Capitolo 22

2.4K 210 4
                                    

Si è fatto venire un infarto il bastardo

Taccio e devo anche trattenere la voglia di distruggere quei due sotto gli occhi di Anne.

Quando saprà tutto sono certo che si scaglierà contro di loro per averle nascosto tutto quanto

È addolorata e si sta assumendo la colpa di tutto, non va bene.

La finta madre la conduce al capezzale di Cogiro.

Cogiro e Isdora... Questi sono i veri nomi... Sono due sottospecie di demoni, nati dalla disperazione dei genitori che perdono i figli... Ed hanno avuto il coraggio di sfidarmi

Anne comincia a piangere mentre stringe la madre di Cogiro, Isdora le accarezza i capelli per consolarla.

Esco dalla stanza, non sopporto tutta questa finzione.

Poco dopo Isdora mi raggiunge fuori, la sua espressione è di totale disprezzo.

"Lucifer."

"Isdora."

"Non me la porterai via."

"Non è tua figlia, demone."

La vedo vacillare: ho colpito un nervo scoperto.

"Tu non hai nessun diritto di portarla via!" Sibila come un cobra.

"Io ne ho tutto il diritto invece, mi appartiene da quando è nata, fattelo entrare in testa donna." Replico freddamente "Se fossimo soli vi avrei già disintegrati."

"Non lo faresti mai per il suo bene, sai che non te lo perdonerebbe."

"Posso sempre farlo passare per un inciden..."

Anne esce dalla camera, ha gli occhi gonfi e rossi e per fortuna non ha colto alcuna parola.

"Per favore... Torniamo a casa..."

"Tesoro... Non vuoi restare con tuo padre? Ha bisogno di te..."

---

Mi appoggio a Lucifer, sono distrutta, vederlo in quello stato mi ha messo un masso sul cuore.

"Va bene angelo, andiamo." Sussura contro i miei capelli.

Nemmeno con tutta la buona volontà potrei resistere qui.

Torniamo a casa e lui mi porta nell'immenso soggiorno: un divano enorme occupa il centro della stanza, posizionato di fronte ad un camino dalla struttura riflettente, un tappeto viola scuro ricopre il pavimento, un tavolino da caffè di vetro, alcune librerie sono poste vicino alle finestre e alcune poltrone sono sistemate accanto ad esse, come nella biblioteca.

"Accomodati, hai fame?"

Scuoto il capo, ho lo stomaco chiuso.

"Hai bisogno di mangiare però... Facciamo così: preparo qualcosa di leggero, basta che tu lo mangi, d'accordo?"

Sospiro e mormoro un sì, sto tremando di freddo, quasi se fossi svuotata dalle energie.

Mi rannicchio in un angolo del divano rivedendo continuamente il viso di mio padre intubato.

"Anne..." Mi sveglio di colpo: sono riuscita ad appisolarmi malgrado i brutti pensieri.

Appoggia una coperta sulle mie spalle e si siede sul bracciolo.

"È pronto tra poco, vai a metterti qualcosa di caldo e comodo."

"Non ho vestiti dietro..."

"Lo so, trovi tutto nel solito posto." Sorride.

Look Into My EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora