20 Capitolo

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Con tutto il coraggio che avevo mi avvicinai a lui.
«Chad, io mi fido di te» dissi quando ero così vicina al suo corpo che emanava calore.
Lo abbracciai al collo con le mie mani tremanti, per farlo mi dovetti alzare sulle punte dei piedi.
Ora eravamo così vicini che il suo corpo mezzo nudo mi inviava scariche su ogni parte del mio.
Lo baciai con passione, ma lui rimase immobile.
Mi allontanai quel tanto che bastava per vedere che la mia maglia era bagnata e così la tolsi.
Non mi ero messa uno dei migliori reggiseni, ma non mi importava.
Chad sgranò gli occhi.
«Asa non lo fare. Mi stai rendendo le cose difficili» disse girandosi di spalle.
Mi avvicinai a lui e lo abbracciai da dietro. Appoggiai la guancia sulla sua schiena nuda e lo sentì irrigidirsi.
«Chad sei tu che stai rendendo le cose difficili. Io mi fido di te» dissi.
Il mio fiato accarezzava la sua schiena e lui rabbrividì.
Si girò verso di me.
«Asa non è questo il modo. Lo so che ti fidi di me, ma sai che se hai bisogno di me io ci sarò sempre» disse guardandomi negli occhi.
Questa volta fu lui a baciarmi come avevo fatto io pochi minuti prima.
Per la prima volta mi lasciai andare e mi aggrappai a lui.
Incrociai le gambe intorno alla sua vita e sentivo contro di me il suo desiderio.
Mi fece cadere sul suo letto come prima avevo fatto con il mio telefono e senza neanche accorgermi lui era sopra di me.
Iniziò a baciarmi il mento e poi il collo.
Mi uscì un gemito di piacere e non riuscì a controllarlo.
Respiravo affannatamente mentre lui era arrivato all'avvallamento dei miei seni.
Mi tolse il reggiseno e lui iniziò a giocare con i miei capezzoli.
Io ero inesperta su queste cose, ma lui sembrava essere molto più che esperto.
Avevo iniziato a pensare cose senza senso senza capo né coda.
«Chad» dissi gemendo.
Era arrivato al mio ombelico e gli stava dedicando molta attenzione con la lingua.
Con le mani accarezza ogni centimetro del mio corpo e non riuscivo più a parlare.
Volevo dirgli di non smettere e di far passare la nostra relazione ad un altro livello.
Mi tolse anche i pantaloni che lui tirò a terra dov'erano gli altri indumenti.
Tornò su di me e continuò a baciarmi e mordicchiarmi.
«Sei bellissima, Asa» disse appena sopra il bordo delle mie mutandine.
Il suo respiro mi fece rabbrividire di piacere e mi morsi il labbro inferiore.
I suoi occhi luccicavano di una luce bellissima e non riuscivo a spostare il mio sguardo da altra parte.
«Chad, io voglio farlo» dissi sottovoce.
Iniziò ad abbassarmi piano le mutandine.
Mi baciò l'interno coscia e inarcai la schiena.
I suoi baci roventi mi mandavano scosse in tutto il corpo.
Io ero nuda, ma lui era ancora in pantaloncini.
Misi le mani nell'elastico dell'indumento e glieli sfilai.
Era bellissimo.
Le mie mani raggiunsero la sua schiena e graffiavano la sua pelle calda.
Non volevo altro che unire i nostri corpi il più possibile.
Volevo che lui entrasse dentro di me.
La sua mano dal mio seno si spostò sul mio fianco molto delicatamente.
Il suo desiderio premeva sulla mia pancia. Volevo toccarlo, ma non sapevo come fare.
Divaricai un po' le gambe e lui premette il suo corpo ancora più vicino.
«Sei davvero sicura di volerlo fare?» mi disse guardandomi negli occhi.
Io annuii sicura.
Lui si spostò quel tanto che gli permetteva di arrivare al comodino per prendere un preservativo e poi tornò da me.
Ruppe l'involucro e poi se lo mise su tutta la sua lunghezza.
Tornò sopra di me ed incrociai le gambe dietro la sua schiena.
«Se vuoi che smetta basta dirlo» mi disse prima di entrare dentro di me.
Era così dolce.
Entrò dentro di me.
Un po' fece male, ma doveva essere normale.
«Ti ho fatto male?» mi disse in un orecchio.
Scossi la testa e lui faceva scorrere le sue mani sul mio corpo.
Le mie unghie graffiavano la sua pelle ad ogni sua spinta.
Sapevamo entrambi che al piano inferiore c'era suo padre, ma nessuno dei due pensava di fermarsi.
Da lente spinte si trasformarono in veloci e arrivammo al capolinea insieme.
Venni urlando il suo nome e lui urlò il mio.
Anche se era uscito da dentro di me continuava a starmi sopra.
Con le dita mi spostò una ciocca di capelli che mi era scivolata davanti alla faccia.
«Wow» esclamò mettendosi al mio fianco.
Ero così appagata che non riuscivo a spiccicare parola.
Si alzò dal letto per andare a buttare il preservativo e tornò con un paio di boxer aderenti puliti.
Quando fu a letto accanto a me, appoggiai la guancia sul suo petto sudato e la mano sopra al suo cuore.
Il suo cuore batteva veloce quanto il mio.
«È stato bellissimo» dissi.
È questo che si dice, giusto?
«Vero» disse appoggiando una mano sopra la mia che stava sopra al suo cuore.
Rimanemmo così, semi nudi e abbracciati, fino a quando non fu ora di tornare a casa.
Ma prima che potessi uscire dalla camera di Chad lui mi disse quelle due parole. «Asa, ti amo».
La mia risposta è stata un po' deludente. «Ehm, grazie».
Vedevo che ci era rimasto male, ma non so perché non riuscivo a dire quelle due paroline.
Uscì da casa sua e me ne tornai a casa di corsa.
Lo amavo, perché gli avevo risposto così?
Non mi capivo proprio.
Quando ci voleva a rispondere "ti amo anche io"?
A volte non mi capisco neanche io.
Arrivata a casa andai in camera e poi mi feci un bagno veloce.
A cena i miei genitori mi guardavano incuriositi per il mio sorriso sulle labbra che non riuscivo a togliere.
Prima di andare a dormire ripensai alle cose che erano successe quel giorno.
Avevo perso la verginità con il ragazzo che amavo, ma non riuscivo a dirglielo.
Il suo "ti amo" mi aveva sorpresa, ma mi aveva anche reso molto felice.
Sono sicura che un giorno riuscirò a dirglielo.
«Ti amo, Chad».






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