capitolo ventinove

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CAPITOLO 29

FRANCESCA

Il giorno dopo fummo rimessi, il che era un bene visto che Manuel avrebbe avuto gli orali fra nemmeno tre ore. 

Il primo viaggio in macchina fu terrorizzante. Avevo una paura cane, lasciare l'ospedale mi rendeva irrequieta. 

Non c'erano più le infermiere ad assistermi, passo per passo, e con Manuel avevamo deciso che le prime notti le avremmo passate a casa dei miei. 

La sua camerette nella nuova casa era pronta, ma io non me la sentivo ancora di tagliare la corda. 

Avevo ancora bisogno della mia mamma. 
Poi saremmo andati a vivere da soli, ma avevo bisogno della mia di mamma. Ero completamente inesperta e non sapevo come comportarmi. 

Avevo imparato a cambiare un pannolino, e lo avevano imparato anche Manuel, Giulia, Carlo e Noemi, e dopo le prime difficoltà riuscivo a tenerlo attaccato al seno.

Ma dovevo ancora imparare a fare il bagnetto, e a riconoscere i vari tipi di pianti. 

Con sorpresa di tutti, era incredibilmente calmo. Non lo avrei mai detto dai calci che tirava quando lo avevo in pancia. 

La notte si svegliava ogni tre ore, e mi tenevo la carrozzina accanto al letto. Manuel si lamentava in continuazione, ma si faceva perdonare alzandosi ogni tanto e cullandolo fino a quando non si riaddormentava. 

Il giorno degli orali era andato benissimo, erano venuti tutti i suoi amici, e io con Noemi, che si era talmente innamorata di Nicolò che aveva pensato di farsi congelare e svegliare quando sarebbe stato più grande!

I professori, finito l'esame, avevano voluto conoscere Nicolò, e alcuni tenerlo in braccio. La prof di matematica mi aveva chiesto se l'anno dopo ci sarei stata, e non avevo esitato a rispondere: volevo prendere il diploma e andare all'università. 

*

Quando entrammo nella casa nuova, la nostra casa, era la fine di luglio, ma tutti i lavori erano completi: mancavano solo i quadri da appendere e gli scatoloni da aprire.

Manuel aveva insistito per mettere un sofisticato sistema d'allarme, ma se devo essere sincera, faceva sentire meglio anche me. Non credo che qualcuno, se non gli hacker che si vedono nei film, sarebbe riuscito ad entrare senza attivare uno degli antifurto. 

Si, c'erano una miriade di password da mettere prima di uscire, ma ne valeva la pena. 

Manuel continuava a lavorare nell'immobiliare con il padre, ma stava pensando di cambiare agenzia.

Nicolò era... tutto. 

Era diventato il mio unico pensiero in qualsiasi momento della giornata. Non riuscivo a separarmi da lui, e anche mentre facevo i compiti o studiavo per la patente ( Manu mi aveva convinto), lo avevo in braccio. 

Era bellissimo, e la copia esatta di Manuel: aveva anche i suoi occhi, di un colore più grigio-verde, ma altrettanto belli. 

L'unica cosa negativa: ero talmente stanca che la sera crollavo appena posavo la testa sul cuscino! 

L'errore Più Bello Della Mia VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora