Capitolo 4

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Allyson White

L'auto si ferma davanti al nostro garage, Josh spegne il motore e apro lo sportello, scendendo subito per far scendere la bambina, che si aggrappa a me con la fiducia cieca dei più piccoli.

"Dovresti ringraziarlo" mi sussurra una voce nella mia mente, che si mescola ai miei pensieri. Annuisco tra me e me, senza farne parola.

<<Vuoi entrare?>> chiede Ashley con la dolcezza di chi non conosce il peso delle parole, appoggiando le sue piccole mani sul sedile dove ero seduta e rivolgendo a Josh uno sguardo pieno di speranza. Lui, come se quel gesto avesse richiamato il suo sguardo, lo dirige subito verso di me, che come risposta riceve il mio silenzio.

<<Se tua sorella è d'accordo, volentieri.>>

<<Ally?>> mi chiama mia sorella, tamburellando le dita sul sedile come se volesse attirare la mia attenzione.

<<Conosci le regole, no? Non si invitano gli sconosciuti in casa.>>

<<Ma lui è Josh.>>

<<Appunto.>> Borbotto tra i denti, mentre lei ridacchia innocente.

Chiudo l'auto e ci avviamo verso l'ingresso della casa. Il vento freddo ci accoglie come un vecchio amico poco gradito. Accendo il riscaldamento appena entriamo, e loro due si sistemano sul divano, già a proprio agio. Josh aiuta mia sorella a togliersi il giubbotto e lo appende accanto alla porta con una naturalezza che mi disarma. Mi lego i capelli in una coda veloce ed entro in cucina per preparare una merenda al volo.

Il "venerdì pazzo" è una giornata speciale nella nostra famiglia, un giorno che torna una volta al mese come un vecchio rituale. I nostri genitori, di solito rigidi, diventano per un giorno complici delle nostre trasgressioni: niente regole sul cibo, niente coprifuoco, nessun limite ai cartoni. Da piccoli, lo adoravamo. Con l'arrivo di Ashley, tre anni fa, questo rituale è tornato a vivere.

Preparo dei contenitori pieni di patatine, cioccolato, caramelle, e piattini con panini farciti. Sistemo tutto sul tavolino di vetro in soggiorno, tra i divani e la televisione. Mi siedo tra Ashley e Josh, e lei, con una manciata di patatine in mano, si rilassa tra le mie braccia, mentre i cartoni animati riempiono la stanza di voci familiari.

<<Quindi possiamo riparlarci?>> chiede Josh con un tono che sembra cercare una conferma.

<<No.>>

<<Ma ti ho fatto sorridere, quindi è un sì per me.>>

<<Non siamo più bambini, non possiamo risolvere tutto così.>>

<<E perché no? Era tutto così semplice allora.>>

<<Perché siamo cresciuti.>>

Distolgo lo sguardo dalla sua insistenza e lo rivolgo alla televisione, ma sento i suoi occhi ancora su di me. <<Mi dispiace>> sussurra, quasi senza voce.

<<Non è vero.>>

<<Invece sì.>>

Appoggio la testa sui cuscini e mi mordo il labbro, cercando di tenere insieme i pezzi del mio cuore che si spezzano ogni volta che litighiamo. Con Josh è sempre stato così, un tira e molla costante tra sollievo e tormento.

<<Hai invaso i miei spazi.>>

<<Solo per capirti meglio.>>

<<Non è una scusa valida.>> Lo guardo finalmente negli occhi. <<Non lo è>> ripeto, sospirando. I suoi occhi marroni sono fissi nei miei, si tocca i capelli castani con un gesto nervoso, mordendosi il labbro.

IL GIOCO DEI COLORIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora