capitolo diciasette

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(Scusate!  Dimenticato uno! )

CAPITOLO DICIASETTE

FRANCESCA

Tornai a casa esausta, e quando entrai vidi Carlo attaccato ai videogiochi e accanto a lui Manuel, che ridevano e scherzavano e la scena mi tirò su un minimo di morale. Il fatto che stessero tornando ad andare d'accordo mi rendeva decisamente felice, erano due delle persone più importanti della mia vita, mio fratello e il mio ragazzo. Non volevo che si odiassero e non si parlassero.

Regina mi corse incontro iniziando ad abbaiare e mi abbassai per accarezzarla, era così morbida che sembrava un peluche. "Ciao piccola, ma che brava cagnolina!"

Regina abbaio e corse verso la cucina, portandomi la palla che lanciai verso le scale, e lei le corse dietro scodinzolando.

"Ciao Fra"

"Ciao amore" mi salutarono mio fratello e Manuel, non distogliendo lo sguardo dal televisore.

Sospirai, non avendo la forza di replicare, e salii al piano di sopra a cambiarmi.

Mi sdraiai sul letto e alzai le gambe, cercando di far circolare meglio il sangue e snellire le caviglie gonfie.

Presi il libro di storia posato sul comodino e la matita iniziando a ripassare per la verifica di lunedì.

Avevo le palpebre pesanti e la voglia di studiare era nulla, ma dovevo... mi veniva voglia di urlare, prendere a pugni qualcosa, ma anche quello richiedeva troppa forza e io ero a zero. Non ero mai stata così stanca in vita mia.

"Stai studiando?" chiese la voce di Manuel e quando alzai lo sguardo lo vidi davanti alla porta. Dovevo essere proprio stanca, non mi ero neanche accorta che aveva salito le scale, e l'ultimo gradino cigolava.

"Ci provo" sbadiglia, sistemandomi meglio sul cuscino.

Manuel venne verso di me, sedendosi accanto e mettendo un braccio attorno alle mie spalle, attirandomi e facendomi posare la testa sul suo petto muscoloso. Ma ero troppo stanca anche per godermelo.

"Voglio che tu lasci il lavoro" lo disse in maniera secca, decisa e mi alzai di scatto, passandomi una mano fra i capelli.

" Cosa? Manuel, non posso. Devo lavorare o non troveremo una casa nostra nemmeno fra cinque anni!"iniziai a protestare, ma lui mi prese le mani e le tenne ferme, fissandomi negli occhi. Sentii una strana sensazione divagare dentro, e fermarsi alla pancia.

"Mio nonno è morto, due giorni fa"

Lo so, me lo aveva detto ed avevamo passato la serata abbracciati, a casa sua, a guardare un film fino a quando non ci eravamo addormentati. Mi dispiaceva così tanto, sapevo che era molto legato al nonno, ma non potevo fare molto. Non ero cristiana, ma sapevo sicuramente quello che avrebbe detto mia nonna, anche lei morta di tumore. Le sue ultime parole erano state: "è il disegno del Signore. Se vuole che io lo raggiunga ci sarà un motivo. Dio sa quello che fa".

Come dicevo non sono molto cristiana, e penso solo che sia stata il tumore a portarsela via, non Dio. Ma non lo avrei mai detto ad alta voce, e non lo feci nemmeno con Manuel, ma gli dissi la frase di mia nonna rigirata. Avevo conosciuto il nonno di Manuel una sola volta, a poco dopo Natale, eravamo andati a trovarlo in ospedale, e mi era stato subito simpatico. Quando aveva saputo che ero incinta non mi aveva guardato male, anzi, sembrava l'unico ad aver preso la notizia come un miracolo, o una sorta di benedizione.

"Manu, sai quanto mi dispiaccia"

"Senti, domani, dopo il funerale dobbiamo andare dal notaio. Mia mamma ha detto che ci sarà anche mio padre, sai, essendo suo padre"
" Ti ho già detto che ci sarò"

L'errore Più Bello Della Mia VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora