Capitolo diciotto

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CAPITOLO DICIOTTO

FRANCESCA

Strabuzzai gli occhi e mi sentii soffocare. Un milione e cento mila euro? E Manuel ne era all'oscuro?

Mi guardai attorno e vidi che nessuno dei presenti ne era a conoscenza, e questo mi stupì ancora di più. "Sapevo che aveva i soldi, ma... davvero così tanti?" chiese Manuel incredulo.

Olivia annuì. "Si, e ha lasciato indicazioni precisi su come dividerli" si schiarì la voce e io mi avvicinai a Manuel, che avvolse il braccio attorno alle mie spalle, avvicinandomi a lui e baciandomi sulle tempie. "Della mia eredità dono mille euro in beneficenza, cinquecento per i bambini africani e cinquecento per la ricerca contro il cancro. A mio figlio Riccardo Eugenio gli lascio duecentonovanta mila euro, per lui e la sua nuova moglie" la donna girò la pagina, ma avanzavano ancora ottocento mila euro e la casa, ed ero in ansia. " La casa voglio che sia venduta, e il ricavato diviso fra mio figlio e mio nipote Manuel Ludovico. Il vaso di porcellana all'ingresso, e i quadri, devono essere venduti all'asta e il ricavato deve andare nelle casse delle organizzazioni di beneficenza, scelte da mio nipote e la sua ragazza, Francesca Caterina Novelli" ora si spiegava il motivo di perché mi aveva chiesto nome e cognome, completi. Avevo il cuore che batteva a mille, Manuel avrebbe avuto metà del ricavato e suo nonno abitava in centro Milano, avremmo ricavato abbastanza soldi per permettere che non lavorassi.

Questa cosa mi stava sollevando come non mai, e l'essere andata a trovare il nonno di Manuel si era dimostrato qualcosa di positivo. "Centomila euro andranno sul fondo di mio nipote, il figlio che nascerà dalla nuova moglie di mio figlio, Viola Marchenti. Tutti i soldi restanti, che si aggirano sui settecentomila e qualcosa, li lascio a mio nipote Manuel Ludovico, alla sua ragazza, con la speranza che un giorno possa diventare sua moglie, e al mio bisnipote"

Sgranai gli occhi e un grido di gioia mi morì in gola, sentii le lacrime calde scendermi lungo le guance. Settecento mila euro! Questo era decisamente un sogno, avevamo i soldi per comprarci la casa dei nostri sogni!

Potevamo farcela.

Mi girai verso Manuel e vidi che anche lui aveva gli occhi sgranati e la confusione e la felicità sul viso. Mi attirò a se, abbracciandomi e baciandomi, al settimo cielo.

Questo era in assoluto il regalo più bello che avessi mai ricevuto.

*

Quando demmo la notizia ai miei genitori quasi svennero, mentre Noemi iniziò ad urlare per tutta la casa, e ci mettemmo subito a cercare sui siti case dove potessimo andare io e Manuel, mentre lui mi faceva un massaggio alla schiena.

Passammo così tutta la settimana, alternando lo studio e Manuel il lavoro. Pernottammo un paio di visite, tutte di case a Pioltello, non volevo allontanarmi troppo dalla zona, c'erano i miei genitori e poteva essere comodo averli vicini. Soprattutto quando sarebbe nato il bambino/a e io ero a scuola mentre Manuel al lavoro.

La pancia nel frattempo continuava a crescere, facendomi sentire sempre più grossa e ormai era quasi inutile cercare di tenerla nascosta. Ma ci riuscivo ancora.

Alcune mie compagne di classe si erano iniziate a insospettire, ma non mi avevano chiesto nulla e non lo avevano chiesto a Noemi.

In casa non cercavo neanche di tenerla nascosta, ma quando uscivo indossavo maglioni enormi, dando sempre la colpa a loro se sembravo grassa.

Ma sapevo bene che il teatrino stava per finire.

*

"Si" esclamai una sera, mentre eravamo sul letto di camera mia a guardare un film al computer. Manuel si girò verso di me e mi guardò perplesso.

In effetti, forse era meglio se prima specificavo il soggetto. "Si, voglio sposarti. Se la proposta è ancora valida"

Manuel si voltò verso di me, ancora lo sguardo confuso e perplesso.

Sarà stata colpa del film, Dear John, e al fatto che fossi più ormoni che altro, ma l'unica cosa che riuscivo a pensare era che volevo sposare Manuel.

" Veramente?"

Annuii e lo baciai, un bacio umido e caldo, visto che stavo piangendo. Ma sempre bellissimo e pieno di amore, che mi faceva sentire come se fossi l'unica donna sul pianeta. "Ti amo e voglio sposarti. Dimentica tutte le ragioni per cui prima ti ho detto di aspettare!"

Manuel si alzò e andò verso la giacca, prendendo la scatolina ed estraendo l'anello. Il fatto che continuasse a portarselo dietro mi commosse, e tornai a piangere.

Anche se avevo le dita leggermente gonfie l'anello entrò come una meraviglia e vederlo lì, sul mio dito, era tutto un altro effetto.

Avevo appena accettato una proposta di matrimonio, a diciassette anni.

Merda, e ora come lo dicevo ai miei?

Scoprire che Manuel aveva chiesto il permesso a loro prima di chiedermelo mi lasciò più che basita

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Scoprire che Manuel aveva chiesto il permesso a loro prima di chiedermelo mi lasciò più che basita.

Ma mai quanto il fatto che mio padre gli avesse dato l'ok. Mio padre! Lo voleva morto Manuel, o forse le acque si erano decisamente fatte migliori di quel che immaginavo.

Mia madre mi abbracciò e iniziò già a fare progetti e a riempirmi la testa di idee su idee, tanto che mi venne un mal di testa tremendo.

Ma di sicuro fu Noemi ad avere la reazione più grande: quando le scrissi che avevo accettato la proposta di matrimonio si sentì un grado dalla casa accanto e dopo nemmeno un minuto era davanti alla porta che mi abbracciava.

" Io voglio essere la tua damigella d'onore!" esclamò, e sentii la sua gioia contagiarmi, e dare ancora più energia.

" Non dovevi neanche chiedermelo! Sai che sei tu!" Fin da bambine avevamo giurato che saremmo state le damigelle d'onore l'una dell'altra. Ed era una promessa che non volevo infrangere.

" Io voglio portare le fedi" annunciò Giulia saltando sul divano. La notizia più due coppe di gelato con scaglie di cioccolato l'aveva resa troppo attiva e non la smetteva di saltare. Quanto avrei voluto avere anche io tutta quell'energia!

" Certo. E papà e Carlo mi accompagneranno all'altare"

Mio padre sorrise, mentre Carlo mi guardò con una faccia da stoccafisso.

"Cosa?"

Mi avvicinai fino a quando non fui a pochi centimetri. " Mi vuoi accompagnare all'altare insieme a papà?" domandai, facendolo sorridere come ormai non capitava da tempo.

Annuì e mi strinse in un abbraccio.

Questa era di sicuro una delle giornate, anzi, settimane, migliori della mia vita.

L'errore Più Bello Della Mia VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora