CAPITOLO SETTIMO

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"...Il dolore è vivo, ha pulsazioni, lo senti scavalcare muri, abbattere fortezze, tutti abbiamo in comune il dolore, ma nessuno lo condivide.."

Agosto 1521, Parigi.

Sono rimasto da solo ora, come un'albero innaturale in mezzo al deserto.
Ad un deserto asciutto e senza vita.
Senza il vostro amore.

Perché avete compreso che ero sbagliato e non avete voluto ascoltare la ragione.
Quando vi incontrai la prima volta capii che la mia anima non mi apparteneva più .
Era vostra soltanto.

Quegli occhi blu come l'oceano mi fissavano con interesse e brillavano, ora mentre vi guardo posso scorgere solo paura nelle vostre pupille spente.

Una paura che nemmeno io seppi spiegare.

Eppure un tempo eravamo una cosa sola, ci bastava scorgerci e facevamo l' amore senza nemmeno toccarci.

L'amore è stata l'unica salvezza, anche per un essere oscuro come me.
Avevo sempre pensato che donare me stesso a qualcuno sarebbe stato come tendere un'arma, la quale sarebbe stata pronta ad uccidermi in qualsiasi istante.

Però quando vi guardavo, il mio cuore ritornava a battere come quando ero vivo e mi sentivo al sicuro e protetto.

Mi avete reso di nuovo mortale in qualche modo.

Ma non vi potevo permette di farmi male, per questo ho avuto le mani sporche del vostro immacolato sangue.

Quel colore così scarlatto vi sporcava le vesti costose, e la vostra pelle di porcellana squarciata sotto la mascella, mi ricordò chi ero.

Vi ho sepolta con gli altri volti della mia giovinezza, in una tomba che non sarebbe stata scoperta nemmeno fra centinaia di secoli.

Quando vidi la cassa di legno affondare nell'oceano, capì che insieme a voi avevo naufragato anche i miei sentimenti.

Non avrei amato, mai più.

L'amore è un coltello a doppio manico, una debolezza che io non potevo avere.

Non ebbi bisogno della protezione dell'oscurità nell'agire.
Ero io il male.
Ero io colui che camminava nella notte, come un fantasma senza volto.

Quello che mi legò l'anima su questa terra lo distrussi.

Ora sono libero.

Io vi amavo, ma vi ho uccisa.

Sulla mia coscienza ricade il vostro delitto.

Perché se è vero che l'amore è l'unico sentimento in grado di sanarci allora è anche l'unico in grado di deperirci.

Guardai nella mia anima e capì che non ero degno di voi.

Solo un mostro ucciderebbe l'unica persona che abbia mai amato,ed è quello che sono.

Un assassino condannato a vivere per sempre.

Sono Passati ormai tre giorni da quel momento, e la piuma d'oca che sto tenendo fra le mani trema ogni volta che il mio sentimento prende il sopravvento sul terribile crimine di cui sono colpevole.

Vago su questa terra, nella mia casa, ascoltando il silenzio e il mio dolore imprimersi in queste pareti come un tatuaggio, dove il nostro amore è deceduto.

Per voi ho sacrificato la mia innocenza, per il vostro amore ho ucciso chi si ribellava alla nostra unione.
Eravate felice quando uscii dalla camera dei vostri genitori sporco del loro sangue.

Ora siete solo un cadavere che giace in fondo all'acqua.

La mia anima si sta lentamente degradando, ormai non riesco più a sentire quel peso che la coscienza imprimeva al mio petto; sento solo vuoto.

La vita è un dono solo quando la vivi affianco alla persona che ami, e non quando sei attanagliato dai rimorsi e dai peccati come me.

L'oscurità pare essere la mia ombra.
E nulla, solo il nulla che mi circonda.

In questo vuoto urlo ma nessuno mi sente.

Crudele questo tempo che inarrestabile giunge avanti interminabile, insensibile alla morte.

Rimembro il giorno in cui mi sono ribellato a mio padre, per voi.
Poiché le nostre famiglie si odiavano, nessuno voleva che io vi avessi.
Ho sempre notato il disprezzo nei suoi occhi, una lama che ancora ora mi fa male, ma quel giorno era all'apice della sua grandezza e aveva usato la sua mano per ferirmi.

L'acredine di mio padre.
Di colui che mi aveva dato la vita, e che io gli Ho Donato a mia volta.

Ho dovuto uccidervi mia amata, ho freddato il vostro corpo, ma non il vostro amore. Lui vivrà per sempre in me, come il dipinto che ho appeso in questa stanza.

Vi parlo attraverso ad esso. Sarò sempre con voi, perdonatemi per quello che ho fatto.
Ma non ho avuto scelta.
Vi amerò per sempre.

Il vostro Jason.

Chiuse il libro quando un brivido attraversò la sua schiena. Era passato più di un secolo, Ma faceva ancora male ricordare.
Il libro delle memorie, la prova di chi si nascondeva veramente sotto quell'involucro di carne e ossa.

Si tolse la camicia e ripose il diario in una cassaforte celata dietro all'unica libreria di quella casa.
Quando si girò verso il quadro,che abbelliva la parete color pesca della stanza, si avvicinò.
"Eve" sussurrò con gli occhi che si fecero lucidi.
Ad un tratto però sentii dei rumori in cucina, e si precipitò lungo le scale di marmo bianco.Aprì la porta, e non vide nessuno.
Ma sentiva un cuore battere molto velocemente. Entrò guardandosi attorno. Quella casa situata di fronte a Hyde Park e al suo appartamento, apparteneva alla sua famiglia da molto tempo. Aprii la finestra vicino ad una mensola e guardò giù nel giardino:
era quella stupida di Lois Brooks, constató sollevato.

Per un momento credette che il fantasma del suo amore era tornato per esigere vendetta, fortunatamente non era così.

"Sono venuta Per tormentarti, come ti avevo detto" disse con la fronte corruciata.

"E lo fai intrufolandoti nel mio giardino e nella mia casa senza permesso, e come una ladra? Ti potrei denunciare"

"Non lo farai, mi devi un favore e ora voglio che tu metta in parità questa cosa"

Jason rise, divertito dalla situazione

"Non sono in debito con te Lois Brooks e ora sei pregata di lasciarmi stare"
Riuschiuse la finestra.

Nessuno poteva avvicinarsi a lui.

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