#19

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SCUSATE L'ASSENZA! HO FINITO GLI ESAMI E QUINDI TORNO A POSTARE
capitolo 19
Nash pov's
Appena apro gli occhi, allungo lil braccio per cercare il corpo di Jessy. Ma non è accanto a me. Mi guardo intorno, stropiciandomi gli occhi. Metto i piedi fuori dal letto e barcollando scendo al piano di sotto,attraversando prima il lungo corridoio che odora di lavanda. Lo stesso odore dei suoi vestiti. Da piccolo mi faceva impazzire. La mamma di Jessy avrà fatto di sicuro il bucato. Quando arrivo all'ultimo scalino,faccio fatica a vedere la persona che ho davanti e all'impatto,mi sembra ancora di stare dormendo.

Jessy pov's
"Jessy?!" la voce di Nash mi da balzare in aria. Appena mi giro lo vedo sul primo scalino che cerca di tenersi al muro, ancora senza maglietta e con i capelli disordinati.
"Dimmi."
"Come cavolo ti sei conciata?" si sposta davanti a me. Mi aspettavo questa reazione da parte sua.
"Cosí,come vedi"
Gli faccio un mezzo sorriso. Si stropiccia gli occhi.
"Vai subito a cambiarti!"
Mi indica le scale con il dito.
"No,adesso vado, sennò faccio tardi"
Prendo lo zaino e giro le chiavi nella serratura per aprire la porta.
"Dove vuoi andare alle 7.00 di mattina?!"
Chiudo la porta alle mie spalle senza rispondere alla sua domanda e mi allontano il prima possibile da casa,prima che Nash cerchi di riportarmi dentro a calci nel culo. Non so precisamente dove voglio andare. Svolto l'angolo e seguo la piccola strada che porta al fiume vicino al parco, quello dove andavo da piccola con la mia tata, prima che la sua stupida malattia la portasse via da me e dal resto del mondo. Tutti sapevano quanto ero legata a lei e tutti sapevano che lei c'era più di mia madre. Quando io avevo circa cinque anni gli è stato diagnosticato un cancro al cervello e curarlo era quasi impossibile, hanno detto i dottori. Hanno deciso di aspettare e non fare niente. Non ho pianto il giorno della sua morte. Mia madre mi diceva sempre che le lacrime non risolvono mai niente, che non risolvono i problemi, che non ti ridanno le persone indietro. Forse non voleva che piangenvo per lei,non lo riteneva opportuno. Ho seguito ciò che mi ha detto e il giorno della sua morte neanche una lacrima scese dai miei occhi. Mi stupi di me stessa. Tutti si sorpresero e si complimentarono con me per quanto fossi forte. Ma quella non era la verità. Non sono mai stata forte. Ho sempre seguito alla lettera quello che mia madre mi diceva,perché pensavo che erano i consigli migliori da seguire. Solo con il tempo mi sono resa conto che non era affatto vero, e che forse i suoi consigli erano solo un'enorme bugia.
Non mi lamento della mia vita. È bella, ma solo in parte. So di essere fortunata rispetto ad altre persone e non mi lamento affatto di questo. Appena arrivo vicino al fiume, mi siedo su un masso. Lo stesso in cui mi siedevo da piccola. Ho continuato a venirci sempre dopo la sua morte,come per ricordarla e per ringraziarla. Di esserci stata. Mi raccontò del suo primo amore e del secondo. Quando lo raccontava gli occhi le brillavano. E quando era sull'orlo delle lacrime,gli accarezzavo una delle sue guancie rosate e gli ripetevo quella stupida frase:" le lacrime non risolvono mai niente, non risolvono i problemi, che non ti ridanno le persone indietro". Lei accennandomi un sorriso mi rispondeva:" però ti fanno sentire più libera". Quella era la verità. Ho iniziato a non credere più a mia madre e alle sue grandi bugie. Da quel giorno piangevo sempre,ogni volta che volevo sentirmi più libera.
"Che sorpresa vederti qui"
Una voce familiare mi fa sobbalzare e distrarre dai miei pensieri. "Come cavolo sei conciata?" e scoppia a ridere.
"Cosa ci fai anche qui Cameron? Mi perseguiti per caso?"
Si siede sul masso accanto a quello dove sono seduta io.
"Niente,mi sono alzato presto e ho voluto venire qui. Penso che l'aria sia migliore,non credi anche tu?"
Non gli rispondo.
"Perché ti sei vestita cosi?" dice guardandomi dalla testa ai piedi in modo malizioso.
"Non posso?"
"Stai calmina eh....Solo che non è da te"
"Ma se mi conosci da neanche una settimana?"
Si alza in piedi e posizionandosi davanti a me si mette di nuovo a ridere.
"Basta ridere! Sei capace di fare solo questo nella vita?"
A questa frase si ferma.
"Cara Jessy Bentley, io non ti conosco da solo una settimana."
Sono confusa. Devo avere paura?
"Ti conosco da tutta la vita."
Si devo aver paura.
Questa volta scoppio io a ridere.
"Ma cosa cazzo dici? Mi conosci da una settimana e basta..."
"Te eri quella insopportabile bambina che andava in vacanza nella sua casa al lago con la sua perfetta famiglia ogni estate. Non è così?"
"Come fai a saperlo?"
"E che all'età di tre anni mi rubava tutte le macchinine per darle a mister occhi azzurri."
Resto senza parole. E che all'etá di tre anni mi rubava tutte le macchinine. Era lui? Il misterioso bambino che non voleva mai dirmi il suo nome ma che pretendeva che giocassi con lui? Era lui il bambino con cui giocavo da piccola tutte le estati. Era lui.
"Eri tu?"
"Si Jessy ero io. Solo quando ho scoperto il tuo nome e cognome ho capito che eri tu. Me lo sono ricordato perché sono più grande di te.... Poi abbiamo smesso di giocare e sai perchè?"
Scuoto la testa
"Perchè la tua famiglia e la mia hanno litigato per una stupida cosa che non hanno mai voluto dirmi. In quella casa al lago eravamo e siamo ancora vicini di casa."

Do you trust me?||Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora