CAPITOLO QUATTORDICESIMO

857 146 45
                                    

Avevo le labbra pesanti mentre cercavo di aprire gli occhi.

Ero confusa, mi sentivo il corpo paralizzato.

Dove mi trovavo ?

Cos'era successo?

Una figura si avvicinó lentamente.

Ora ricordo.

Una mano premuta sulla mia bocca e poi... il buio.

Nonostante la vista appannata, scorsi una maschera sul volto dello sconosciuto.

Il camice bianco che indossava, mi fece temere il peggio .
Cercai di aprire bocca, ma non ci riuscii.

Chi stava facendo tutto questo?

Alzai un po' il capo, constatando che sembrava pesare il triplo del normale.

"Non muoverti" intimó .

La voce distorta di quella persona mi fece tremare i denti, riappoggiai il capo sulla superficie di acciaio.

Muovendo le mani e piedi, con terrore capii che ero legata.

Spalancai la bocca, nel tentativo di urlare: ma tutto ciò che uscii dalle mie labbra fu un suono gutturale.

Che intenzioni aveva?

Non avevo avuto il tempo di pensare, perché Sentii un ago entrare nel mio collo.

Nonostante seppi per certo che ero stata sedata, il dolore improvviso mi fece rimanere sconvolta.

Avevano bucato l'arteria tiroidea.

Il panico ebbe la meglio su di me, e iniziai a dimenarmi .

Le gambe sembravano pesare 50 chili l'una, ero troppo provata.

Sarei morta così, pensai.

Rapita E uccisa.

Avrei voluto vedere la faccia del mio aggressore, e scoprire chi potesse essere, ma il dolore che provavo non mi fece muovere.

La vista si stava anebbiando ancora di più, e seppi che se avrei chiuso gli occhi non li avrei più riaperti.

E va bene, mi dissi, se è giunta la mia ora...

Mi lasciai andare, impotente.

**
Era una giornata di sole quella che illuminava Palermo.
La città Era come sempre caotica.
Stavo camminando con lo zaino in spalla, pronta per le lezioni di quel giorno.

Odiavo il liceo , e tutta quella gente stupida che vi albergava.

Non ero la classica figa, avevo pochi amici, e passavo le intere giornate fuori per non stare ad ascoltare le continue lamentele di mio padre.
Mi irrigidii solo a pensarlo.

"Hey Lois" mi abbracció teneramente Brenda.

" Che pAlle oggi, il professore di tedesco, mi farà venire l'emicrania" dissi stufata.

Ci incamminammo verso il corridoio, dove come sempre gli studenti prendevano le loro cose negli armadietti.

Ogni giorno, in quel metro di pavimento tutti si spostavano per far passare le dive della scuola: Lalla e il suo gruppetto di oche.

Le odiavo perché prendevano di mira le ragazze in carne, lanciando oggetti o addirittura insultandole pesantemente davanti all'intera scuola.

Quel giorno in particolare La bionda Vamp si avvicinò a Brenda e me.

"Ohh ma chi abbiamo qui?! la grassona!"

Brenda arrossì per la vergogna, ormai tutti ci stavano guardando.

VAMPIRESDove le storie prendono vita. Scoprilo ora