Prendere aria.

1.7K 100 4
                                    

Rimasi sul punto di svenire e solo quando sentii la voce di Clint riuscii a tornare lucida.
"Tesoro che ne dici se ti faccio parlare domani con Valerie?
Sì, da loro un bacio da parte mia.
Buonanotte" sussurrò chiudendo la telefonata.
Su avvicinò e mi sfiorò le spalle.
Mi voltai e prima che potessi dire qualcosa mi disse,
"Vieni con me, ti offro qualcosa da bere"
Aveva sentito tutto pur parlando a telefono, in fin dei conti era rimasto nei paraggi.
Scendemmo le scale e arrivamo al primo piano.
"Signori non..."
"Ragazzo, abbiamo bisogno di un pò d'aria.
Se qualcuno ti domanda siamo usciti, torneremo presto ma se potessi evitare di..."
L'agente all'ingresso sapeva di dover dire di no ma come poteva farlo?
Occhio di Falco gli stava chiedendo una cortesia, poteva davvero dire 《no》?
"Per le undici dovreste rientrare, ci sarà il cambio della guardia ed..."
"Come ti chiami ragazzo?" domandò Clint.
"Mi chiamo Martin, signore"
"Martin, Occhio di Falco ti deve un favore!
E davvero grazie" disse poi scortandomi fuori.
"Grazie" mi limitai a ripetere prima di intraprendere una strada con poca luce.
Camminammo per una ventina di minuti e questo mi fece sentire meglio ma non abbastanza.
Arrivammo in un bar ed entrarammo
"Signori posso offrirvi qualcosa?" domandò il barman vedendoci entrambi accomodarci al bancone.
"Sì, per me una birra.
Per lei invece Vodka liscia...
Doppia per cortesia!"
"No, ti prego!
Se puoi tripla!" richiesi portandomi una mano tra i capelli e sospirando.
Clint guardò il barman che accennò di aver capito e si diresse alla riserva di alcolici.
"Se vuoi parlarne sono qui" mi disse poi.
Non risposi e mi limitai a pizzicargli la mano.
"Ho afferrato il concetto" disse lui zittendosi.
"Sua figlia si chiama Valeria...Valeria!" sussurrai poi.
"Lo so, lo so..."
"Ed io dovevo essere sua moglie!" aggiunsi iniziando a giocherellare con il bicchiere che mi era appena stato servito.
"Valerie sono passati sessant'anni.
Lui è andato avanti, devi farlo anche tu.
Si è sposato e ha avuto una figlia.
Quale è il problema?"
"Il problema è che io lo avrei sposato, Clint.
Io lo avrei sposato.
Se me lo avesse chiesto, avrei detto sì"
"Valerie, eri innamorata di lui.
È normale che lo avresti fatto ma adesso non puoi far altro che voltare pagina" rispose lui guardandomi con quei suoi grandi occhi azzurri.
"Ti passerà, è normale che tu adesso stia in questo modo.
Non capita tutti i giorni di scoprire che il tuo primo amore avrebbe voluto sposarti"
Lo guardai e bevetti tutto d'un sorso la Vodka.
"Sì ma vacci piano, non vorrei dover spiegare a tua sorella perché ti ho riportata a casa ubriaca"
Presi l'altro bicchiere che il barman mi aveva appena servito e lo mandai giù.
"Val vacci piano!"
"Hai ragione" dissi riponendolo poi sul bancone,
"Va molto meglio!" aggiunsi.
Clint sorrise.
"È il vecchio metodo.
«Subisci, bevi, reagisci»" spiegai.
"Rustico ma efficace!" dissi poi.
Clint guardò il telefono.
"È quasi ora, torniamo.
Non vorrei far finire nei guai quel ragazzo, sopratutto perché dovremo camminare un bel pò per...'"
"Sì, andiamo"
"Scusa" sussultò Clint richiamando l'attenzione del ragazzo del bancone.
"Quanto ti devo?" gli chiese.
"Niente signore, offre la casa"
"Grazie" rispose allora lui.
"Grazie e buona serata" sussurrai guardandolo.
Tornammo indietro ed arrivammo puntualissimi trovando Martin ad aspettarci.
"Martin grazie" dissi,
"Di nulla signora"
"Grazie ragazzo, ti dobbiamo un favore"
"Ma si figuri, per me è un piacere.
Ah, dimenticavo, poco fa è passato il signor Rogers chiedendo di voi.
Mi sono permesso di dirgli che eravate usciti per sgranchirvi le gambe" ci raccontò.
"Beh doppio grazie Martin, ancora buonanotte" lo salutò Clinton.
"Buonanotte signori"
Avviandoci per salire le scale ci trovammo dinanzi Sharon.
"Non ci credo" sussurrò Clint.
"Signori non dovreste essere in camera?" domandò lei con aria contrariata.
"Sì ed esattamente lì stavamo andando" rispose Clint cercando di passarle oltre.
"Gli agenti erano pregati di riferire i vostri spostamenti" disse lei guardando Martin.
"Infatti.
Agente Martin può gentilmente darmi il suo cellulare?"domandai lui.
Rimase perplesso, sapeva non aveva chiamato Carter.
Clint gli fece cenno di sì e lui mi passo il proprio cellulare.
Lo presi, lo usai per un momento e lo diedi a Sharon.
"Ecco tieni" disse.
"A me non è arrivata nessuna chiamata e qui non c'è nessuna chiamata in uscita" rispose con aria soddisfatta guardando il display.
In quel momento arrivò anche Jake.
"Che succede?"
"Uno dei tuoi uomini ha lasciato uscire i nostri ospiti senza avvisare"
Jake guardò Martin.
"Posso vedere?" domandò rivolgendosi a Sharon.
"Certo" disse lei porgendole il cellulare.
Lo guardò attentamente per qualche secondo poi disse,
"Questo è il tuo numero Sharon, la chiamata c'è"
L'agente Carter riprese il telefono e guardò ancora rimanendo però in silenzio.
Allora Martin, Clint e Valerie capirono che c'era cascata.
"Tieni Martin" esclamò Jake ridandogli il telefono.
Lui non riusciva a darsi una spiegazione, non aveva fatto nessuna chiamata ma preferì tacere.
"Buonanotte Martin" lo salutai.
"Signori, agente..." sussurrò Clint ed insieme ci diriggemmo al piano di sopra.
Jake che era dinanzi alla rampa di scale si spostò per farci passare.
Martin ci guardò andare via e poi si concentrò sul capo che lo stava fissando.
"Vai a dormire Martin, da ora ci sono io.
Buonanotte"
"Buonanotte signore...signora..." tagliò corto lui filando via.
Ancora non ci credeva.
Salimmo le scale il più velocemente possibile.
"Hai visto la sua faccia?" mi domandò Clint ridendo.
"Oh sì!" rispose facendo lo stesso.
"Era davvero..."
"Sì!" confermò una volta raggiunto l'ascensore per l'attico.
"Grazie Clint, grazie per..."
"Non dirlo nemmeno"
Rientrati Clint andò in camera cercando di non fare rumore mentre io presi del tempo cercando di arrivare al frigo.
Volevo un bicchiere d'acqua.
Improvvisamente qualcuno accese la luce.
"Ciao, sei tornata" mi voltai e vidi Steve in canottiera e pantaloncini.
Per qualche secondo mi concentrai esclusivamente sulla la canottiera, poi cercai di tornare lucida e di guardarlo negli occhi.
"Ciao"
"Io...io...vi sono venuto a cercare perché..."
"Sì, avevo bisogno di aria e Clint mi ha accompagnata" sussurrai.
"Sei sicura di stare bene?" domandò con gli occhi ancora socchiusi per il sonno.
"Sì certo, avevo solo bisogno di fare un giro"
"Bene, volevo soltanto assicurarmi che stessi bene perché ho l'impressione che ci sia qualcosa che..."
"Scusa Steve ma vorrei andare se per te non..." dissi e velocemente mi di diressi alla mia stanza.
"Oh, certo!
Scusa!
Sì vai, a domani"
"A domani, buonanotte" sussurrai entrando e chiudendomi la porta alle spalle.

Romanoff Sisters | Pietro Maximoff Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora