Scendere le scale mentre hai dei tacchi ai piedi e i tuoi genitori e il tuo accompagnatori ti fissano, non è molto sicuro.
Potresti romperti l'osso del collo e neanche accorgertene.
Con la mia "fortuna" poteva capitarmi qualsiasi cosa.
Scivolare e rimanere a gambe all'aria?
Scivolare o andare addosso a qualcuno?
Quindi iniziai a pregare di non fare niente di quello che stavo pensando potesse succedere.
«Wow» disse Chad appena mi vide.
Mia madre era contenta che per una volta mi vestivo e comportavo da vera signorina.
Quando mi ritrovai davanti a Chad e vicino a mia madre ero in imbarazzo.
«Sei stupenda» mi disse lui.
Si vedeva che mia madre era orgogliosa di me e ne ero felice.
Era tutto merito di quella mattinata passata insieme.
«Grazie» ringraziai educatamente.
Dopo aver salutato mia madre uscimmo e mi diressi verso la borsa che avevo buttato dalla finestra. Chad mi guardava incuriosito.
«Il cambio» spiegai facendogli vedere lo zaino.
Salimmo in auto e ci dirigemmo verso casa sua, dove suo padre aveva organizzato la cena.
«Come sei riuscito a convincere tuo padre a fare una cosa simile?» gli chiesi in auto.
Lui teneva entrambi le mani sul volante e poi mi rispose scrollando le spalle. «Papà aveva già in mente di fare una cena con i figli dei suoi dipendenti. Io gli ho solo detto quando farla».
La casa era rimasta come l'avevo vista la prima volta. Le macchine sul viale erano diverse.
Se i colleghi di mio padre avevano tutte auto lussuose ed eleganti, i figli avevano auto sportive e alcune non erano adatte alle feste come quella, anche se non c'era una regola che diceva con quale auto dovevi andare ad una cena elegante come quella.
Anche se era casa sua, Chad lasciò l'Hummer sul vialetto e quando spende il motore mi disse che non dovevo muovermi di li.
Scese dall'auto e fece il giro.
Mi aprì la portiera come un vero gentiluomo.
«Grazie» lo ringraziai scendendo.
Non l'avevo vista subito, ma notai la Barracuda verde di Colton.
Che ci faceva lì?
«Il padre di Colton lavora per mio padre. Non lo hai visto l'altra volta alla cena perché era fuori città e poi diciamo che nell'azienda suo padre è quasi importante quanto il mio» mi spiegò Chad, vedendomi fissare l'auto del suo migliore amico.
Si era accorto che stavo cercando di capire perché c'era Colton.
Entrando in casa mi accorsi che non c'era nessun adulto. La maggior parte dei ragazzi avevano la nostra età.
Chad iniziò a salutare chi incontrava da buon padrone di casa e io rimanevo in silenzio accanto a lui.
Il suo migliore amico era lì e quando ci vide iniziò ad avvicinarsi sempre di più.
Colton mi guardò come se non capisse per quale motivo ero lì, ma c'era dell'altro.
"Perché sei venuta qui insieme a Chad?" urlavano i suoi occhi.
Chad e Colton iniziarono a parlare fra di loro e il primo mi chiese se volevo qualcosa da bere.
«Un bicchiere d'acqua, grazie».
Io e Colton eravamo rimasti da soli e il suo sguardo mi metteva un po' paura.
«Perché sei qui?» mi chiese.
«Perché mio padre lavora per il padre di Chad» risposi gentilmente.
Anche lui poteva dire al padre di licenziare il mio e quindi cercavo di essere più educata possibile, anche se Colton non mi aiutava granchè.
«So il vero motivo di questa cena. Chad ha convinto suo padre a farla solo per convincere i tuoi a farti uscire con lui. Sono sicuro che dopo questa cena ti cambierai quegli abiti con altri più comodi e te ne andrai alla corsa. Dico bene?» disse lui incrociando le braccia al petto.
Non capivo perché si stesse comportando così. Non avevo fatto niente.
«Sì andrò alla corsa, ma non sei tu che devi decidere con chi deve andarci Chad. E poi io e lui siamo solo amici» risposi.
Iniziavo ad arrabbiarmi, come poteva trattarmi così?
«Meglio così» disse lui nello stesso istante in cui tornò il suo amico.
«"Meglio cosi", cosa?» domandò Chad curioso.
«Niente, le stavo solo chiedendo come stesse» disse Colton.
Chad mi diede il mio bicchiere d'acqua, ma Colton continuava a fissarmi.
Mi dava veramente sui nervi.
«Chad, mi sono dimenticato che mia sorella, Eli, non è potuta venire, ma ti saluta» disse Colton all'amico.
«Ringraziala» disse freddo Chad.
Colton aveva una sorella?
Volevo proprio conoscerla per vedere se era dispotica come il fratello.
Per fortuna i camerieri mi riportarono alla realtà. «Signori, la cena è pronta e sarà servita nel salone qui accanto. Prendete posto, vi ringraziamo».
Sentì delle risatine quando il cameriere disse "Signori", bè io non mi sentivo neanche una minima parte Signora.
Quella sera stavano lavorando molto bene, anche se non mi capitava molto spesso di vedere camerieri servire nelle case.
Loro erano abituati a vedere ragazzini viziati andare a cene eleganti dove si servivano champagne e ostriche a volontà.
Questa era la mia seconda cena di questo genere e non la trovavo granché divertente. La mia mente era già al dopo cena.
Fino a quel momento non avevo dato molto peso alle persone che erano lì quella sera, ma mi accorsi che c'erano alcuni che frequentavano la nostra scuola.
La cena era ottima e alla fine pensavo di scoppiare.
Era ora di sgranchirsi un po' le gambe.
Dissi a Chad che sarei andata a fare una passeggiata in giardino e lui voleva accompagnarmi.
«Devi rimanere qui. Faccio una breve camminata. Non ti accorgerai della mia assenza. E poi sei il padrone di casa» gli dissi.
Lui si alzò da tavola e mi prese per un polso. Mi accompagnò dove teneva le chiavi della sua auto e me le diede. «Quando hai finito la tua passeggiata prendi lo zaino e vieni in casa a cambiarti. Fra poco si parte» disse facendomi l'occhiolino.
Presi le chiavi e mi diressi all'uscita.
Fuori si stava veramente bene e quel grande giardino era fatto apposta per delle passeggiate notturne.
Quando finì di fare la mia passeggiatina mi diressi verso l'Hummer.
Presi il mio zaino e rientrai in casa, dove Chad mi vide subito e mi accompagnò nella sua stanza.
La sua camera era come quella di ogni ragazzo, con trofei sugli scaffali e poster di band o qualche squadra di football o altro.
Lui uscì dalla stanza, ma prima mi spiegò che accanto c'era il bagno e non dovevo preoccuparmi di trovarci estranei.
Mi cambiai in fretta e legai i capelli in una coda di cavallo.
Presi i vestiti che mi ero appena tolta e li misi dentro lo zaino.
Andai in bagno per controllare il trucco e poi scesi di nuovo.
Chad mi disse che doveva andarsi a cambiare e che potevo aspettarlo in macchina.
Intanto Colton era già partito e ci avrebbe aspettato al garage insieme alla Camaro.
Al garage Chad controllò la sua auto e poi ci dirigemmo verso la nostra destinazione.
La gara clandestina.
C'erano già molte auto parcheggiate nella zona dove sarebbero avvenute le corse.
La zona era piena di persone che erano accanto alle loro macchine o parlavano in gruppetti, come la prima volta che ci ero andata.
Quando videro la Camaro che si stava avvicinando si misero tutti ad osservarla, come se fosse passata una bella ragazza o un bel ragazzo.
Adoravo quell'auto e quindi capivo il loro stupore nel vedere quella macchina passare davanti ai loro occhi.
Io che ero sul sedile del passeggero mi sentivo agitatissima.
«Siamo arrivati. Pronta?» disse Chad quando fermò la Camaro parallela alla linea provvisoria di partenza e di arrivo.
Io annuii e scesi dall'auto.
Accanto l'auto di Chad ce n'era un'altra. Lo sfidante era arrivato.
Quando lo vidi cercai di ricordare se lo avevo visto da qualche parte, ma non lo riconoscevo.
Quel ragazzo mi fissava e non prometteva niente di buono.
«Ehi bella bambolina, come ti chiami?» disse il tipo.
Chad si avvicinò e mi si mise accanto «Non chiamarla bambolina, smettila Mark».
Entrambe le volte che ero stata in una corsa clandestina ero stata chiamata con un nomignolo simile (micetta) e non mi piaceva affatto.
Che avevano questi ragazzi con i nomignoli?
Non volevo passare per donzella in pericolo e quindi risposi a Mark. «Sono Asa, il portafortuna di Chad».
«Strano nome per una bella ragazza come te» esclamò lui.
«L'aspetto esteriore a volte può ingannare» dissi io facendogli l'occhiolino.
Mark mi guardò come se fosse incuriosito da me e così propose a Chad qualcosa che neanche immaginava. «Di solito si mettono in palio auto o soldi, ma oggi voglio fare qualcosa di diverso. Se vinco io la bambolina viene con me, e se vinci tu rimane con te. Ti sta bene come premio?» chiese Mark.
Chad mi guardò e nei suoi occhi vedevo che voleva picchiare quello stronzo, ma doveva trattenersi.
L'unica cosa da fare era una. «Accetta».
Cosa mi stava prendendo? Ero impazzita?
Forse era l'adrenalina o forse era qualcos'altro, ma ero sicurissima che Chad avrebbe vinto quella sfida, ma lui non sembrava molto sicuro di riuscirci.
Il mio amico mi guardò con gli occhi spalancati, mi prese per un braccio e mi portò dove Mark non poteva sentirci.
«Asa, ma cosa ti salta in testa?» mi chiese lui mettendomi le mani sulle spalle.
Io ero sicurissima della sua vittoria, in più ero elettrizzata per quella gara. «È solo una gara e sono sicurissima che vincerai, perché sono il tuo portafortuna».
«Se non vinco?» mi domandò di nuovo.
Iniziò a raccontarmi che contro Mark non era mai riuscito a vincere, ma io sapevo con tutta me stessa che oggi avrebbe vinto la gara.
«Non perderai questa volta, perché non mi lascerai andare via con lui. Io voglio tornare a casa solo con te» risposi togliendogli le mani dalle mie spalle e mi riavvicinai a Mark. «Chad accetta la sfida».
«Questa bambolina ha proprio un bel caratterino. Sembra più una gatta selvatica» disse Mark a Chad.
Il mio amico si stava grattando la testa. «Scopro questo suo lato solo oggi, quindi mi ci devo abituare un attimo».
Mark rise e si avvicinò alla sua auto.
Salì ed aprì il finestrino. «Buona fortuna» disse lui a Chad.
«Tranquillo, ha già il suo portafortuna al suo fianco» dissi io facendo la linguaccia al nostro avversario.
Chad che era accanto a me scuoteva la testa.
Era agitato e così cercai di tranquillizzarlo. «Calmati, questa volta saremo noi a vincere».
Era ora di iniziare la gara e Chad mi fece salire sulla sua Camaro nel sedile del passeggero.
Accese l'auto e aspettò che il suo avversario fece lo stesso. Il via arrivò quasi all'istante e mi vidi spiaccicata al sedile per colpa del l'accelerazione.
Chad cambiava in modo pulito e riusciva a stare in testa.
Prima di ogni curva scalava di una marcia e poi aumentava di nuovo.
Avevo l'adrenalina in circolo ed era una sensazione fantastica.
Né io né Chad parlavamo e lui era molto concentrato sulla strada.
Stava andando tutto troppo bene.
La Camaro andava velocissima e quando guardai nello specchietto potevo vedere i fari dell'altra auto.
Chad mi disse che era una tattica. Mark cercava di far innervosire l'avversario standogli dietro e poi al traguardo lo superava come niente fosse, ma Chad era un bravo pilota e non si sarebbe fatto battere da uno che usava tattiche del genere.
Vedevo il traguardo sempre più vicino e il ragazzo che era accanto a me alla guida della Camaro era sempre super attento a non farsi superare da Mark.
Vincemmo la gara, ma per pochi secondi di distacco.
Ero felice di quella vittoria e prima di uscire dalla macchina diedi un bacio sulla guancia a Chad e poi uscimmo dall'auto.
La folla ci inghiottì, ma la fine riuscimmo a ritrovarci.
Chad di prese per le ascelle e mi tirò su. «Sei il miglior portafortuna del mondo».
Io mi avvinghiai a lui con braccia e gambe, e lui dovette mettermi le mani sui fianchi.
Quando mi accorsi che avevo le gambe avvinghiate intorno ai suoi fianchi ritornai la solita ragazza con ancora del pudore e tornai con i piedi per terra con le guance in fiamme.
Oggi stavo dando il meglio di me stessa.
Ero orgogliosa del fatto che per una volta avevo fatto qualcosa di giusto
Mark accettò la sconfitta e strinse la mano a Chad in modo molto virile.
Dopo i vari festeggiamenti, dove non prevedeva dell'alcol (almeno per me) Chad portò la Camaro in garage e mi accompagnò a casa con l'Hummer.
Ora dovevo solo sperare che i miei erano a letto.
«Nonostante tutto è stato divertente» dissi quando stavamo davanti a casa mia.
«Già».
Ci salutammo ed io corsi verso il portone.
Lui non se ne andò fino a quando non ebbi aperto il portone d'ingresso.
Per fortuna i miei dormivano e riuscì ad entrare in camera senza essere scoperta con gli abiti della corsa.
Avevo passato una bellissima serata con Chad, anche se mi avevano rapito gli alieni o altre forme di vita presenti nell'universo.
Bè, forme di vita dell'universo rapitemi più spesso!
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TUTTA COLPA DI JACK [IN REVISIONE]
Romansa[IN REVISIONE] Una bottiglia di Jack Daniels ti può far provare cose che non immagini, ma se esageri ti fa fare brutte figure. Asa se ne accorta quando ad una festa il suo migliore amico le lancia una sfida. Cosa ci può essere di peggio fare una...