capitolo ventidue

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FRANCESCA

Sembravo una balena. Era ufficiale, più di così non potevo ingrassare!
Continuai a fissarmi allo specchio, ma non riuscivo a riconoscermi. Quello strano essere nello specchio non potevo essere io!
Più lo fissavo e più l'ansia mi cresceva. Era ormai così evidente che fossi incinta... e che fossi prossima a partorire.

Non so il perché, fino a qual momento avevo continuato a pensare che avrei avuto più tempo, ma di tempo non ne avevo. Eravamo a metà aprile, e verso la fine! Ero praticamente al termine!

Oltre che alla fine della scuola, e Manuel ai suoi esami.

E non avevamo nulla per Nicolò, se non i bavaglini ricamati da mia madre.

Iniziò ad assalirmi il panico e scesi al piano di sotto con le scarpe in mano e il cellulare nell'atra. "Mamma!" urlai, cercando di trattenere l'ansia.

"In sala" urlò e girai l'angolo, per trovarla seduta al tavolo con davanti alcune cartellette, dovevano essere di qualche paziente. Alzò lo sguardo e mi fisso perplessa. "Si?"

"Non abbiamo niente! Nessuna culla, nessun passeggino, un biberon o una tutina!" iniziai ad urlare disperata, e sentendo Nicolò scalciare.

Probabilmente si sentiva tirato in causa.

"Vuoi andare con Manuel?"

"Voglio che vanga anche tu!" replicai, avvicinandomi camminando con la schiena inarcata all'indietro.

Era una cosa che avevo sempre trovato buffa nelle donne incinta: il loro modo di camminare. Ora non più! Era l'unica maniera per spostarmi che non mi facesse perdere l'equilibrio, o mi sbilanciasse!

" Chiedi a Manuel se oggi pomeriggio può. È il mio giorno libero"

Senza farmelo ripetere due volte composi il suo numero e rispose dopo nemmeno tre squilli. "Ciao amore"
"Tu oggi vieni a fare shopping con me e mia madre. Dobbiamo comprare qualcosa per Nicolò!"

Lo sentii esitare leggermente, e poi sospirare per cedere infine.

Quando Noemi lo seppe volle venire con me, e così anche Giulia. Erano diventate le mie guardie personali da qualche mese, ma non è che la cosa mi dispiacesse più di tanto.

*

Quel pomeriggio andammo allo spaccio della Prenatal, e credo che nessuno di noi avesse passato tanto tempo in un negozio!

"Amore, cosa te ne pare di questa?" chiesi, mostrando una carrozzina. Avevo scoperto che mamma aveva tenuto il nostro lettino, e che di quello non dovevo preuccparmi. Per fortuna.

La carrozzina era beige e bianca, dei colori neutri e che andavano benissimo per un maschio, e per un'eventuale femmina.

" Poi diventa un passeggino, e Nico dormirà qui dentro probabilmente per i primi mesi di vita" spiegai leggendo le illustrazioni.

" Ed è anche in offerta!"
"Non abbiamo problemi di soldi" replicò lui e io alzai gli occhi al cielo.

"Non mi interessa. Ma non voglio sperperare tutti i soldi che ci ha lasciato tuo nonno in meno di un mese!"

Manuel mi baciò sulle labbra, tranquillizzandomi come solo lui sapeva fare. "Se ti piace va più che bene!"

Sorrisi e la presi, iniziandola a spingere e mostrandola a mia madre.

"Fra!" esclamò Giulia, venendomi accanto con in mano una manciata di tutine, una più bella dell'altra. Adoravo i vestiti per i bambini, erano così belli!

Alla fine le presi tutte, tranne una che era invernale e non gli sarebbe mai andata bene.

Biberon, ciucci e pannolini furono nei miei pensieri per le ore successive, a guardare su internet le recensioni e scegliere i migliori, facendo scaricare la batteria del cellulare di Manuel, che si mise in un angolo a giocare a Clash.

I ragazzi e questo stupido gioco! Tutti ossessionati!

*

Quando tornammo a casa, Manuel con noi visto che quella settimana si sarebbe fermato a dormire da me, venne il secondo grande problema: dove mettevamo tutta quella roba?

La carrozzina ci stava, ma per il lettino avrei dovuto far sparire la scrivania, o la cassettiera, e non ero ancora pronta.

" Potremmo spostare il letto da quella parte e mettere la culla sotto la finestra!"

Scossi la testa per la pessima idea che aveva avuto Manuel. Non mi piaceva per niente l'idea di metterlo sotto la finestra.

Alla fine, dopo ore di discussioni e spostamento di mobili da parte di Manuel e Carlo, eravamo tutti esausti e non riuscii nemmeno a tenere gli occhi aperti per finire di vedere il film.

Manuel mi aiutò a salire le scale ( cosa parecchio difficile quando si è incinta e stanche) e mi buttai a letto, seguita da lui.

Mi abbracciò e sentii il petto sfiorarmi la schiena, mandandomi infinite scintille. A parte i baci era così tanto tempo che non andavamo... oltre.

Bhe, credo per via del problema Nicolò e il fatto che fossimo sempre stanchi o impegnati con qualcosa, ma una cosa era certa: mi mancava. E sapevo che mancava anche a Manuel, e per quanto lo amassi e mi fidassi di lui, era sempre un ragazzo e questo mi dava un minimo di preoccupazione.

L'errore Più Bello Della Mia VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora