depositò sul divano.

Strappò lo schizzo precendente,  incominciando a disegnare quella meraviglia che aveva difronte. 

Una ragazza morta,  coi capelli rossi e oro,  le pupille vuote.
Frank sorrise mentre finiva.  Era soddisfatto.

Per liberarsi del corpo,  lo  tagliò in mille pezzi  e lo buttò in un lago vicino.

Bruciò la  camicia sporca del suo delitto e l'abito della ragazza.

Per lui,  l'arte era l'Universo . L'arte era la sua mano che dava vita alla tela.
L'arte  nasceva dall' emozione di uccidere, di privare ogni goccia di sangue un essere unano, di creare la bellezza  con le proprie mani,  modificando   a piacere ogni cosa. 

Due mesi più tardi, avendo ucciso una bambina di 5 anni e ritraendola con l'intestino avvolto al collo, inscenò il suo  suicidio.
La sua vacanza era finita.
Prima però diede alla tela la sua vita.
Si ritrasse morto nel suo studio,  col petto squarciato e il cuore visibile.  
Ed è così che Scotland Yard lo trovò.

Giorni dopo si mischiò alla folla  in cerca del suo braccio destro Nicolas Flamel.

********

Non c'era luce in quel luogo, solo il rumore di catene spezzava quel silenzio ricco di angoscia.

Dove mi trovavo?

Cercai di alzare il braccio e con orrore constatai che ero legata.

Quell'odore mi era famigliare.

Nella mia mente apparve una figura mascherata e gridai.

"Lois!Lois, sei tu?"

"Brenda???"

"Oddio ma dove ci troviamo? Quel pazzo di Andreas mi ha rapita"

"Brenda Andreas è  morto!"

"Ma com'è possibile chi c'è dietro a tutto questo?"

"Jason. È lui l'artefice di tutto"

"È che cosa vuole da noi?

La sua voce era tremolante, e la paura mi invase.

"Non ne ho idea Brenda... Ti hanno fatto del male mentre eri qui?"

"No, mi sono svegliata poco fa ho mani e piedi legati cazzo!"

"Dobbiamo liberarci " dissi pensando.

"E come? Non abbiamo nulla, non possiamo muoverci siamo legate! E non c'è nemmeno uno spiraglio di luce!"

L'odore di chiuso e muffa mi fece tossire.

Che razza di psicopatico era Jason Midnight?
Mi venne in mente quel giorno in cui mi salvò, sembrava un uomo talmente diverso da quello che poi avrei conosciuto.

Sentì bagnato sulle guance e capii che stavo piangendo.

"Dai Lois cazzo non metterti a piangere! Gli farò saltare le palle non appena riuscirò a liberarmi di queste catene! Te lo prometto!"

Brenda riusciva sempre a calmarmi con la sua simpatia e il suo carattere forte.

Un rumore diverso, ma sempre metallico ci annunciò che qualcuno era entrato.

Non eravamo più sole.

VAMPIRESDove le storie prendono vita. Scoprilo ora