Josh Cooper
«Stiamo facendo tardi,» sussurra Allyson, un leggero rossore le colora le guance. Mia madre mi ha ricordato al telefono che la cena inizia alle diciannove e trenta, e per l'ansia che ho addosso, sarei già dovuto essere a casa.
«Posso chiederti un favore?» le dico, sperando che non mi prenda per pazzo.
«Dimmi.»
«Parteciperesti alla cena?» Mi esce come un colpo di tosse, quasi mi vergogno di averlo chiesto.
«Perché?» chiede lei, un po' sorpresa.
«Non mi piacciono le cene di famiglia... e questa sembra essere una di quelle importanti. Non riuscirei ad affrontarla da solo.» Sento il calore del disagio salire sulle guance. Non sono mai riuscito a gestirle, soprattutto da quando mia madre ha iniziato a invitare anche la famiglia della fidanzata di mio fratello.
«Vorrei aiutarti, ma indosso solo leggings e una felpa. Nel borsone ho giusto un paio di jeans.» Si guarda velocemente e fa spallucce.
«Sei preoccupata per l'abbigliamento?» chiedo, alzando un sopracciglio.
«Beh, se è una cena di famiglia, ci saranno tua nonna, le tue zie, i tuoi cugini... e tuo fratello. Non posso presentarmi così!»
«Potrei prestarti qualcosa di Rachelle. Ho un cassetto dedicato ai suoi vestiti.» Il mio secondo cassetto è praticamente una mini valigia di emergenza di Rachelle. Ogni volta che rimane da me, quando i suoi genitori sono fuori città, si porta una valanga di ricambi, che poi dimentica sempre di riprendersi.
Allyson mi guarda, curiosa. «Perché hai un cassetto con i suoi vestiti?»
«È una storia lunga e non ho tempo di spiegarla adesso, non in questa situazione di emergenza. Quindi, mi aiuterai?» La supplico con lo sguardo, sperando che il mio imbarazzo la convinca.
«Mi faranno tante domande?» chiede lei, il tono preoccupato.
«Vuoi davvero la risposta?» dico, cercando di farla sorridere. La mia famiglia è grande e chiassosa. Mio padre è un chirurgo d'emergenza, mentre mia madre è volontaria nei centri di supporto. Poi c'è Scott, il mio fratello maggiore, che ha appena finito il college ed è un maestro nel farmi perdere la pazienza. Ogni volta che ci riuniamo, tra nonni, zii, cugini e ora anche la famiglia di Ilary, la fidanzata di Scott, sembra di entrare in un circo.
«Okay,» sospira Allyson. «Prenderò in prestito qualcosa di Rachelle e informerò i miei genitori.»
«Grazie!» esulto, dandole un piccolo pizzicotto sulla guancia. La verità è che da quando Emily ha iniziato a partecipare a queste cene, ho cercato in tutti i modi di evitarle. Quando ho scoperto che usciva con qualcun altro, mi ha fatto sentire usato, e la cosa mi ha distrutto. Scott ora esce con sua sorella Ilary, e tutto questo mi sembra ancora più surreale.
Parcheggio davanti alla casa e la conduco verso la seconda porta d'ingresso. Allyson mi guarda confusa quando nota che il tavolo da pranzo è tre volte più grande di quanto si immaginava. Forse avrei dovuto avvisarla meglio.
«Sei sicuro che sia solo una cena di famiglia?» chiede, perplessa.
«Ho una famiglia numerosa,» sussurro, mentre lei indietreggia leggermente. «Entriamo in soggiorno?» le propongo con un sorriso di incoraggiamento. Lei sospira, annuisce, e insieme varchiamo la soglia.
Appena entriamo, sento tutti gli occhi su di noi. Mi fermo, immobile, quando incrocio lo sguardo di Emily, quelle sue pozzanghere verdi e il sorriso che conosco fin troppo bene. Ma il suo volto cambia immediatamente quando si accorge della presenza di Allyson al mio fianco.
«Amore della nonna! Vieni qui a darmi un bacio!» esclama mia nonna paterna, che sta per compiere ottantacinque anni, ma ha l'energia di una ragazzina. Mio nonno mi dà una pacca sulla spalla, e l'altra nonna aggiunge con enfasi: «Oh, quanto sei cresciuto! Sei sempre più bello!»
«Allyson?» mia madre spalanca gli occhi, sorpresa. «Che bello rivederti!» si unisce Scott, avvicinandosi per salutarla.
«Su, accomodatevi!» interviene mia zia, indicandoci due sedie libere.
«Saliamo un attimo in camera mia per prepararci,» dico rapidamente, prima che la situazione diventi più imbarazzante di quanto già non sia. Allyson mi guarda con aria supplicante, come a dirmi "portami via", e comincio a pensare che invitarla sia stata un'idea pessima.
«La cena è quasi pronta!» ci ricorda mia nonna materna, facendoci l'occhiolino.
«Vieni,» le sussurro, prendendola per mano e conducendola lungo il corridoio. Lei sospira profondamente, mordendosi il labbro.
Quando entriamo nella mia stanza, Allyson si guarda attorno e mi sorride, anche se c'è una tensione palpabile tra di noi.
«Mi dispiace,» dico piano.
«Per cosa?» sussurra, con gentilezza.
«Per tutto questo. Se vuoi andar via, posso accompagnarti. Troverò un modo per cavarmela.»
«No, tranquillo. È solo che vedere tutte quelle persone insieme mi ha messo un po' in panico. Ma alla fine gli conosco quasi tutti. Non ricordavo solo, che fossero così tanti!» sorride. «Con un rapido ripasso dei nomi, me la caverò.»
«Grazie, mostriciattolo.»
«Mi devi un favore.»
«Anche due.»
«Posso farmi una doccia veloce?»
«Certo. Nel cassetto trovi qualcosa di Rachelle, e nell'armadio puoi scegliere una mia felpa. Nel bagno c'è un asciugamano pulito.»
«Penso che userò i miei jeans e ti ruberò una felpa. La roba di Rachelle è un po' troppo "fashion" per me.» Ridacchia, tirando fuori alcuni capi decisamente appariscenti dal cassetto.
«Va bene. Quando esci dalla doccia, scegli pure quello che preferisci dal mio armadio.»
«Posso farlo adesso?» chiede, alzando un sopracciglio malizioso.
«Non vorrai mica regalarmi uno spettacolo prima di cena?» le rispondo, divertito.
«Josh!» esclama, tirandomi un cuscino e diventando tutta rossa.
«Sto solo scherzando!» scoppio a ridere.
«Almeno ti sei fatto tornare il sorriso.»
«Con te mi torna sempre.»
Mi sorride un'ultima volta, poi sparisce nel bagno. La mia mente vaga pericolosamente, immaginando cosa succederebbe se aprissi quella porta... Forse sto finalmente capendo che Allyson mi piace davvero.
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IL GIOCO DEI COLORI
Teen Fiction|In Riscrittura| Vi ricordate l'adolescenza? Quel periodo in cui le emozioni si trasformano in tempeste, i sogni diventano nebbie che avvolgono i pensieri, e gli amori sono come cristalli pronti a frantumarsi al minimo tocco. È un'epoca magica, inte...