#87

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Capitolo 87: come una volta.

Sento il respiro pesante di
Cameron,dietro la mie schiena. Adesso il tempo,sembra essersi fermato. Le urla,le voci,tutto...
"Andiamo a casa Jessy. Subito" dice mio padre quasi con calma,come se fosse davvero stufo e deluso da me,da Cameron e da questa situazione.
So bene che lo è,che avrebbe voglia di non vedermi mai più o di rinchiudermi dentro un colleggio per ritrovare la vecchia me e imparare come si vive davvero.  Come se si potesse ancora tornare indietro e salvare qualcosa di quel che ero,prima di incontrarlo.
Ho quasi paura di quello che mi dirà una volta usciti di 0qua,una volta che saremo soli.
"Scappi ancora dai tuoi problemi Arnold? Proprio come una volta?" Chiede,facendo riaffiorare nella sua mente quel brutto giorno,significativo per la vita di Cameron e per quella di sua madre e sua sorella.
"Non sai cambiato per niente...chissà se Anna è cambiata; vorrei rivederla di nuovo"
Mi guarda, mi fissa, come per trovare un qualcosa in me.
"Non parlare di mia moglie!"
Urla mio padre,superando le voci di tutti. La sua faccia cambia quasi colore,quando quelle parole escono potenti dalla sua bocca. Si avvicina a lui e lo prende per il maglione blu,facendolo alzare dalla sedia.
"Sei diventato più violento?" Gli tira un pugno dritto in un occhio.
"Ti stai rendendo conto che stai facendo tutto tu? Ricordo che quel giorno eri bravo solo a parole..."
È così furioso, non l'ho mai visto così prima. Chissà quel giorno,com'era.
"Incazzato,proprio come quel giorno" dice, stupendomi,come se mi avesse letto nella mente.
Gli tira un altro pugno,poi un altro e un altro ancora,facendomi guardare mio padre con occhio diverso,senza riconoscerlo del tutto. Odia la violenza,cerca di farne sempre a meno,di solito. Ma adesso...adesso non è Arnold Bentley; non è mio padre.
"Papà basta!"
Ci pensa Cameron, a far smettere tutto, come aveva cercato di fare una volta.
"Basta! Sono problemi nostri e tu non dovresti essere qui!" Urla contro mio padre. Nei suoi occhi,vedo come un luccichio che presto,si trasforma in una lacrima e scende lenta sulla sua guancia asciutta. Cameron non piange mai di fronte a nessuno.
La asciuga in fretta,prima che suo padre possa vederlo.
"Allora c'è del buono in te,caro Cameron" troppo tardi.
Mi prende la mano e usciamo di corsa fuori da qui,allontanandoci.
"Andiamocene." Dice in fine quando siamo già usciti.

"Perché cazzo ho pianto davanti a lui? Perché mi sono mostrato così debole?! Perché?!" Urla,contro se stesso,mentre prende a calci l'erba e il vuoto. Abbie dev'essersi trovata in questa situazione. Immagino,i pensieri e la rabbia di Cameron in quel momento.
Ora capisco,cosa poteva provare. Mentre lui era incazzato con il padre ha dovuto pensare anche a lei,con il suo pensiero che forse,faceva più rumore di tutti gli altri. Ha dovuto sopportare,non solo la litigata con il padre, ma anche l'addio di una persona che l'aveva quasi cambiato.
Chissà se fosse rimasta,come sarebbe ora Cameron. Magari nessuno parlerebbe male di lui. Nessuno avrebbe paura di lui. Nessuno lo giudicherebbe.
É stata tutta colpa di Abbie.
"Cameron...delle volte capita. Tante volta sono lacrime di rabbia,furia e nervoso; non per forza di tristezza."
Cerco di calmarlo,in qualche modo,ma lui continua a sgridare se stesso.
"Non dovevo ascoltarti! Non dovevi venire! Non dovevo coinvolgerti in tutto questo!"
Mi alzo dalla panchina e vado verso di lui,cercando di fermarlo e guardarlo negli occhi:
"Io sono qui,capito? Non sono andata via. Sono qui,come sempre"
Dico cercando di trovare un po di calma.
"Oggi, e come se avessi rivisto quella scena da capo. Come se fossi tornato a quel giorno."

Do you trust me?||Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora