Capitolo 1

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Allyson White

Mi sveglio ogni giorno molto presto, forse perché gli uccellini, come piccoli messaggeri di un'alba implacabile, si sistemano sul davanzale della mia finestra, o forse perché non chiudo mai le serrande, lasciando entrare la luce di un giorno che non sembra voler tardare. O forse, più semplicemente, è perché negli ultimi tempi chiudere gli occhi e trovare il sonno è diventato un'impresa impossibile.

Allungo la mano verso il comodino e prendo il telefonino, come se stesse per partire un viaggio attraverso le note della mia playlist preferita. Ironica scelta di nome "buon risveglio", secondo la mia famiglia, che trova la mia musica troppo triste o romantica. Premo play su "Wherever You Will Go" dei The Calling e mi alzo per dirigermi verso il bagno.

«Buongiorno, Otto. Che ne pensi? Oggi sarà una giornata splendida?» sussurro al mio cane, che mi guarda con occhi pieni di sonno. La notte è stata un susseguirsi di giramenti nel letto, e ogni tanto sentivo il suo muso posarsi sul mio petto, come se volesse dirmi: «Tranquilla, Allyson, sono qui con te.»

Mi sfilo il pigiama e lo getto nella cesta del bucato, come se stessi liberandomi di un peso invisibile. Entro in doccia, sperando che il getto di acqua calda possa sciogliere le tensioni e liberare la mia mente. Ma ho scoperto che questa speranza è una chimera; né l'acqua né il bagnoschiuma ai frutti di bosco riusciranno a far partire questa giornata con il piede giusto.

Avvolgo il mio corpo e i miei lunghi capelli neri in morbidi asciugamani bianchi. Quando rientro nella stanza, mi accorgo che né Otto né Ashley sono presenti, il che significa che mio padre è salito a svegliare mia sorella.

Apro l'armadio e mi vesto con un semplice intimo bianco, una canottiera, un maglioncino di lana bianco, pantaloni termici neri, jeans e i miei scarponcini autunnali preferiti. La mia pelle chiara, già palida di per sé, sembra quasi riflettere ancora di più il bianco del maglioncino, così decido di truccarmi con delicatezza, per far risaltare i miei occhi azzurri e le labbra carnose. Mi guardo nello specchio e sorrido, un gesto che, come mi ha detto una vecchia psicologa, dovrebbe aiutarmi ad affrontare la giornata. Ogni mattina, mi ritrovo con un sorriso finto stampato sulle labbra, una maschera per le sfide del giorno. Faccio due semplici treccine ai miei ricci ribelli, lasciando il resto dei capelli liberi sulla schiena.

Scendo le scale e rispondo distrattamente ai messaggi delle mie amiche, che ogni mattina sembrano lanciarsi in una corsa sfrenata, soprattutto dopo che la scorsa notte è stato pubblicato il calendario sportivo scolastico, con qualche bel giocatore che ha posato senza maglietta.

Do un bacio con la mano alla fotografia appesa alla fine del corridoio, le sorrido, e prima di entrare in cucina, sospiro.

Un'altra giornata senza di te.

«Buongiorno, famiglia!» esclamo con un sorriso radiante, mentre deposito un leggero bacio sulla guancia di mia madre, che, come al solito, è intenta a preparare la colazione con l'abilità di una chef che dipinge il suo capolavoro mattutino.

«Buongiorno, tesoro,» risponde lei, con una dolcezza che sembra attenuare le ombre della giornata. Il suo semplice sorriso è come un faro che illumina le nuvole oscure, ricordandomi che, anche se il mondo può sembrare grigio, se lei riesce a trovare la gioia, chi sono io per negargliela?

Mi siedo al mio solito posto, afferrando la mia tazza come si afferra un calice prima di un brindisi. Verso il latte, che scivola dentro come un fiume che cerca il suo corso. In un batter d'occhio, mia sorellina Ashley si fa strada, in braccio a papà.

«Buongiorno, figliola. Dormito bene?» chiede papà, mentre mi bacia i capelli cercando di infondermi serenità e si siede al suo posto con un gesto che è ormai un rituale quotidiano.

IL GIOCO DEI COLORIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora