capitolo ventisette

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FRANCESCA.

Venni portata nella mia stanza dopo tre ore.

Ero stanca morta, facevo fatica a tenere gli occhi aperti, ma non volevo separarmi da lui. Da mio figlio.

Era così bello, e anche se era nato prematuro, era in perfetta salute. Pesava tre kili e cento ed era una copia esatta di Manuel.

I capelli erano chiari, con molta probabilità biondi.

Lo speravo, se avesse avuto i capelli di quel colore, e i suoi stessi occhi, avrebbe fatto una strage di cuore.

Mamma aveva detto a Giulia, rimasta con Claudia e Noemi, di attaccare fuori dalla nostra porta la coccarda.

Dopo un'ora erano nella mia stanza.

"Oh. Mio. Dio! Voglio un figlio anche io! È ufficiale!" esclamò Noemi quando prese in braccio Nicolò.

Aveva un odore così buono, quell'odore tipico dei bambini neonati.

" Com'è essere mamma?" mi chiese la mia di madre.

" Fantastico!" esclamai. Tutto il dolore, la fatica e la stanchezza del parto erano spariti nel momento esatto in cui me lo avevano posato sul petto.

" Aspetta di passare la prima notte insonne. E i mesi seguenti!"

" Esiste sempre la nonna!" replicai, mentre lei lo cullava.

Anche papà e Carlo, appena preso in braccio il nipote, avevano abbracciato Manuel, mettendo fine a qualsiasi conflitto rimasto.

Ero ancora la piccolina di papà, ma ora ci sarebbe stata Giulia.

Mi dispiace per lei!

*

Il giorno dopo, dove dormii tutta la notte e venni svegliata la mattina per allattare, vennero tutti i parenti e le miei compagne di classe a trovarmi.

" è bellissimo!"

" Ha le tue labbra!"

" I capelli sono sicuramente biondi!"

Ero euforica. Non riuscivo a smetterlo di essere.

Dopo nove mesi ero diventata mamma, e fra poco anche moglie.

I miei parenti lottarono per il monopolio di Nicolò la maggior parte del tempo, compresa zia Geltrude. Solo che nelle sue braccia iniziò a piangere, provocandomi un sorriso sotto ai baffi che feci fatica a nascondere (non è una delle mie zie preferite).

Anche gli amici di Manuel vennero a trovarci, ma non gli diedi il permesso di entrare in camera. Anzi, le infermiere lo vietarono.

Così io e Manuel andammo nella sala d'attesa con il lettino trasparente, e Nico fu al centro dell'attenzione per vari minuti, poi iniziarono a parlare di altro.

Maschi.

"Amore, io vado a casa. Devo ripassare per gli orali!" mi disse Manuel, baciandomi.

Annuii e lo fermai, cingendogli il collo. " Sappi che verrò lo stesso a vederti. Porterò Nicolò, magari si addolciranno i prof!"

" Sarebbe bello! Sono quasi tutti interni!"

Ottimo, avrei visto quel rompipalle di diritto.

" Ti amo"

" Anche io"

L'errore Più Bello Della Mia VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora