Allyson White
<<Ti ho portato le lenzuola pulite e delle coperte nuove>>, dice mia madre, varcando la porta della mia stanza. La febbre che mi aveva consumato durante la notte è finalmente scesa. Mi sento ancora un po' rauca, con il naso chiuso, ma la breve influenza che ha invaso il mio corpo sta lentamente lasciando spazio a un senso di leggerezza. Ho passato tutta la mattina avvolta nel mio completo sportivo, un abbraccio di tessuto caldo e confortevole mentre mi immergevo nelle pulizie della mia stanza. Un atto quasi catartico, come se riordinando il caos esterno potessi placare anche quello dentro di me.
Negli anni, la mia stanza è cambiata, seguendo la mia crescita come uno specchio fedele. Da piccola, era una fiera del rosa, con disegni di unicorni che cavalcavano arcobaleni infiniti, poster di principesse, bambole sorridenti e giochi sparsi ovunque, come se ogni angolo fosse un piccolo regno incantato. Poi, durante l'adolescenza, quella magia infantile si era dissolta come nebbia al sole. Il rosa era stato sostituito da colori neutri, classici. Ora, il mio rifugio è un luogo di essenzialità, ma con qualche tocco personale. L'enorme armadio di legno scuro troneggia nell'angolo, accanto a un letto matrimoniale dalla testata di legno, che puntualmente spingo contro il muro per lasciare più spazio. Una parete è ricoperta da fotografie, illuminata da un filo di luci che sembra catturare momenti passati come lucciole in una notte d'estate. La scrivania sotto la vetrata è dove passo ore a disegnare, mentre la libreria accanto, decorata da foglie che ho raccolto nel corso degli anni, racconta una storia di passione per i libri e la natura.
<<Non puoi stare in mezzo alla corrente>>, aggiunge mia madre con tono deciso, mentre chiude la finestra con un gesto fluido. Da qualche minuto ha ripreso a piovere, e io stavo iniziando a sentire quella piacevole sensazione di freschezza che non provavo da quasi un anno. Prima dell'incidente, amavo la pioggia. Mi incantava il suo ticchettio sulle finestre, il profumo dell'aria umida e fresca che si diffondeva come un balsamo per l'anima. Ma ora quel suono mi turba, perché è lo stesso che mi ha accompagnato durante i giorni in ospedale. Da allora, il rumore della pioggia è come una mano gelida che mi stringe il cuore.
<<Ieri avete fatto le ore piccole!>>, dico, girandomi verso mia madre. Ha appoggiato le lenzuola e le coperte sul letto, ma come suo solito non ha perso tempo a rifarlo al posto mio. Un gesto che mi fa sorridere: è sempre così, lei.
<<Era da un bel po' che non rimanevano così tanto>>, dice ridendo tra sé e sé, probabilmente ripensando a qualche scena divertente della sera precedente.
<<Vi siete scolati anche un bel po' di bottiglie>>, aggiungo, gettando uno sguardo curioso al tavolo in soggiorno dove ho visto i resti della serata.
Mia madre si ferma, girandosi verso di me con un sorriso furbo. <<Quelli non sono affari tuoi, in realtà. Siamo adulti, nessuno doveva guidare, ci siamo divertiti e non abbiamo recato danno a nessuno. Ma non pensare che tu possa fare lo stesso: sei ancora troppo giovane per queste cose.>>
Sospiro e scuoto la testa, divertita. <<Tranquilla, mamma. Non bevo, e lo sai.>>
<<Lo so>>, risponde lei, piegando un angolo del lenzuolo con un gesto preciso, <<ma è sempre meglio ricordartelo. Poi, mi fido di te.>>
Sento quel calore familiare ogni volta che parla così. Mentre mi giro verso la scrivania, inizio a tirar fuori qualche bozza di disegni per la sfilata. Devo realizzare qualcosa di nuovo, qualcosa di semplice ma d'impatto. Kate vuole che gli abiti vengano messi all'asta, un'idea brillante per raccogliere fondi extra oltre al biglietto d'ingresso.
<<Devi raccontarmi qualcosa?>> domanda mia madre, avvicinandosi, con quel tono che so prelude a una chiacchierata importante.
<<Che io sappia, no>>, rispondo senza voltarmi. Il nostro rapporto è sempre stato diretto e aperto. Mia madre ha sempre trovato il modo di farmi sentire a mio agio, sia che parlassimo di argomenti leggeri o di quelli più seri, come i rapporti con i ragazzi o le responsabilità che ne derivano. Abbiamo avuto conversazioni senza filtri su tutto, dalla prevenzione alle scelte giuste. Forse è il fatto che sia infermiera, sempre in contatto con medici e pazienti, che l'ha resa così pragmatica.
<<Vuoi che ti rinfresco la memoria?>> insiste con un tono ironico, mentre si sistema meglio il maglione sulle spalle.
<<Se devi rinfrescarmi la memoria tirando in ballo papà e ciò che pensa di aver visto stamattina, preferisco rimanere nella mia ignoranza>>, ribatto, voltandomi finalmente verso di lei. Lei mi sorride, complice, come se sapesse già cosa stessi per dire.
<<Diciamo che quando stamattina vi ha visto tutti e tre addormentati, ha quasi chiuso un occhio>>, racconta, ridacchiando mentre raddrizza una piega nel letto. <<Si è ricordato di quando dormivate tutti insieme da bambini. Poi però ha cercato di fare l'uomo alfa, dicendomi che alla loro età lui non sarebbe rimasto solo a dormire. Ma sai com'è, gli uomini devono sempre dimostrare qualcosa.>>
<<I suoi viaggi mentali saranno iniziati subito dopo>>, aggiungo con un sospiro rassegnato.
Mia madre annuisce, divertita. <<Esatto. Sapendo che i ragazzi dovevano giocare, è salito a svegliarvi. Ha detto che ti ha trovata 'appiccicata' a Josh.>>
<<Appiccicata?>>, chiedo confusa.
<<Vi siete baciati?>> chiede improvvisamente, con un tono innocente che so essere solo una trappola.
<<Mamma!>>, esclamo, sentendo le guance arrossire. <<No, non mi sono baciata con Josh, e non lo farò! Siamo solo amici.>>
Lei mi guarda con aria scettica, ma non dice nulla. <<Anch'io ero amica di tuo padre, lo sai? Poi, a diciotto anni è nato tuo fratello, a venti sei arrivata tu, e poi sono arrivati anche il cane e tua sorella.>>
<<Mamma, ti prego!>>, dico esasperata. <<Io e Josh non stiamo insieme.>>
Lei sorride, avvicinandosi per darmi un bacio sui capelli. <<Va bene, ti credo>>, dice, ma mentre si allontana, aggiunge con un sorriso malizioso, <<Anche se stai arricciando il naso.>>
La guardo uscire dalla stanza e mi lascio sfuggire un piccolo urlo frustrato. I miei genitori hanno costruito questa casa con sacrificio, speranza e amore, ma ultimamente il loro mondo sembra essere andato in frantumi. L'incidente ha cambiato tutto: prima erano felici, o almeno lo sembravano. Ora, ogni sorriso sembra spezzato, come una finestra incrinata dalla tempesta.
E quella felicità, una volta così solida, è sparita il giorno in cui le porte dell'ospedale si sono spalancate.
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IL GIOCO DEI COLORI
Teen Fiction|In Riscrittura| Vi ricordate l'adolescenza? Quel periodo in cui le emozioni si trasformano in tempeste, i sogni diventano nebbie che avvolgono i pensieri, e gli amori sono come cristalli pronti a frantumarsi al minimo tocco. È un'epoca magica, inte...