Non si può tornare indietro.

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"Vis...Visione..." sussurrai.
Lui comparve e si diresse verso di me,
"Sì?" chiese.
"Cosa ho che non va? Insomma, tu puoi capire se le..."
Visione si sedette al mio fianco e dolcemente mise una mano sulla mia schiena.
"Non c'è niente che non vada in te, Valerie. Non c'è assolutamente niente che non vada in te.
E no, non sei una persona cattiva e..."
Mi rialzai.
Ero ancora piegata sulle ginocchia ma ero tornata su.
Non ero certa di quanto tempo fosse passato ma a giudicare dalla pesantezza delle mie occhiaie era stato sicuramente troppo.
Avevo pianto ininterrottamente accovacciata su me stessa e ad un certo punto ero persino riuscita ad urlare.
"...non devi temere di esserlo" aggiunse.
Mi girai verso di lui,
"Sono arrabbiata, molto arrabbiata e potrei..."
"Lo so ma so anche che non lo farai.
Non sei più la persona che eri un tempo" mi interruppe.
Iniziai ad inspirare ed espirare lentamente.
"Sono pronta per tornare" dissi.
Visione si rimise in piedi e mi porse la mano.
"Grazie" sussurrai.
"Grazie per avermi portata..."
"Un amico sa quando è il momento di intervenire.
Non volevo ti sentissi oppressa, avevi bisogno di spazio.
Spero di averti..."
Presi la mano e mi alzai.
"Lo hai fatto" confermai.
"Lo hai fatto" ripetei.

***

Tornai in camera sapendo che avrei trovato Natasha ad attendermi e non rimasi sorpresa nello scoprire che con lei ci fosse anche Wanda, entrambe si erano addormentate sul mio letto.
Wanda era sua sorella eppure sentivo di non potercela avere con lei.
La guardai pensando a quando l'avevo conosciuta, a quando avevo iniziato a capirla.
Cresciuta senza genitori l'unico suo appiglio era stato suo fratello.
Maturata troppo in fretta era stata costretta ad accantonare la vita che desiderava per lasciare spazio alla mera sopravvivenza.
E quella in fin dei conti era la sua storia oppure la mia?
Le raggiunsi e mi stesi vicino a loro, averle vicino mi avrebbe aiutato.
Chiusi gli occhi e provai a dormire.

***

Ripresi a bere la mia camomilla augurandomi che la terza potesse anche essere l'ultima.
《Domani andrà meglio》 pensai.
"Posso unirmi a te?"
La voce di Clint interruppe il mio pensiero.
Rimasi in silenzio e lui, proprio come aveva imparato, interpretò il mio silenzio come una risposta.
Si sedette e piegò la sua testa sulla mia.
"Voglio soltanto dirti che ci sono, che ci sono sempre" disse.
Afferrarai la sua maglia ed iniziai a piangere conficcandoci la testa e lui mi abbracciò.

***

Erano le quattro quando Pietro smise di correre.
Per tutta la notte non si era fermato un attimo e le sue gambe erano ormai stremate per la fatica.
Non era comunque stata la stanchezza a farlo fermare ma il senso di colpa, l'opprimente senso di colpa che lo tartassava senza pietà.
Le parole di Wanda risuonavano nella sua testa come un fulmine a ciel sereno.
La rabbia con la quale lo aveva guardato, con la quale gli aveva parlato...non riusciva a dimenticarla.
Più di tutto però era l'espressione di Valerie che gli mozzava il fiato.
L'aveva vista qualche secondo, forse qualche minuto, ma a lui era sembrata un'eternità, eternità durante la quale il suo cuore aveva cessato di battere ancora una volta.
La differenza?
La prima volta la scarica di proiettili lo aveva ammazzato immediatamente, in un attimo.
Adesso il dolore era perpetuo, costante.
《Cosa ho fatto?》 pensò.
Il paradosso di chi è in grado di infrangere la barriera spazio-temporale è che può andare avanti, andare oltre, ma non tornare indietro.
E lui lo sapeva, sapeva di non poter tornare indietro semplicemente perchè non poteva riavvolgere il tempo.
Aveva perso Valerie, aveva perso Wanda, cosa gli era rimasto?
Prese un respiro e cercò di tornare lucido.
Non si era mai sentito così fragile e vulnerabile.
Fisicamente era ben saldo alla superficie ma emotivamente si sentiva come se stesse fluttuando risucchiato da un enorme buco nero.

Romanoff Sisters | Pietro Maximoff Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora