14 Capitolo

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  Chad aveva mantenuto la sua promessa.
Quella sera mi ero messa un paio di jeans e una canottiera, con sopra un giubbino di jeans.
Quando arrivai al nostro posto d'incontro lui non era ancora arrivato e lo aspettai.
Pensavo di vederlo arrivare con la sua Hummer, ma mi sbagliavo.
La mia Mustang era proprio davanti a me ed era perfetta.
«Bella signorina, vuole un passaggio?» mi chiese lui aprendo lo sportello da dentro l'abitacolo.
Lui uscì dall'auto ed aspettò che entrassi nel lato del guidatore.
Aveva una camicia bianca con le maniche arrotolate fino al gomito e i jeans sbiaditi e quasi stavo per fuggire per andarmi a cambiare.
La mia canottierina e i miei jeans non potevano competere con la sua eleganza e sfacciatezza.
«Sei sicuro? Non pensavo che me l'avresti fatta guidare già da subito» dissi un po' incerta e troppo sorpresa.
Stavo diventando paranoica, ma Chad mi trascinò all'interno.
Il volante era uno di quelli super tecnologici con vari tasti e già mi piaceva. Lui mi disse che era lo stesso della gara e non lo aveva cambiato.
Prima di partire mi spiegò un po' come mi dovevo comportare e mi disse che sarebbe stato più facile da guidare dell'Hummer.
Ero andata nel panico, ma lui cercò di tranquillizzarmi.
Non ero pronta a guidarla, ma non vedevo l'ora.
Sono strana, vero?
«Sei riuscita a cavartela con l'Hummer, con questa sarà una passeggiata» continuò a tranquillizzarmi e mi mise una mano sul braccio.
Era calda sulla mia pelle e sentì delle scosse molto piacevoli che si divulgarono in tutto il mio corpo.
Misi le mani al volante ed accesi l'auto.
Il rombo del motore era fantastico.
Chad aveva fatto proprio un ottimo lavoro e dovevo ringraziarlo a dovere.
L'auto di Chad aveva il cambio automatico, invece questa aveva quello manuale e quindi avevo a che fare con frizione e acceleratore.
L'auto ruggiva sotto di noi mentre cercavo di dosare gas e la frizione e poco dopo sobbalzò e iniziò a muoversi.
«Bravissima, ora fai inversione» mi disse indicando la direzione opposta.
Lo guardai preoccupata. Non volevo fare danni.
Cambiai senso di marcia e procedetti nella strada che lui mi indicava.
Anche se era la prima volta che guidavo quell'auto stavo facendo progressi e Chad mi aiutava il più possibile.
«Quando il motore va troppo su di giri premi la frizione e cambia marcia con una più alta, poi lasciala piano e via. Se invece l'auto perde potenza cambiala con una più bassa» spiegò.
Feci tutto quello che mi aveva detto ed ero felice di imparare a guidare insieme a lui.
Percorremmo una stradina di sabbia che portava al lago e mi fece fermare vicino ad un tavolo di legno apparecchiato.
Lui mi disse di aspettare a scendere, mentre lui faceva il giro dell'auto e mi veniva ad aprire la portiera. «Ora puoi scendere».
Percorremmo un piccolo viottolo di ghiaia che conduceva al tavolino apparecchiato e non credevo proprio a quello che mi trovavo di fronte.
Al centro del tavolo c'era una candela accesa che illuminava ciò che c'era sopra al piano del tavolino.
Guardai prima il tavolo e poi Chad sorpresa.
«Sei stato tu a preparare tutto questo?» chiesi indicando la tavola imbandita.
Lui annuii. «Si, ma mi sono fatto aiutare anche dalla più buona pasticceria della città».
Come aveva fatto prima con la macchina, mi aiutò a sedermi sulla panchina e poi lui si mise dall'altro lato.
Quando guardai meglio sopra al tavolo non potevo credere ai miei occhi.
Avevo già cenato, ma solo a guardare quei dolci mi facevano venire l'acquolina in bocca.
Il mio stomaco era d'accordo con me, infatti si mise a brontolare.
Io e Chad ci mettemmo a ridere.
Era così perfetto.
Chad prese il piattino che avevo nel mio posto. «Cosa preferisce, signorina?».
C'erano molti tipi di dolci, ma avrei scelto il mio preferito. «Torta al cioccolato».
Lui andò alla ricerca di un pezzo della torta al cioccolato e la mise nel mio piattino.
Da un piccolo frigorifero che stava nel suo lato del tavolo tirò fuori la panna spray e ne mise un po' nel mio piatto.
Prese una forchettina e mi diede tutto quello di cui avevo bisogno.
La torta aveva un bellissimo aspetto e mi immaginavo che doveva essere anche molto buona.
Aspettai che anche lui si riempisse il piatto e poi iniziammo a mangiare, mentre la luna si rifletteva sul lago.
Parlavamo, ridevamo, sembravamo proprio due amici che si conoscevano da tanto tempo, ma noi non eravamo così.
Ci eravamo conosciuti grazie ad uno scherzo del destino e non pensavo che le cose sarebbero andate a finire così.
«A che pensi?» mi chiese guardandomi.
I suoi occhi sembravano entrarmi dentro e non potevo resistere al loro magnetismo.
La luce della luna rendeva più chiari i suoi capelli castani e lo rendevano ancora più bello.
Non si vedeva molta differenza di età fra noi e questo mi piaceva.
«Sto pensando a come siamo arrivati a questo punto. Ci siamo conosciuti grazie ad una mia figura di cacca e ora siamo qui a parlare tranquillamente come due amici che si conoscono da una vita» risposi.
Lui sorrise e quasi non svenivo da un momento all'altro.
O. Mio. Dio.
«Già. Le cose sono cambiate perché non me ne frega altamente di quello che è successo la prima volta che ci siamo incontrati. Voglio dire che mi piaci» disse, sempre guardandomi negli occhi.
Sto sognando oppure ha detto che gli piaccio?
In che senso?
In senso che gli piaccio come amica o un altro senso?
Non ci capivo più niente e stavo diventando paranoica.
Mi diedi un pizzicotto sulla coscia ed ero più che sveglia.
Prese la mia mano che teneva la forchetta, me la tolse e poi mi strinse forte.
Non lo sa che togliermi la forchetta dalle mani equivale a morte certa?
Però in questa situazione potevo chiudere un occhio.
Il mio cuore stava battendo fortissimo e sembrava esplodere.
Si alzò e venne a sedersi accanto a me.
Non aveva mai spostato gli occhi da me.
Mi prese di nuovo le mani sulle sue ed avvicinò piano il suo viso al mio.
Sentivo il suo respiro fresco sulla pelle e il suo profumo che mi inebriava.
Appoggiò delicatamente le sue labbra sulle mie e piano piano mi aprì la bocca con la lingua.
Il bacio diventò sempre più veloce e profondo.
Le mie dita erano intrecciate fra i suoi capelli e le sue mani erano sui miei fianchi.
Tutto questo per me era qualcosa di nuovo e con Chad al mio fianco sembrava tutto più semplice.
Mi staccai un attimo per riprendere fiato e poi tornò a baciarmi.
Eravamo in un mondo tutto nostro e tutto sembrava più bello, ma la realtà ci fece tornare al mondo reale.
Stavo passando una bellissima serata, ma era meglio tornare a casa.
«Forse, è meglio tornare a casa» dissi mentre stavamo parlando del più e del meno seduti vicino la riva del fiume.
Intanto, lui mi aveva dato la sua giacca, perché era un po' più freddo di quanto pensassi.
Anche al ritorno fece guidare me, ma questa volta non ebbi bisogno di consigli.
Quando arrivammo al nostro punto d'incontro mi fermai e spensi l'auto.
Mi girai verso di lui. «Hai fatto un bellissimo lavoro con la Mustang».
Lui mi prese la mano. «Anche tu hai fatto un ottimo lavoro. Hai aiutato anche tu».
Era il primo bacio della buonanotte che non avevo mai ricevuto.
Era il primo bacio della buonanotte che non avevo mai dato.
«Buonanotte stellina» disse lui lasciandomi senza respiro.
«Buonanotte Chad» dissi io aprendo la portiera.

TUTTA COLPA DI JACK [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora