CAPITOLO DUE

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Andreas sorrise, mentre si passò  la lingua sulle labbra, come a voler cancellare il rossetto  che la donna gli aveva lasciato.

L'aria era pesante, si poteva quasi  palpare  e capire che stava schiacciando tutti.

"Siete veramente  molto eleganti" si complimentò.

Brenda arrossì. Evidentemente non considerava  quella donna un'avversaria.

"Come ho già  detto alla tua collega, io sono Andreas Rodgerz"  allungò  la mano e gliela strinsi.

"Lois Brooks"

L'orologio che portava al polso luccicava, probabilmente   incastonato  da qualche  diamante. 
Anche la pelle della sua mano era liscia e morbida, come quella di un bambino.

Questo è  sicuramente  un figlio di papà, constatai innervosita. 

"Lasciate che vi presenti Joanne, la mia collaboratrice, si occuperà  di tutte le pratiche nel caso accettaste la mia proposta".

I suoi occhi erano neri e ogni tanto lanciava  fredde occhiate  verso di noi, i capelli raccolti in un codino assomigliavano alla coda di un cavallo.

"Piacere" disse secca.

Se fossi stata rinchiusa in un armadio, probabilmente  avrei respirato meglio che in quella limousine.

Guardai fuori ed eravamo  nel quartiere  più ricco di Londra: Royal Borough of Kensington and Chelsea, un borgo che si trovava nella parte occidentale della città.

La vettura si fermò  davanti ad una residenza.

Quando uscimmo, rimasi  sbigottita: si diceva che in quella via una  casa costava non meno di cinque milioni  di sterline, però il mio intuito mi diceva che quella villa ne valeva molti di più.

Erano poche le case in Inghilterra  che possedevano un campanello,  tuttavia non mi sorpresi che in quella ci fosse.

L'abitazione era circondata da un recinto di mura, e il portone d'ingresso in ferro battuto, con incisi dei fiori, suggerivano potenza.

Appena  Andreas aprì il portone, un profumo di erba appena tagliata invase le mie narici, un  ciliegio in mezzo al verde sembrava desse il benvenuto  a tutti, e il prato perfettamente curato era fiorito di papaveri e rose.

La porta d'ingresso in vetro lasciava intravedere un atrio  spazioso  ed elegante; quando entrammo notai subito i soffitti altissimi e il suono che rimbombava nelle pareti color beige.

"Prego, discuteremo nella zona relax"

Non c'erano scale, quindi tutta la casa era su un unico piano.
Attraversammo la cucina in marmo bianco e ci fece accomodare in quella che lui aveva definito -Zona Relax- .

Di sicuro era molto di più: le vetrate erano grandi ed alte in mezzo alla porta finestra che dava sul giardino in cui al centro giaceva una piscina con giochi d'acqua.

Mi immaginai la notte in quella sala, a guardare le stelle, distesa su quel divano di pelle  grigio, e sentire il vento entrare dalla porta e accarezzarmi il viso.

"Sedetevi"

Mostrò due sedie davanti alla scrivania di lato vicino ad una parete con carta da parati colorata.
Mi sedetti e aspettai.

Come avevo sospettato Brenda era impaziente; notando la ricchezza dell'uomo ero sicura che avesse già preparato il seguito a quell'incontro.

Un' attimo dopo un cameriere ci portò  un caffè. 

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