CAPITOLO UNO

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Il cielo era  plumbeo quella mattina,  e minacciava di mandare un suo acquazzone, così presi l'ombrello e uscii dal piccolo appartamento  nel centro della capitale.

Solo pochi mesi prima vivevo in un monolocale squallido in periferia, ora invece grazie  al mio investimento, le cose erano cambiate; avevo  ritrovato Brenda, una vecchia amica e insieme decidemmo di acquistare  un negozio.

All'inizio fu dura, gli affari non andavano bene ma poi grazie  alla fortuna o alla benevolenza  di qualche Santo i guadagni sono stati più che soddisfacenti.

Uscii dal portone di ferro e m'incamminai felice verso il negozio. Diversi passanti mi salutarono  calorosamente, fu quella gente a darmi la forza quando ne avevo  avuto bisogno. Mi morsi le labbra quando vidi l'insegna lampeggiante del punto  vendita. La vetrina colorata era abbellita da diversi manichini vestiti con abiti sportivi.

"Ciao tesoro, sei già  qui?" Dissi mentre mi toglievo il soprabito
"Si, sono stata al panificio stamattina, ho comprato delle brioches " sorrise.

Brenda soffriva di disturbi alimentari fin dalle medie, nonostante  fosse stata sempre più esile di me, si vedeva tozza nei suoi un metro e ottanta.
"Allora non mangi Lois?"
"No, ho fatto colazione prima di uscire, speriamo solo che con questo tempo entrerà  qualche cliente"

Il negozio era diviso da capi per uomo e donna, molte tute erano in esposizione sui moltemplici  attaccapanni. "Non credo che ci sarà la solita clientela, di solito con questo brutto tempo la gente preferisce restare a casa" osservò  Brenda mentre  addentava il dolce. Annuì.  Sarebbe stata una giornata lunga e noiosa, pensai lasciandomi cadere sull'unica sedia vicino alla cassa.

Odiavo Londra  con la sua umidità  e la sua pioggia. Perché non poteva essere calda come Catania o Palermo? La mia Palermo...Angelo...

Il campanello  che avvertiva l'ingresso di un cliente interruppe i miei pensieri e mio malgrado, notai lo splendido uomo davanti a me.
Mi guardava sorridendo, ma non con le labbra, aveva due occhi azzurri che lasciavano  capire il suo divertimento. Mi girai e capii: Brenda aveva il viso cosparso di marmellata, probabilmente  nella fretta di ingoiare l'ultimo boccone.
Le passai un fazzoletto
"grazie " sussurrò  arrossendo.  
"A lui penso io" aggiunse e si allontanò  con il cliente.

Fuori la pioggia scrosciava senza tregua  bagnando le strade, e una limousine nera era accostata  li vicino. 

Presa dalla curiosità esaminai  meglio l'uomo "Perfetto, questa mi piace molto, la prendo"
aveva un'accento straniero e se fossi stata più  attenta  avrei capito che non era di Londra.
 
Lo straniero pagò e fece per uscire quando si girò  incontrando il mio sguardo.

Era davvero molto bello, pensai mentre sentivo  un calore sulle guance.
Appena  la porta si chiuse Brenda mi raggiuse e vedemmo che quel tipo se ne andò con la lussuosa  vettura. "Mamma mia che figo!" Esclamò.

Che strana giornata  quella, pensai,  quell'uomo mi aveva lasciata con una strana sensazione, sapevo che sarebbe tornato. 
All'ora di pranzo  tornai  a casa. 

La precipitazione  sembrava non dare tregua e Londra giaceva come in un limbo d'acqua.

Per fortuna  avevo il pomeriggio libero.

Notai che una finestra era aperta e la chiusi.
Il mio letto era disfatto, come a testimoniare la mia pigrizia e dall'armadio di quercia sbucavano delle mutandine nere.
Cercai di riordinare  e passai per la camera di Brenda. 
Sul comò  una foto  la ritraeva  con me il giorno in cui le nostre vite erano cambiate, il sorriso le incorniciava il volto e i capelli biondi  erano più  splendenti  grazie alla luce del sole, ciononostante gli occhi marroni tradivano  malinconia.
Sapevo che le mancava Madrid, la sua città  natale.

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