CAPITOLO DECIMO

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"...Guardate fuori o voi creature di Dio, osservate questo volto perché non lo dimenticherete mai,
È la maschera sopra al mio viso,
La freddezza dei miei gesti al sopportare,
Lasciatemi pensare che nella vostra mente alberghi l'idea di annientarmi in ogni modo,
Con questo dito io vi colpevolizzo,
Ma con questi occhi io vi perdono..."

Francia,13 Dicembre 1531

Ricordo le luci soffuse appoggiate ai davanzali delle taverne, mentre camminavo per la via di Pontuas, un piccolo villaggio situato a nord della Francia.
Il pesante mantello che indossavo mi copriva quasi tutto il corpo, tenendomi al sicuro dal freddo pungente di quella notte.
Aprii la porta della bottega, inspirando il profumo delle numerose bottiglie contenenti i miei esperimenti.
Era passata una settimana da quando avevo incontrato Jason Midnight, un aristocratico inglese, in cerca di fama.
Accesi una lanterna e osservai il libro antico che aquistai anni prima.
La legatura di ottone e i fogli di corteccia , facilitavano il conservamento di quel tesoro. Lo aprii e sorrisi alla vista delle figure e dei caratteri scritti con una matita di piombo.
Nell'ultima pagina era inciso un diagramma circolare con in mezzo una gemma: la pietra filosofale.
Rimembro di aver infilato la mano nella tasca nascosta dei miei calzari accarezzando il gioiello.
Avevo viaggiato molto lontano e sacrilegiato molte tombe prima di trovarla.

Sapevo della maledizione di quel volume: chiunque, a meno che non fosse un rabbino o uno scrivano, avesse cercato di comprendere il segreto del libro, sarebbe morto scorticato vivo dall'autore stesso di quel manoscritto, cioè Abramo, il cui nome era trascritto in oro nella prima parte.

Non avevo mai creduto a quella maledizione, perché io ero da sempre uno scrivano, non fino a quando incontrai un povero droghiere e gli feci studiare il libro per poche ore pagandolo un fiorino.
Quando andai a casa sua per controllare, mi ritrovai davanti una scena raccapricciante: il pover uomo, ridotto ad uno scheletro sporco di sangue, giaceva sul pavimento, mentre la sua pelle con lo scalpo, era attaccata al soffitto.
Fu una scena che non dimenticai.

Avevo in mano una ricchezza che mi avrebbe reso l'uomo più potente e ricco della terra.
Aprii una boccetta bianca, contenente un liquido rosso:
L'elisir dell'immortalità.

Non sepevo se funzionava, ma avevo una cavia.
L'aristocratico sembrava pronto a tutto, e io gli avrei dato una cosa che tutti avrebbero voluto avere: la vita eterna.
Quando l'inglese entrò da quella porta, gli porsi l'oggetto.
Lui ardito e arrogante me la strappò di mano, e la bevve tutta.

Si accasció a terra in preda a convulsioni, sputando sangue.
In un primo momento credetti di aver sbagliato qualcosa nella preparazione.
Ma poco dopo gli occhi del giovane diventarono rossi come il sangue che aveva vomitato, e i suoi canini crebbero a dismisura.
Aveva funzionato.

Jason Midnight quella notte trucidó almeno cento persone.
Solo due giorni più tardi bevvi anch'io la pozione.
Credevo in Dio, ma dubitavo che il libro, la pietra, e la formula fosse opera sua.
Ma vale la pena vendersi l'anima al Diavolo quando puoi vivere per sempre?
La risposta è stata sì.

A quel punto tornai a Parigi senza il nobile, decidendo però che ci saremmo rivisti.

Mi trasferì a Rue De Montmorency, nella casa dove sto scrivendo in questo momento.
La notte in questa città sembra senza fine, le piogge che invadono il villaggio rendono le strade fangose, e io mi domando se è questo il posto giusto per me.
Uscire al calare del sole, era pericoloso per tutti ma non per me.
C'erano sempre delle prostitute appostate in giro in attesa che passasse qualche cliente o il loro benefattore.
E io mi soddisfavo della loro morbida carne.
La fame era una bestia che cercavo sempre di controllare. Non potevo affatto uccidere villaggi e attirare l'attenzione.

LIBRO DELLE MEMORIE DELL'ALCHIMISTA NICOLÀS FLAMEL.
Lo ripose non appena sentii la porta d'ingresso aprirsi.
Sembrava ieri quel giorno passato pensò.

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Entrò in casa, e lanciò la valigia sulla poltrona.
Quella mattina fu davvero dura: trovarsi di fronte a tutta quella gente e sentire il loro sangue scorrere nelle vene.
Ogni volta era sempre più difficile resistere alla fame, era a digiuno da due settimane.
Quando si era trovato così vicino a Lois aveva avuto l'impulso di squarciarle la gola e bere tutto il suo sangue.
Non seppe cosa lo fermò, ciononostante l'idea si ucciderla gli fece provare un velo di rimorso.

"Ciao amico!"

"Ciao Nicolàs hai preparato il pranzo?" Chiese Jason allentandosi il nodo della cravatta nera.

"Certo, eccolo!"
Gli buttò addosso una ragazza di appena diciottoanni.
Un bagliore illuminó i suoi occhi.
Era bionda, come piaceva a lui.

"Ha ha ha conosco bene i tuoi gusti, mangia altrimenti si raffredda" rise Nicolàs.

Jason non se lo fece ripetere, e strinse fra le braccia la ragazzina priva di sensi.

Le scostò i capelli morbidi e la squarció proprio sotto l'orecchio proseguendo fino all'altro.
Poteva sentire il calore e il suo sapore, mentre la divorava.
La camicia di seta bianca che indossava, in quel momento Era sporca si sangue.
Quando finii la lasciò cadere sul parquet.

Era stato così avido e famelico che la testa dell'adolescente si staccò dal resto del corpo e rotoló come una palla vicino al tavolino.
"Provvedi a pulire" ordinò a Flamel.

Corse su per le scale .
Doveva rimuovere quel sangue.
Il bagno era fatto di ceramica, e piastrelle bianche.
Si mise sotto la doccia, aprendo l'acqua calda, strofinandosi il viso con del sapone e se lo passò su tutto il corpo.

"C'è posto anche per me?"una voce femminile lo fece sussultare.
Era Joanne, nuda.
Lo fissava ammalliata.

Jason non nascose il suo desiderio anzi, l'attirò a sé insinuando la lingua fra le labbra rosse di lei.
Passò la mano lungo i suoi fianchi e la prese in braccio. Joanne gli morse le labbra, insaziabile mentre le sue mani sembravano bisce che strisciavano sull'erba.

Quando finirono, il giudice Si mise l'accappatoio e scese le scale incontrando Nicolás, che in quel momento aveva in mano una mannaia e tagliava a pezzetti il corpo della ragazza.

" A proposito questa mattina è venuta una tua amica" lo informò

"Davvero? E chi?" Chiese sorpreso.

"Una certa Elizabeth Fantasy, l'ho sorpresa in camera tua, a sbirciare fra le tue cose"

Il volto di Jason diventò paonazzo

"Non conosco nessuna donna con quel nome!!perché cavolo l'hai lasciata andare??" Urlò inviperito.

Nicolás, dopo aver riposto la testa in un sacco disse "Ha già scoperto la tua cassaforte ma dubito che sapeva la password. Ho avuto un sospetto che mentisse ma ho preferito non rischiare"

"E com'era questa donna?"

"Be', mora, occhi blu scuro circa un metro e sessantacinque, piuttosto carina" rispose depositando l'ultimo pezzo di cadavere nel sacco.

Quella dannata Lois Brooks!

Digrignò i denti.

Stavolta la ammazzerò, pensò andando verso la sua camera e infilandosi una camicia nuova nera, un pantalone in jeans larghi e delle nike blu.

LA UCCIDERÒ! Si promise mentre camminava a grandi falcate verso il suo appartamento.

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