Josh Cooper
Rimane immobile tra le mie braccia per qualche minuto, il suo respiro lento e costante, come se stesse cercando di assorbire tutta la serenità che ci circonda. Il silenzio che ci avvolge sembra quasi irreale, rotto solo dal fruscio lontano del vento e dalle voci smorzate degli spettatori in arrivo. Le luci dei riflettori illuminano il campo, creando giochi di luce sul ghiaccio, che brilla come una distesa di diamanti sotto di noi. Le ombre lunghe si allungano sul terreno, quasi ipnotiche. Poi, con un gesto leggero e naturale, si stacca da me. Le infilo il mio berretto sulla testa, un po' troppo grande per lei, ma le sta sorprendentemente bene. Si appoggia di nuovo alla mia spalla, volgendo lo sguardo verso la pista ghiacciata.
Le gradinate cominciano a riempirsi lentamente, e un mormorio crescente riempie l'aria. L'attesa della partita si sente, quasi palpabile, e io ne sono intrappolato. Vorrei baciarla. Voltarmi verso di lei, avvicinare il mio viso al suo, lasciare che le nostre labbra si incontrino. La tentazione cresce in me a ogni secondo che passa, ma so che sarebbe sbagliato. Solo la notte scorsa sono finito a letto con Emily, e ingannare Allyson sarebbe un'ingiustizia. Non posso iniziare qualcosa con lei basato su una bugia, non sarebbe corretto.
«Sei molto silenzioso,» sussurra, girandosi leggermente verso di me. Le sue labbra si piegano in un sorriso timido, e il suo naso si arriccia in quel modo tenero che conosco bene, quello che fa ogni volta che cerca di capire cosa stia succedendo nella mia testa.
«Sì, lo so. Prima di ogni partita parlo poco,» rispondo, cercando di sembrare rilassato, anche se dentro mi sento un nodo di emozioni confuse. La pressione della gara e i miei sentimenti per Allyson si mescolano, rendendomi inquieto.
«Ho portato anche la fotocamera. Magari ti scatterò qualche foto,» dice con un tono scherzoso, cercando di alleggerire l'atmosfera.
«Solo magari?» la guardo, fingendo di essere offeso.
«Le mie amiche mi distrarranno, sai? Probabilmente finirò per concentrarmi sui ragazzi dell'altra squadra invece che su di voi,» risponde ridendo, e io scuoto la testa, sorridendo anch'io. È sempre così leggera e spontanea, sa come farmi sentire meglio, anche senza accorgersene. Si mette a controllare il suo telefono, e io chiudo gli occhi per un attimo. Devo concentrarmi sulla partita. La tensione percorre il mio corpo, ogni fibra è pronta per l'azione. Devo essere veloce, preciso, coordinato. Ma non riesco a smettere di pensare a lei.
«Josh,» mi chiama ridendo sotto voce.
«Dimmi.»
«Lo sapevi che i polpi hanno tre cuori?» chiede, mostrandomi lo schermo del telefono come se avesse appena scoperto un segreto incredibile.
«Cosa?» rido anch'io, sorpreso dalla sua stranezza.
«Ho scoperto anche un'altra cosa!» esclama con quell'entusiasmo genuino che la caratterizza.
«Che cosa?» le chiedo, divertito dalla sua energia.
«Esistono persone che hanno paura delle parole lunghe.»
«Ma sei seria?» la mia sorpresa è genuina, ma il suo modo di raccontarlo mi fa sorridere.
«Sì! Guarda qui, si chiama hippopotomonstrosesquippedaliophobia. È una fobia rarissima!» scoppia a ridere, e la sua risata è così contagiosa che mi ritrovo a ridere con lei. Allyson è così: spontanea, buffa, sempre capace di sorprendermi con la sua allegria, con quella leggerezza che mi fa dimenticare per un attimo la pesantezza dei miei pensieri.
Mi avvicino al suo orecchio e, con un sorriso, le sussurro: «Comunque, ti sta davvero bene il mio berretto.» Vedo il leggero rossore che le colora le guance, un rosa delicato che noto sempre più spesso ultimamente. Mi piace vedere queste piccole sfumature nel suo viso, come un segno di qualcosa che forse anche lei sta cercando di nascondere.
«Se hai freddo, puoi tenerlo,» aggiungo, cercando di mantenere il tono scherzoso, anche se il battito del mio cuore si fa più veloce.
«Non ho freddo, tranquillo,» risponde, ma il rossore sul suo viso dice il contrario. «Sembra però che le tue guance stiano diventando più rosse delle mie ultimamente. Ti faccio effetto, eh?» provoco, cercando di nascondere il suo imbarazzo con una risatina.
«Non è vero, non sono rosse,» ribatte fingendo serietà, ma il suo viso la tradisce.
«Scusa, volevo dire... bordeaux,» scherzo, dandole un colpetto leggero sulla spalla. Ridiamo entrambi, e nei suoi occhi vedo quella luce brillante che mi fa desiderare di restare qui con lei per sempre, dimenticando tutto il resto.
«Devo andare,» dico con un sospiro, alzandomi in piedi mentre cerco di ignorare il desiderio di restare ancora qualche secondo. «Che mi dai come portafortuna?»
«Cosa vorresti?» chiede, alzando un sopracciglio con aria maliziosa.
«Un bel bacio,» rispondo, il cuore che accelera, come se fosse la cosa più naturale da dire.
«Josh!» esclama, ridendo, ma c'è qualcosa di dolce nei suoi occhi. Mi chino vicino alla sua testa e le lascio un bacio leggero sul berretto, il più innocente possibile, anche se dentro di me c'è un tumulto. Vorrei di più, ma per ora, questo deve bastare.
Lei sorride e scuote la testa, divertita. Saluto i nostri amici, che iniziano a prendere posto sulle gradinate, e mi avvio verso la squadra per il riscaldamento. La tensione inizia a crescere. Il primo fischio della stagione si avvicina, e io sento quel familiare nodo allo stomaco. È sempre così prima della prima partita di campionato, ma stavolta, con Allyson che mi guarda, sono sicuro che andrà tutto bene.
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IL GIOCO DEI COLORI
أدب المراهقين|In Riscrittura| Vi ricordate l'adolescenza? Quel periodo in cui le emozioni si trasformano in tempeste, i sogni diventano nebbie che avvolgono i pensieri, e gli amori sono come cristalli pronti a frantumarsi al minimo tocco. È un'epoca magica, inte...