Capitolo 28

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Josh Cooper

«Faccio gli ultimi minuti di cardio e ho finito» la informo, girandomi verso di lei. È sdraiata a testa in giù su una panca, intenta a giocare con un gioco sul mio telefono. Annuisce distrattamente e fa un cenno con la mano.

«Sei così lento quando corri, comunque» dice ridendo mentre si siede e mi guarda. Anche io inizio a ridere e lei mi sorride divertita.

«Comunque, fai come se fosse tuo» borbotto, vedendola lanciare il mio telefono sopra il borsone.

«Si è bloccato, è stupido quanto te» esclama fissandomi.

«Forse l'hai impallato tu» rispondo, alzando gli occhi al cielo.

«Comunque hai un bel ritmo» dice poi, quasi di sfuggita.

«Non avevi detto che ero lento?» le faccio notare.

«Scherzavo, era per motivarti.»

«Ora capisco tutto» le rispondo ridendo e le lancio il mio asciugamano. Lei lo afferra al volo, lo annusa per scherzo, facendo espressioni buffe.

Certe volte sembra davvero una bambina.

«Andiamo?» le chiedo, iniziando a mettere via le mie cose. Lei annuisce e si alza.

«Dove mi porti a prendere il frappè?»

«Solito posto o, per una volta, vuoi cambiare?»

«Per una volta, voglio cambiare» mi risponde guardandomi dritto negli occhi.

«Allora so dove portarti» le dico sorridendo, e lei mi segue. Dopo esserci cambiati e aver preso la macchina dal parcheggio, ci mettiamo in marcia verso un piccolo bar fuori città, immerso tra gli alberi. Da lì, la vista regala uno scorcio bellissimo del bosco circostante.

«Wow, sembra di essere in un film.»

«Ti piace?» le chiedo, mentre parcheggio l'auto. La struttura è di legno, perfettamente integrata con la vegetazione circostante. Un grande cartello con su scritto Tutto è perfetto se si è in due ci accoglie, e appena lo legge, Allyson inizia a ridacchiare. Ci sono tavolini anche all'esterno, ma il cielo non sembra promettere bene: una leggera pioggia comincia a cadere non appena scendiamo dall'auto.

«È davvero un posto curato, molto verde e... romantico» commenta, sistemandosi il giubbotto mentre ci avviamo verso l'ingresso.

Una signora anziana ci accoglie con un sorriso gentile e ci fa accomodare al primo tavolo disponibile. L'interno ha uno stile che ricorda un bar degli anni '50, e noto lo stupore negli occhi di Allyson mentre osserva l'arredamento con curiosità.

«Sembra quasi un appuntamento romantico» sussurra ironica, sorridendomi. Infila una moneta nel jukebox del tavolo e preme il pulsante per far partire una canzone. Delle dolci note anni '50 cominciano a suonare in sottofondo, aggiungendo una nota nostalgica all'atmosfera.

«Forse potrebbe diventarlo» scherzo, guardandola.

«Puzziamo e siamo vestiti con abiti da palestra, non può essere il nostro appuntamento» ribatte, arrossendo leggermente.

«E perché no?» insisto.

«Josh!» mi richiama, sempre più imbarazzata. «Finiscila!»

«Va bene, va bene. Ma se smetti di arrossire, possiamo ordinare il tuo frappè.»

«Non sto arrossendo!» protesta, spostando lo sguardo altrove, cercando di nascondere il rossore che le colora le guance.

Mi piace farla arrossire, mi piace vederla felice e a suo agio.

Ordiniamo due frappè, e per un po' restiamo in silenzio, gustandoceli. Poi, come sempre, rompiamo il ghiaccio con qualche battuta. Iniziamo a ridere, a scherzare, a far suonare il vecchio jukebox. Per una volta, siamo solo due ragazzi di diciassette anni, senza aspettative, senza pressioni, solo vivendo il momento così com'è, con semplicità e spensieratezza.

IL GIOCO DEI COLORIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora