Capitolo venticinque

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CAPITOLO 25

FRANCESCA

Dopo un mese di lavori la casa stava iniziando a non sembrare più abbandonata.

Avevo finito la scuola e i risultati sarebbero arrivati in settimana, mentre Manuel passava le sue giornate a studiare e non ero mai stata così orgogliosa di lui.

Andavo a visitare la casa, la mia casa, ogni giorno per supervisionare i lavori. Con Manuel avevamo deciso un crema per il salotto, e i mobili di suo nonno, le poltrone azzurrine e il divano beige, si abbinavano perfettamente.

Avevamo preso da casa di suo nonno la maggior parte dei mobili.

Ci sarebbero voluti ancora due mesi per finire completamente la casa, avevamo dato la precedenza alla cucina e la camera di Nicolò.

Con il fatto che avevamo scelto di fare il riscaldamento a pavimento avevano dovuto spaccare tutto, ma a metà giugno avevano già finito tutto il piano di sotto e iniziato quello di sopra.

Le scale le avevamo fatte riverniciare di bianco, con i bordi marroncini.

La sala da pranzo avevamo deciso di colorarla di azzurro chiaro, anche se Manuel era redicente, ma Noemi mi aveva sostenuto.

Era stata la mia assistente durante tutto il tempo. Mi accompagnava ovunque, e quando dovevamo scegliere piastrelle o i colori veniva sempre con me e Manuel, e ogni tanto c'era anche mia madre e Giulia, con il suo sguardo critico. Ma era utile.

La cucina avevamo scelto dei toni più caldi, sul marroncino, con una penisola dove poter cucinare.

Avevamo messo anche un tavolo di legno allungabile, sapendo già che Noemi e i miei sarebbero venuti da noi ogni tanto e la sala da pranzo era veramente enorme.

Mamma aveva già dichiarato che i Natali li avremmo passati da noi.

Anche Vanessa era venuta a vedere la casa, e anche lei voleva un pranzo ogni tanto.

Prima dovevamo finire la casa!

Il mio studio lo avremmo fatto più avanti, come la seconda camera. Prima le cose importanti, e visto che ormai la data del parto si avvicinava sempre di più, Noemi era un'ottima motivatrice per gli operai.

Non l'avevo mai sentita mai divertirsi così tanto per urlare dietro alle persone!

*

Arrivai a casa stravolta. Senza che me ne rendessi conto era passato giugno, e ormai era il primo luglio. E io ero ufficialmente al nono mese.

La data del parto era prevista fra tre settimane, non mi stavo ancora preoccupando. Ma la cameretta di Nicolò era già pronta, mancavano solo i mobili!

Camera mia era completamente piena di scatoloni, come quella di Manuel. Mamma aveva pianto diverse volte, dicendo che non si aspettava che lasciassi il nido così presto. E io mi ero messa a piangere con lei!

" Non la smette di scalciare" protestai, sdraiandomi accanto a lui nel letto. Alzai la canottiera ( che avevo fregato a Manuel) e mi accarezzai la pancia.

La mano di Manuel prese la mia e guardò l'anello. "Ho pensato a una data"

" Quale?" chiesi, curiosa. Ci mancava solo quella, l'abito ero già andato a vederlo, lo aveva provato Noemi al mio posto, e lo avrei riprovato dopo il parto.

" Il due settembre. Il giorno del nostro vero primo appuntamento"

" Quando mi portasti a Milano e salimmo sul Duomo?" ricordai. Il miglio appuntamento della mia vita (l'unico).

Manuel annuì. " Si, sai, credo che quel giorno abbia iniziato a provare qualcosa per te"

" Pensi?" replicai, ma allo stesso tempo rimasi colpita dalle sue parole. E anche innervosita. Se provava qualcosa per me, perché non mi chiedeva di metterci insieme? O un secondo appuntamento!

" Il due settembre... dobbiamo vedere se la chiesa è disponibile"

" Lo è" mi sorprese lui. Posò la testa sulla mia pancia, facendo infuriare Nicolò che iniziò a calciare, e mi guardo " Oggi non riuscivo a studiare e ho fatto qualche ricerca. Sono disponibili sia la chiesa che il castello"

Avevamo deciso che come location saremmo andati a pranzare e finire i festeggiamenti, nel giardino di un bellissimo castello non molto distante da qui. Lo avevamo visitato una volta, dopo aver fatto l'ultima ecografia, e me n'ero innamorata.

Mi abbassai verso di lui per baciarlo. Dio, quanto lo amavo!

È decisamente il mio primo vero amore. E come ho letto da qualche parte: "il primo amore o te lo sposi o te lo porti dentro tutta la vita"

Per mia fortuna me lo sposavo, non saprei cos'avrei fatto senza di lui.

In meno di un minuto chiusi gli occhi, accoccolata sul petto di Manuel, e mi addormentai.

*

Il giorno dopo lo accompagnai al torneo di basket, organizzato la mattina stessa, dai suoi compagni di squadra.

Più che altro, mi fece capire, era una scusa per conoscermi.

Avevamo scoperto che aveva gli orali il nove luglio, sperai solo che riuscissi ad andarli a vedere, non volevo perderli, ci teneva.

I suo compagni di squadra, di cui uno Gabriele, suo compagno di classe, mi chiesero tutti di sentire scalciare Nicolò.

Ma tanto non la smetteva un secondo, e le facce che facevano quando sentivano il calcio mi faceva ridere ogni volta.

Bhe, non proprio, perché Nicolò mi faceva male, ma la loro espressione ripagava il dolore.

Manu aveva già organizzato una grigliata nella nostra nuova casa con tutti i suoi compagni, sia di classe ( una volta finiti gli esami), sia di squadra, e non ero riuscita ad oppormi.

Speravo solo che Nicolò non nascesse in quel periodo, anche perché probabilmente sarei diventata isterica senza dormire la notte.

" Ehi bellissima, se sei stanca dimmelo che andiamo a casa!"

Annuii e lo baciai, sedendomi sugli spalti e messaggiando con Noemi, in quel momento al mare con sua madre.

Stronza.

Era partita una settimana fa, e sarebbe tornata domani, ma il fatto che lei fosse al mare e io no mi faceva arrabbiare.

Ma avevamo già deciso, io, i miei fratelli, e Noemi, che appena avessimo avuto i soldi avremmo comprato ( o costruito) una casa a Cervia, dove di solito passavamo le vacanze.

Anche io avevo sempre passato l'estate lì, e volevo che anche Nicolò vedesse il mare almeno un mese all'anno.

Si, sarebbe stato bello avere una casa al mare di famiglia.

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