Capitolo 53

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Prendo un libro a casaccio tra quelli posati sugli scaffali della mia biblioteca personale, ma sono così distratta dai pensieri che lo faccio cadere con un tonfo, spaventandomi pure per il rumore improvviso.

"Dannazione..." Borbotto mentre mi accingo a raccogliere il pesante volume.

Una lieve brezza mi colpisce la schiena e, nello stesso istante, la sensazione di essere al posto sbagliato al momento sbagliato mi colpisce dura e violenta come un fulmine.

Sollevo lentamente la testa osservando l'oceano di sterpaglie che mi circorda e che si muove come un unico essere ogni volta che quel lieve venticello lo colpisce dolcemente.

Oh no... No... Nono... Ci risiamo... Dove però..?

Un tremolio scuote il terreno, da principio come un brivido, per poi tramutarsi in una scossa poderosa, che mi costringe a terra, osservo con sempre più terrore il suolo che sembra essere sul punto di spaccarsi.

Poi un boato enorme supera tutto, perfino l'orrendo suono prodotto dalla terra gemente di dolore, ed ogni cosa torna a farsi silenziosa e tranquilla, come se nulla fosse successo.

"Non è nulla.... È solo una visione... Tranquilla..." Con respiro pesante, continuo a girarmi aspettandomi chissà cosa.

Mi alzo da terra tremante, completamente instabile a causa delle scosse sismiche e comincio a camminare senza una meta precisa in un primo momento.

Poi lentamente sul terreno si profilano delle spaccature sottili sottili come vene, quasi invisibili a causa degli arbusti morti, ma che pian piano si ingrossano, rischiando di farmi inciampare ad ogni passo se non presto attenzione.

Istintivamente mi fermo sollevando lo sguardo su una voragine, collegando immediatamente il boato a quella tana di coniglio troppo cresciuta.

Esala un fumo denso e nero, dall'odore di putrefazione e malattia, una lampadina di allarme si accende nella mia testa, e prima che possa fare anche solo un passo, un altro boato scuote tutto quanto, eppure sembravano più urla che altro.

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Un brivido rapido mi risale la schiena, e senza nemmeno volerlo mi ritrovo nella camera di Annie.

La ritrovo stessa a terra, in posizione fetale, con un libro in mano.

Ci risiamo... Se non sapessi che è una visione, potrei pensare che sia morta

Sollevo quel corpo ghiacciato ed apparentemente senza vita portandolo sul letto, aspetto pazientemente che si svegli, o meglio, che l'anima torni al suo posto.

Devo trovare una soluzione a questo piccolo dilemma... Se dovesse crollare davanti all'intero Inferno, sarebbe un bel dramma, vorrei tenere nascosta questa sua dote...

Le accarezzo la fronte gelida spostandole le ciocche infuocate cadute sugli occhi, osservo le linee del suo corpo sotto la veste di seta ed un lieve vorticare di ricordi si fa strada nella mia mente: da quando l'ho vista per la prima volta in carne ed ossa a quando nel bar esultava per la vittoria a quei videogiochi, alla prima volta che sono riuscito a baciarla a quando mi sono incazzato così tanto con lei da farle male inconsapevolmente.

Sospiro alzandomi in piedi e andando verso il balcone, scavando più indietro nelle mie memorie, rivedendo fantasmi e volti ormai composti da sola cenere.

Un tuono lontano attira la mia attenzione, rivolgo lo sguardo verso nord, ne avevo percepiti un paio precedentemente, ma non ci avevo dato molto peso.

Ora però... C'è qualcosa di strano... Questa sensazione... Merda

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C-che... Che è questo suono?!

Mi allontano strisciando, ma i rami mi imprigionano come artigli, la paura aumenta a dismisura comprimendomi il petto sotto ad un macigno.

La polvere scende come nebbia fitta, tossisco e mi copro gli occhi cercando almeno un minimo di non farli lacrimare.

Il silenzio è quasi surreale, l'odore pestilenziale cresce a dismisura provocandomi conati di vomito, ma la cosa peggiore sono le risate gelide e terribili, a dir poco crudeli.

Quattro figure si stagliano adesso tra il polverone avanzando lentamente e fermandosi a pochi metri da me.

"Cosssss'è? Quessssto... Odore..." Un sussurro viscido spezza il silenzio.

"Sh." La figura di mezzo avanza di qualche passo "Non siamo soli." La voce è profonda e raggelante.

"Fratello, la presenza è potente." Mormora un'altra voce roca e metallica, come se fosse racchiusa da un elmo o qualcosa del genere.

Trattengo il fiato, spaventata a morte, spaventata di essere scoperta, trattengo un singhiozzo che cerca prepotentemente di scappare dalla gola.

"Amici miei."

Lucifer..?

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"Guarda guarda chi si vede, i Quattro Cavalieri." Mormoro con un sorriso gelido dipinto sulle labbra.

"Lucifer... Ma come ti ssssssei ridotto?"

"Come meglio mi sembrava, ti disturba, Pestilenza?"

L'ombra fa qualche passo indietro rispetto le altre, i loro contorni distorti emanano forte potere.

"Piuttosto, perché non prendete una forma reale? Vorrei vedere i vostri fottuti musi inchinati davanti a me, tanto per cominciare." Spalanco le braccia invitandoli ad ubbidirmi.

Restano fermi, immobili, considerando attentamente se convenga ubbidire ai miei ordini oppure cercare un'immediata ribellione.

"Avanti ragazzi, non volete mica finire rinchiusi un'altra volta in quel posticino che tanto bene conosciamo, vero? Sarò indulgente e dimenticherò che vi siate nascosti quando invece vi richiamavo, piccoli bastardi."

Sono furiosi... Pensano di essere più potenti di me, poveri stolti...

Lentamente si abbassano, mimando un inchino ed assumendo sembianze quantomeno decenti.

"Forme più umane, no?"

Furenti si trasformano in umani a tutti gli effetti, mantenendo purtroppo certe sgradevoli caratteristiche uniche per ognuno dei Quattro.

Pestilenza solleva la testa facendomi la linguaccia, diffondendo così l'odore di malattia e putrefazione, il suo tocco è ancora peggiore, per questo gli lancio dei guanti appositi per lui.

Carestia sorride in modo affascinante, rivelando un aspetto perfetto di un gentiluomo, sa già che se si azzardasse a parlare rischierebbe di causare enormi carestie che avrebbero ripercussioni sulla Terra, pure da qua.

Guerra è il più grosso di tutti, grugnisce lievemente quando faccio comparire l'armatura apposta per lui.

Morte è l'ultimo, i capelli metà bianchi e neri ondeggiano come se fossero immersi in acqua, solleva il volto contratto in un'espressione imperscrutabile, ma gli occhi sono lo specchio delle sue emozioni: la furia cieca e la vendetta sono il centro del suo mondo, faccio oscillare una benda davanti l'occhio sinistro prima di farla cadere.

"Forza, muovete il culo, abbiamo del lavoro da fare."

Look Into My EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora