28 Capitolo

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  Lasciai la casa di Bonnie e Drew quella notte.
Quando dormivo sul divano mi portavo la valigia dietro, in modo da non dover svegliare Drew.
Lasciai la casa di Bonnie e Drew quella notte.
Quando dormivo sul divano mi portavo la valigia accanto, in modo di non svegliare Drew.
Presi un pezzo di carta e una penna e lasciai un biglietto.


"Bonnie, tu sei la migliore amica che ogni ragazza vorrebbe avere e so che mi mancherai tantissimo.
Mi mancherà il tuo sorriso e il tuo senso dell'umorismo.
Mi mancheranno i tuoi cocktail e i tuoi consigli.
Ci sei sempre stata quando ne ho avuto bisogno e te ne sono grata.


Drew, so che le cose che proviamo non sono le stesse, ma voglio dirti che sarai sempre nel mio cuore.
Ti prometto che ci sarò al concorso.
Mandami un messaggio per farmi sapere l'ora.
Ho deciso di tornare a casa perché ho capito che, quello che provo per Chad non può essere cancellato.
Ti voglio bene."



Lasciai l'appartamento in lacrime e chiamai un taxi.
Quando arrivai a casa la luce della cucina era ancora accesa e quindi provai a bussare.
«Asa» disse mia madre quando mi vide.
Lei mi abbracciò forte e mi fece entrare in casa.
Mi chiese dove ero stata e io le raccontai di Bonnie.
Le raccontai anche che tra me e Chad le cose sarebbero cambiare.
Io amo Chad.
Sarei voluta andare immediatamente a casa di Chad, ma mia madre era brava con le parole e mi disse che potevo andarci il giorno dopo con calma.
Andai a dormire pensando alle parole che avrei detto a Chad.


Mi svegliai grazie alla pioggia che batteva sul tetto.
Si vedeva che stava per arrivare l'autunno.
Misi un paio di jeans lunghi, una maglietta bianca e le Adidas.
Presi la borsa e ci infilai chiavi di casa e telefono.
Uscì dalla mia stanza e in giro non trovai nessuno.
In cucina mia madre aveva lasciato un foglietto sul tavolino.


"Oggi siamo usciti presto.
Questa sera ci sarà la cena dei colleghi di tuo padre.
Non sei costretta a venire se non ti va.
Buona giornata Asa!

La mamma"



Presi le chiavi dell'auto ed andai a casa di Chad.
Il cielo era grigio e la pioggia cadeva giù insistente.
Mi piace quando piove da quando ero piccola e guardare la pioggia scendere dalla finestra della mia camera era la cosa che preferivo di più al mondo.
Mentre la Bmw inghiottiva la strada mi agitavo sempre di più.
Avevo fatto un discorso, ma le parole iniziavano a svanire dalla mia mente.
Arrivata al grande cancello uscì dall'auto per suonare il campanello.
Lo fissai per cinque minuti buoni e la pioggia mi scorreva nelle guance.
«Chi è?» chiese la madre di Chad.
«Buongiorno Signora Evans. Sono Asa» dissi io.
«Oh cara! Ti apro subito. Entra in macchina e non prendere freddo» disse preoccupata per la mia salute.
Entrai in auto come lei mi aveva ordinato, mentre il grande cancello si stava per aprire.
Quando ebbi parcheggiato l'auto, la signora Evans era davanti al portico ad aspettarmi.
Usci dall'auto e coprendomi la testa con la borsa raggiunsi la signora Evans di corsa.
Lei mi abbracciò. «Mi sei mancata molto. Se cerchi Chad è di sopra».
Ero stata così tante volte a casa di Chad e sua madre era sempre molto gentile con me.
Mentre salivo le scale la Signora Evans mi chiamò. «Asa».
Mi girai verso di lei e stava sorridendo. «Chiamami Coleen. Signora Evans mi fa sentire vecchia».
Le sorrisi. «Certo Signor... Certo Coleen».
Più mi avvicinavo alla stanza di Chad e più mi veniva voglia di fuggire.
Mi fermai davanti la sua porta ed ero ad un passo dal bussare.
Forza Asa! Puoi farcela!
Bussai.
Lui venne ad aprire la porta e quando mi vide sembrò sorpreso.
«Asa» disse con un filo di voce.
«Chad, per favore ascoltami! Sono venuta qui per dirti una cosa e per favore non mandarmi via» dissi entrando nella sua stanza.
Ero così agitata che avevo detto tutto senza fare una pausa.
Per colpa della pioggia ero bagnata fradicia e tremavo.
«Che devi dirmi?» disse chiudendo gli occhi e fece un respiro profondo.
Mi stavo massacrando le mani a forza di aspettare. «Ti amo».
Non disse niente. Rimanemmo in silenzio finché lui si mise a sedere sul suo letto.
«Perché me lo sei venuta a dire adesso?» mi chiese.
«Te lo avrei detto anche quando me lo hai detto tu, ma non riuscivo a dirlo. Forse mi hai preso alla sprovvista e non me lo aspettavo. Non lo so neanche io perché non te l'ho detto».
«Ora le cose sono cambiate, Asa. Vorrei dirti che ti amo anche io, ma non riesco a perdonarti come ha fatto Colton».
Non mi guardava negli occhi.
Mi avvicinai a lui e mi inginocchiai davanti a lui.
Gli presi la testa fra le mani e lo obbligai a guardarmi in faccia.
Lo guardavo negli occhi e quando anche lui intrecciò lo sguardo con il mio tutto cambiò.
Mi sembrava di volare. Ero in paradiso?
Quanto mi mancavano quegli occhi che all'inizio mi avevano odiato, poi amato e di nuovo odiato.
«Non voglio stare un altro giorno senza di te. Se tu non mi vuoi, non mi arrenderò a farti capire quanto ci tengo a te» dissi togliendo le mani dal suo viso.
Mi alzai e andai verso la porta. Ora dovevo aspettare. Non so bene quanto, ma sono sicura che un giorno le cose sarebbero andate meglio tra me e lui.
Non riuscì ad arrivare alla porta perché Chad mi aveva afferrato il polso.
«Non te né andare».
Mi girai verso di lui. «Non vado da nessuna parte se tu non vuoi».
Mi tirò a lui e poi mi baciò con passione.
Quanto mi mancavano i suoi baci e il suo corpo premuto contro il mio.
Mentre mi baciava mi spingeva verso il suo letto.
Caddi sul suo letto e mi ritrovai distesa sopra le coperte.
Lui mi fu sopra e continuò a baciarmi le labbra che erano diventate gonfie dai suoi baci.
Non riuscivo a capire se fosse la realtà o solo un sogno, ma sapere che Chad mi amava ancora mi rendeva felice.

TUTTA COLPA DI JACK [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora