capitolo venti

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CAPITOLO VENTI

FRANCESCA

Ero pronta. Potevo farcela, anche perché ormai faceva troppo caldo per indossare i maglioni di lana pesante e non aveva più magliette in grado di coprire la pancia.

L'anello non lo indossavo da quando avevamo fatto l'ecografia, me l'ero tolto e non mi era più rientrato, ma quella mattina, stranamente, entrò senza problemi.

Era arrivato marzo con una velocità impressionante e la pancia era cresciuta in maniera impressionante, dovevo rassegnarmi a non vedermi più i piedi e non riuscire a mettere le scarpe senza fare strane acrobazia. Ero passata alle ballerine, semplici da infilare e da togliere.

Mi finii di spazzolare i capelli e mi guardai allo specchio. Mi ero truccata leggermente, ma non ero riuscita a togliere le occhiaie e la stanchezza dal mio volto.

"Ce la puoi fare, infondo devi solo entrare a scuola" mi dissi, guardandomi allo specchio.

"A testa alta" sobbalzai quando Noemi parlò, facendomi girare di scatto. "Se devi fare un'entrata di scena, deve essere a testa alta. E oggi andremo al bar. Andiamo fino in fondo, insieme. E Manuel ha già detto che ci sarà"

" Ti voglio bene" esclamai abbracciandola, anche se non potei stringerla completamente, visto che Nicolò ci divideva.

Il nome era piaciuto a tutti e la mamma aveva iniziato a fare vari bavaglini con il suo nome nel tempo libero.

*

Arrivai davanti alla scuola e mi iniziai a pentire del mio coraggio. Chi me lo faceva fare? Sarei stata sulla bocca di tutti per settimane, se non addirittura mesi.

E non solo io, anche Manuel e probabilmente ci avrebbero tormentato di domande.

"Siete pronti?" chiese Noemi, scendendo dalla macchina. Avevo ancora il giubbino chiuso, e non si vedeva nulla se non un rigonfiamento, ma abbassai la cerniera e liberai la pancia. Era troppo stretto anche il giubbino, ormai.

Annuii e aspettai che Manuel venisse ad aprirmi, prendendomi per mano e aiutandomi a scendere.

Noemi sorrise al mio fianco e mi sentii come in uno di quei film dove la ragazza entra al ballo e diventa bellissima, sotto gli sguardi increduli di tutti. Per me valeva solo l'ultima parte, non ero al ballo ed ero incinta, non bellissima.

Ma li sguardi li attiravo, e anche di parecchie persone che conoscevo. E anche di alcuni professori che non avevo.

Nascosi il volto nel petto di Manuel, che mi strinse a lui giocando con i miei capelli. "Voglio sprofondare, mi sento troppo al centro"

" Tranquilla, sono solo cinque ore!"

Feci una smorfia ma continuai a camminare, entrando nel cancello e poi nel corridoio della scuola, salutando le bidelle che mi guardarono sconcertate.

Manuel mi diede un bacio sulla guancia prima di girare e separarci, lui era nel corridoio opposto al mio.

Continuai a camminare con Noemi, che guardava male e con sguardo omicida chiunque mi fissasse, cosa che apprezzai veramente. " Sarò lo zimbello della scuola" replicai delusa, e affranta. Avevo voglia di mettermi a urlare di non fissarmi, di non guardarmi in quella maniera, ma avrebbe attirato solo più sguardi indiscreti e giudicanti, e non avevo voglia di fare una scenata.

"Secondo te quanto ci mettono a collegare tutto a Manuel?"

La risposta mi si piazzò davanti in tutta la sua troiaggine: Patrizia.

"Sapevo che c'era un motivo se stava insieme a te" sbottò guardando inorridita la mia pancia. " Cioè, io mi dicevo, com'è possibile che uno come Manuel stia con una sfigata di quarta come quella Francesca!?" era insopportabile la sua voce, da ochetta viziata e tutto il mio corpo gridava: dalle un pugno in faccia! Rompile quel nasino che si trova! Ma non potevo.

" E ora la risposta mi si para davanti! Sei rimasta incinta! A meno che tu non stia fingendo per tenerlo con te, per paura che io possa portartelo via!"

Feci una risata nervosa. Mi stava accusando di fingere di essere incinta? " Certo che sei proprio disperata se pensi una cosa del genere!"

" La disperata sei tu che per tenersi stretto un ragazzo si fa mettere incinta!"

Feci un respiro profondo, e invece di difendere passai all'attacco. Ma visto che non ero mai stata brava a ribattere, alzai la mano sinistra. " Sai, credo che allora abbia funzionato visto che mi ha chiesto di sposarlo!"

Vidi Noemi ridere sotto i baffi e Patrizia diventare rossa come un peperone, fissando infuriata il mio anello. " Ti stai inventando tutto! Sei solo una delle tante. Pensi di essere la prima ragazza che ha avuto che pensa che sia suo? Basterà una litigata e avrete chiuso, lui torna sempre da me"

"Illusa" replicai superandola e andando verso la classe, sentendo il cuore perdere qualche battito, ma essendo fiera e orgogliosa di me stessa. Avevo affrontato Patrizia a testa alta e avevo anche vinto.

Noemi si girò verso di me ed esultammo in silenzio, con solo dei sorrisi ebeti.

Ora restava il resto della classe a cui dare spiegazioni.

" Lo sapevo che non eri ingrassata!"esclamò Ilaria venendomi incontro e abbracciandomi, poi mi chiese il permesso e mise la testa sulla mia pancia. "Cazzarola Fra, perché non ci hai detto nulla"

" Preferivo tenerlo nascosto. Mi vergognavo" ammisi, grata che Ilaria non mi guardasse come se fossi un rifiuto o un disastro.

" Chi è il padre. Lo voglio sapere assolutamente"

"Manuel Loreti, della 5° A"

Ilaria per poco non svenne, ma rimase chiaramente scioccata, come ogni altra persona che lo venne a sapere.

" A che mese sei?"

" Quinto" risposi, quando durante l'intervallo mi tartassarono di domande.

" Sai già il sesso?"

Annuii e accarezzai la pancia. " Maschio. Si chiamerà Nicolò"

" Sappi che verrò in ospedale appena partorirai!" annunciò Sara offrendomi una crocchetta, che accettai volentieri.

" Da quant'è che lo sai?"

" Da novembre, circa" ammisi, e poi indicai Noemi " E anche lei lo sa"

" Cosa! Perché non ci hai detto nulla!?"

" Lo avevo promesso" replicò Noemi ridendo.

Infondo non era andata così male, almeno le mie compagne di classe, o la maggior parte di loro, era felice per me. Ce n'erano state un paio che avevano criticato la scelta di tenere il bambino e non abortire, ma non poteva importarmene di meno. Se una cosa l'avevo capita, era che la vita era mia e le decisioni dovevano essere solo e unicamente mie. Nessuno poteva scegliere per me. Non più.

L'errore Più Bello Della Mia VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora