Allyson White
La notte era trascorsa in un'agonia senza fine. Ogni minuto sembrava durare un'eternità, e solo quando le prime luci dell'alba si infiltrano attraverso le tende, i miei occhi iniziano finalmente a cedere alla stanchezza. Ma ormai, è troppo tardi.
Ero rimasta sveglia, immersa nelle mie lacrime, mentre sentivo il pulsare costante del braccio sinistro. Mi ero promessa tante volte che avrei smesso. Ma quando il dolore diventa troppo insopportabile, questo è l'unico modo che conosco per alleggerirlo. L'unico modo per rendere il tormento più tangibile, per sentirlo sulla pelle, fisicamente, come se questo potesse cancellare o almeno oscurare quello più profondo, quello che vive dentro di me.
Sollevo la manica della felpa mentre mi guardo allo specchio in bagno. Le impronte dei miei denti sono ancora fresche sul braccio, rosse e gonfie. La mia mano scivola leggera su quei segni, come per convincermi che vanno via, anche se so che non lo faranno presto. Ho iniziato per caso, subito dopo l'incidente. Quando non riuscivo a piangere, quando avevo bisogno di sentire qualcosa di reale su di me. Un dolore fisico che mi ricordasse quello emotivo.
Mi sciacquo il viso, sperando che l'acqua gelida porti via un po' della stanchezza. Ma quando mi guardo nello specchio, vedo solo una versione stanca e distrutta di me stessa. Il riflesso è pallido, gli occhi arrossati e le occhiaie scure.
Mentre mi cambio in fretta, la porta della stanza si apre all'improvviso. Mio padre spunta sulla soglia, con l'aria affrettata di chi sta per uscire.
«Io e la mamma andiamo a lavoro, per qualsiasi cosa chiamaci, okay?» dice, la voce preoccupata. Mi infilo la maglietta al volo ed esco dal bagno, cercando di mascherare la mia stanchezza con un sorriso forzato.
«Va bene,» rispondo piano.
Lui mi osserva, e so che ha notato qualcosa. Lo vedo nei suoi occhi. «Tutto bene?» mi chiede, scrutandomi con attenzione.
«Sì, tranquillo,» mento, cercando di sorridere ancora.
Lui annuisce, ma il dubbio resta. «Sei pallida.»
«Ho dormito poco... ho fatto tardi a guardare una serie.» Cerco di sembrare convincente, ma la verità è che non sono sicura se ci crede davvero.
Mio padre sospira e mi lascia un bacio tra i capelli prima di uscire. Un bacio che ha il sapore della preoccupazione, ma anche di quel genere di amore che non sa come aiutarti davvero.
Dopo averli salutati, sento il campanello suonare. Mi sporgo verso la finestra e vedo Jared, che sorride da dietro il cancello.
«Ora ti apro, un secondo!» urlo mentre corro ad aprire, il vento gelido mi colpisce il viso appena apro la porta.
«Come va?» domanda lui, con un pacchettino tra le mani.
«Meglio,» rispondo, un po' sorpresa. «Come mai sei qui?»
Jared sorride ancora, scuotendo leggermente la testa. «Fino alle nove del mattino mi occupo delle consegne. Quando ho visto il tuo indirizzo, ho deciso di portartelo io.»
Indico il pacchettino che tiene. «Quindi è per me?»
«Sì,» annuisce, tendendomelo. «L'hanno ordinato ieri notte, ma non ero di turno. Dovrai leggere il bigliettino per capire da chi viene. Mi ha fatto piacere vederti, ma devo scappare. In questi giorni organizziamo qualcosa, okay?»
«Volentieri. Buon lavoro!» rispondo mentre lo vedo allontanarsi.
Rientro in casa e mi siedo al tavolo, curiosa. Apro con delicatezza il pacchettino e scopro che dentro ci sono dei bignè al cioccolato. Il profumo dolce mi invade, e non posso resistere: ne mordo subito uno, lasciandomi avvolgere dal sapore intenso. Poi apro il bigliettino.
"Ti ho visto ridere, ti ho visto piangere, e non devi aver paura di fidarti di me. – J."
Il cuore mi si stringe mentre leggo quelle parole. Do un altro morso al bignè, cercando di nascondere il sorriso che sta nascendo sulle mie labbra. Josh è cambiato da quando c'è stato l'incidente. Mi chiede come sto, cosa penso, e sembra preoccuparsi di me in un modo che non riesco a capire. Questa sua attenzione mi confonde, mi spaventa.
Per distrarmi, decido di dedicarmi a qualche abito per la sfilata. È il mio rifugio, un modo per liberare la mente. Mentre disegno, mi chiedo: Che cos'è l'amore? Esiste davvero una definizione chiara di questo sentimento? È possibile vivere senza? Mi sembra che l'amore sia un ingrediente che spesso manca in questo mondo, ma al tempo stesso, è presente in ognuno di noi, nascosto da qualche parte.
Nel primo abito, uso un verde menta. Nel secondo, piccoli fiori di mandorlo, che simboleggiano la speranza e il ritorno della vita. È un fiore fragile, delicato, come mi sento io a volte. Il terzo abito è un'esplosione di colori estivi, con forme geometriche che si incrociano. Sorrido soddisfatta del lavoro e invio subito tutto a Dorotea, la mamma di Kate. Il disegno, per un attimo, mi ha fatto dimenticare tutto.
Quando sblocco il telefono, mi rendo conto che è passato tanto tempo e che mi sono persino dimenticata di mangiare. Scendo le scale per prepararmi qualcosa, ma prima che possa aprire il frigo, il campanello suona di nuovo. Apro la porta, sorpresa di vedere Josh dall'altra parte del cancello.
«Che ci fai qui?» chiedo, quasi infastidita.
«Buon pomeriggio anche a te,» risponde con un sorriso ironico, entrando in casa.
«Josh...» borbotto, dirigendomi verso la cucina.
«Mamma mi ha detto di passare per vedere se ti serviva qualcosa. Ti ho inviato due messaggi, ti ho fatto uno squillo, ma non hai risposto. Così sono passato, e ti ho portato un pezzo della torta al cioccolato che ti piace tanto.»
Sbuffo, cercando di sembrare indifferente. «E non hai pensato che se non ti ho risposto è perché non mi serviva nulla?»
«Non pensavo che la febbre rendesse così scontrosi...» risponde scherzando, ma la sua preoccupazione è evidente.
Mi siedo per mangiare qualcosa, ma un improvviso calo di zuccheri mi fa vacillare. Inciampo nella sedia, e Josh mi afferra per un braccio, stringendo proprio dove ho morso. Il dolore mi attraversa il viso come un lampo.
«Ti ho fatto male?» chiede, preoccupato.
Scuoto la testa, mentendo. «No, sto bene.»
Ma lui insiste, scrutandomi con quegli occhi che sembrano vedermi fin troppo bene. «Perché mi menti sempre?»
«Non ti sto mentendo,» ribatto, cercando di sembrare sicura.
Josh fa un passo indietro, mordendosi il labbro. «Ti prego, Allyson... devi smetterla.»
Il mio cuore si ferma. Lui sa. Ma come?
«Non faccio nulla,» rispondo fredda, distogliendo lo sguardo.
Josh rimane in silenzio, il suo volto triste e pieno di dolore. Anche il mio, dentro di me. Ma non riesco a fidarmi. Non riesco a parlare.
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IL GIOCO DEI COLORI
Novela Juvenil|In Riscrittura| Vi ricordate l'adolescenza? Quel periodo in cui le emozioni si trasformano in tempeste, i sogni diventano nebbie che avvolgono i pensieri, e gli amori sono come cristalli pronti a frantumarsi al minimo tocco. È un'epoca magica, inte...