capitolo undici

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CAPITOLO UNDICI

MANUEL

Cazzo.

Avevo combinato un casino. Mi ero fatto prendere dalla paura e avevo attaccato Francesca senza che ne avesse alcuna colpa.

Entrai in casa e la trovai vuota. Mia madre era in ufficio e ci sarebbe rimasta per tutto il pomeriggio.

Andai verso la cucina e senza pensarci due volte presi la birra e iniziai a bere. Non ero mai stato molto bravo con le emozioni, non la valutavo una cosa da ragazzi. Ma l'alcool mi avrebbe certamente aiutato a fare chiarezza. O almeno speravo.

Merda, la mia vita sarebbe cambiata completamente, sarei diventato padre.

Padre!

Io odiavo mio padre.

Era uno stronzo bastardo e da quando si era sposato con Viola non gli rivolgevo nemmeno la parola.

Stronzo.

Aprii un'altra birra e anche quella sparì nel giro di poco.

Si, avevo decisamente fatto una stronzata e alla terza birra e mezza presi il cellulare e provai a chiamare Francesca.

" Pronto, Manu sei tu?" Ero ubriaco, ma abbastanza sicuro che quella non fosse Francesca.

" Patrizia?" chiesi, bevendo l'ultimo sorso.

Lei rise come l'oca che era. " Come mai hai chiamato? Ti mancavo? "

Riattaccai il telefono e provai di nuovo a chiamare Francesca.

Finalmente indovinai il suo numero e mi rispose solo all'ultimo squillo. "Cosa vuoi?"

" Mi dispiace" era di sicuro l'alcool a parlare, ma in vino veritas. Almeno, mi pare fosse questo che aveva detto Francesca una volta.

Silenzio dall'altra parte.

" Fra, penso veramente tutto quello che ti ho detto" continuai. Cosa dovevo dirle ancora.

" Senti, mio padre è uno stronzo e so come ci si sente a vivere con genitori separati. Voglio far parte della sua vita"

" Dimostramelo" replicò fredda attaccandomi il telefono in faccia.

Wow, nessuno lo aveva mai fatto. Ma nessuno era lei.

FRANCESCA

Da quando avevo capito che lo amavo ogni suo gesto faceva sempre più male. E la sua chiamata? Non sapevo se credergli o meno, ma volevo. In fondo al cuore speravo che fosse sincero.

Misi via il cellulare e scesi al piano di sotto, pronta alla mietitura.

Mamma stava spiegando la situazione a papà e dagli urli che venivano dalla cucina non mi sembrava il momento di intervenire.

Il mio cellulare vibrò e quando vidi che era Noemi risposi subito.

" Ehi, cosa succede?"

" Come va con tuo padre?"

Sbuffai e scesi le scale, avvicinandomi alla cucina e avvicinando il cellulare, facendole sentire le grida. " Lei è la mia bambina. Non me ne frega un cazzo di quello! Io lo denuncio quello! È minorenne! Ha solo diciassette anni!"

" Non bene" constatò Noemi e andai a sedermi sul divano, accanto a Giulia che mi lanciò un sorriso, quasi dispiaciuto, prima di tornare a vedere le repliche di Zack e Cody sul ponte di comando su Dinsey Channel.

" Senti, non è che domani, o dopo, puoi passare da me?"

" Come mai?"

Questa volta fu Noemi a sbuffare. " Mia madre ha trovato il test nel cestino di camera mia. Non va mai a guardare e proprio oggi doveva farlo. Pensa che sia io a essere incinta. Le ho spiegato che eri tu, ma vuole la conferma da te. È già pronta a castrare Simone!"

L'errore Più Bello Della Mia VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora